venerdì 29 agosto 2008

DA DENVER ALL'ADRIATICO


Siamo sulla stessa barca. Più di 40 anni fa un grande Presidente americano diceva che tutti gli abitanti del pianeta respirano la stessa aria, sono sotto lo stesso cielo, hanno le stesse esigenze e hanno tutti la volontà di vedere crescere serenamente i propri figli, e quindi la Terza Guerra Mondiale tra USA e URSS non si doveva fare.

Oggi la televisione avvicina città lontanissime ed accomuna miliardi di persone. Per quanto la politica americana sia sempre più “hollywoodiana” di quella del vecchio continente, è innegabile che tanti, tantissimi argomenti toccati dagli interventi della convention democratica si possono benissimo trasportare in Italia.

La paura per la crisi dei mutui, la difficoltà a garantire servizi sociali che funzionino, il rischio di non avere un sistema educativo inclusivo e, non ultimo, la politica estera unilaterale e guerrafondaia di Bush sono solo alcuni esempi. I volti che la tv ci ha fatto vedere da Denver sembravano tanto le facce che ho visto nei congressi nazionali, nelle feste dell’Unità prima e del PD dopo... in pratica siamo noi. Siamo tutti sulla stessa barca (una buona metà di chi può esprimersi col voto) a credere in un cambiamento che restituisca a questo pianeta qualche speranza in più di dare a tutti, e non solo ad alcuni, una vita migliore.

Barack Obama non ha solamente vinto le primarie, ha restituito a tantissimi democratici americani una prospettiva, un sogno in cui credere. Oggi tanti nel mondo, anche da noi, lo guardano come un punto di riferimento e credono davvero che possa rappresentare un cambiamento. Cerchiamo fuori ciò che non troviamo in casa nostra. Crediamo che questo sia ciò che dobbiamo ritrovare in Italia.
La politica non vive solo di programmi, vive anche di grandi obiettivi, di sogni.

Qual è il nostro sogno?

I nostri elettori, la gente che fa attività a livello locale credo che lo sappia, ma serve un Obama anche a noi. Serve qualcuno che salga su un palco, ogni sera, e ci dica che anche l’Italia può cambiare e che il PD sa come cambiarla. Del resto il Partito Democratico è l’unica speranza rimasta per chi non vuole un paese sempre più iniquo. Non è pensabile affidarsi a Di Pietro, che cavalca ogni onda che gli regala popolarità senza avere nessun progetto (al di là del tema della giustizia) né tantomeno alla “sinistra alternativa”, che nonostante il risultato elettorale imponesse una rinascita, si è frammentata in rivoli e correnti, scegliendo la strada peggiore tra le tante possibili.

Stasera, come in tutte queste serate, ci saranno tanti cavriaghesi che andranno a fare servizio al ristorante Adriatico di Festa Reggio, a lavorare per il Partito. Abbiamo bisogno di sentire qualcuno che dica (non a noi, ma all’Italia tutta) perché lo facciamo. I democratici italiani, così come il socialdemocratici d'Europa o i democratici americani, un sogno ce l'hanno ed è ora che lo tirino fuori.

martedì 26 agosto 2008

COMBATTEREMO IL PENSIERO UNICO


Pubblichiamo un articolo comparso la scorsa settimana su Repubblica a firma di Walter Veltroni che riteniamo un ottimo spunto di riflessione sulle sfide che si deve porre l'opposizione.

L'Italia sta cancellando la memoria ma combatteremo il pensiero unico
di WALTER VELTRONI

CARO direttore, quattro ragazzi piemontesi, come ha raccontato nel suo bell'articolo Fabrizio Ravelli, girano l'Italia a raccogliere, sulla strada, le testimonianze e i ricordi dei vecchi del nostro paese, per farne una banca della memoria consultabile su Internet. A Pieve Santo Stefano si raccolgono, in quello che credo sia il più importante archivio di storia nazionale, i diari scritti da italiani qualunque. I ricordi, le storie, i drammi, i sogni di persone che non hanno altro titolo per raccontare di loro se non quello di aver vissuto, di aver attraversato ore, giorni, mesi, anni della vita. Vita spesso condizionata dalla grande storia: quella che fa le guerre, le battaglie, le malattie, le ingiustizie. Il grumo di vita vera che le vicende umane di Pieve Santo Stefano e di www.bancadellamemoria. it raccontano ci ricordano che tutto non può essere riassunto in grafici colorati e in parole sagge.

La storia grande, quella sistemata ordinatamente nei libri, ha significato un padre scomparso in Russia, una sorella devastata dal tifo, un figlio trasformato in una sagoma dipinta con il gesso sulla strada. La memoria. Ciò che ci fa, storicamente e soggettivamente, quello che siamo. La memoria, ciò che stiamo perdendo. E chi la conserva, la tutela, la diffonde fa qualcosa di paragonabile allo sforzo degli scienziati che, studiando il Dna, immaginano di farci vivere a lungo, magari in ottime condizioni. Nel film di Ridley Scott "Blade Runner", una profezia di futuro cupo, l'uomo è riuscito, come in effetti è vicino a fare, a riprodurre se stesso. Così, nel film, esistono uomini che sono "replicanti", perfetti in ogni dettaglio. Salvo uno: non conoscono le emozioni, non le conoscono perché non hanno la memoria. E se, in fondo, fosse questa la vera epidemia moderna? Non una delle mille paure che hanno attirato la nostra fuggevole attenzione per un attimo: Ebola, la Sars...

La vera epidemia del nostro tempo è la perdita della memoria. Uno dei più bei romanzi degli ultimi anni è, per me, l'opera prima di un ragazzo americano di ventisei anni (la stessa età del Premio Strega Paolo Giordano, ricordarsi di avere fiducia nei giovani). Si chiama Stefan Merrill Block ed ha scritto una meravigliosa storia, anzi due in una, che si intitola in Italia: "Io non ricordo". E' un affresco a due voci sulla diffusione di una variante precoce dell'Alzheimer. E' la descrizione di quello che questa malattia produce: la progressiva, inarrestabile, perdita di sé. Come da bambini a poco a poco si impara e si assume consapevolezza di sé e del mondo, così l'Alzheimer progressivamente cancella ogni cognizione, ogni ricordo, persino la consapevolezza della propria identità. Da sindaco ho cercato, con il mio assessore agli Affari Sociali, di costituire centri in ogni Municipio di Roma per assistere i malati e dare sollievo alle loro famiglie. Parlando con i figli ci si sente raccontare, inevitabilmente, il momento in cui il proprio padre li ha guardati, semplicemente guardati, senza capire chi fossero. Nel libro di Merrill Block uno dei malati sottopone a chi lo va a trovare a casa un foglio prestampato in cui dice: "La prego di perdonare i miei strani commenti e di non offendersi se dimentico completamente chi è lei". Tra le domande del questionario ci sono, anche, "rapporto con me" e " le devo dei soldi? Se sì, per favore descriva quanti e per cosa". La vita si cancella, si fa un buio totale. La vita non ha passato e non ha futuro. E' un puro presente, un quotidiano leggero e inutile. Perché deprivato di quel senso che è la somma del tempo vissuto e delle attese, biologicamente ogni volta inedite, del tempo che verrà per sé e per il prodotto del proprio sangue. Ma il valore di "Io non ricordo" sta anche nel dirci che la rimozione della memoria non è solo una malattia o una tragedia individuale, ma un fatto storico e sociale. E noi stessi, osservando il paesaggio della nostra società, abbiamo la sensazione che lo "spirito del tempo" dominante tenda a cancellare il passato, la storia collettiva, le tragedie e le rinascite tutto agglutinando in una informe massa nera, giudicata inutile perché passata e dunque non utilizzabile in modo speculativo.

Lo "spirito del tempo" si alimenta di una frenetica bulimia di presente, rifiuta la coscienza e i valori che vengono dalla storia, perché inutili. Ma rifiuta anche la passione per un futuro da fare insieme, perché sogni buoni solo per gli idealisti. Così la nostra società vive terremoti devastanti che durano meno di un'edizione straordinaria, non trasmette valori che ha rimosso, non restituisce quella combattiva voglia di futuro, quella energia che è il solo antidoto allo sfarinamento morale e sociale di una comunità. Hanno, in questo senso, ragione Nanni Moretti ed Eugenio Scalfari quando parlano della perdita dello spirito pubblico di una nazione che si trova, spesso, a vedere cancellati i confini di sé: il valore della legalità, della verità, della coerenza, del primato dell'interesse pubblico su quello privato. Ieri non esiste e domani non dipende da te. Non sei un cittadino, ma uno spettatore. Non sei un cittadino, ma un consumatore della società. Con queste certezze il nostro tempo finisce col farsi vuoto di senso. E con il lasciare spazio a paure parossistiche, quasi ancestrali. E ad egoismi eccessivi, quasi infantili. Lo dico pensando al mio ruolo. Credo che a noi, a me, spetti in primo luogo il coraggio di essere sé stessi quando questo appare più difficile. Sento semmai il bisogno di rendere sempre più chiaro, per il bene della nostra nazione, l'alternatività di valori e progetti sociali che rendono differenti gli schieramenti e le culture politiche. Tanto più ora. Omologarsi come Zelig, piegarsi al nuovo pensiero unico è facile e vantaggioso ma è un atto di rinuncia, una manifestazione di sfiducia nelle proprie ragioni e, talvolta, persino nella propria storia. Cambiare sé stessi, senza rinunciare a testimoniare la grandezza di un percorso umano e senza rinunciare a immaginare e costruire, attraverso proposte realistiche, un presente e un futuro migliore. A cosa servirebbe altrimenti la politica? Italo Calvino diceva di una certa idea pacchiana della modernità che essa è "come un cimitero di macchine arrugginite".

E' proprio quello che penso sia, oggi, l'idea di società di chi rimuove il passato e spegne il futuro. La società italiana, anche in ragione della sua drammatica crisi sociale e civile, si accorgerà presto che non si può vivere e crescere senza una visione e un'idea forte. Ricordo ancora le parole di Merrill Block che raccontando, dentro il dramma dell'Alzheimer, una storia fantastica, quella di un luogo chiamato Isidora, un luogo in cui la vita vale la pena di essere vissuta, dice: "E tuttavia, la verità è che in qualsiasi caso, che tu cerchi Isidora oppure no, l'idea di Isidora è incrollabile. Si dice spesso che perfino il cinico, posando la sua vecchia testa carica di realismo sul guanciale, non possa fare a meno di vedere Isidora nei suoi sogni, non possa fare a meno di sognare Isidora al di là di ogni buon senso".

mercoledì 20 agosto 2008

FESTAREGGIO 2008, NOI CI SIAMO
















Domani inaugura Festareggio 2008, prima festa del Partito Democratico e questo blog ritorna a ritmi normali, dopo il periodo delle ferie. Oggi pomeriggio nel cantiere della Festa al Campovolo, che ormai è quasi completa, c’era un clima di fermento. In centinaia si affaccendavano nel dare gli ultimi ritocchi ai ristoranti, sistemare fioriere, lavare pentole, mettere giù tavoli e sedie.

Nel vedere tutto questo lavoro, fatto per lo più da chi l’ha sempre fatto, viene da ridere a pensare ai dibattiti e alle polemiche che molti dirigenti nazionali del nostro partito inscenano.

In questi mesi abbiamo visto il partito pro-feste dell’Unità contro quello delle feste del PD, il partito del congresso contro che quello che non vuole il congresso, il partito a cui piace la Guzzanti contro quello che non ama la Guzzanti… si potrebbe continuare per giorni a elencare gli argomenti su cui molti dirigenti del PD amano dividersi. E la cosa buffa, quasi straordinaria, è che queste divisioni sono quasi sempre generate da gente che due anni fa militava nello stesso partito. Facendo volontariato alla Festa di Cavriago, come al montaggio a Reggio, si ha l’occasione di parlare con tanti della nostra base. Queste divisioni inutili scontentano tutti, perché dividersi in tante parti, quando al Governo c’è Berlusconi e c’è un grande Partito ancora da realizzare in mezzo alla gente, sembra ridicolo.

Per fortuna il Partito ha la capacità di andare avanti al di là di queste cose e di trovare linfa vitale nel mondo reale e non sui giornali. FestaReggio, così come le tante feste realizzate durante l’estate e le tante iniziative messe in piedi (oltre ai dati di tesseramento ed al risultato elettorale), sono l’esempio che nonostante le brutte pratiche di certi dirigenti si può fare una bella politica. Si vuole fare un congresso? Bene, sia l’occasione per mettere fuori dalla porta chi sa solo dividersi e pensare alla propria visibilità. Se questo non si farà potrebbe risentirne anche il Partito reale. Tanta gente ce lo dice..

Venite tutti a FestaReggio, il nostro Circolo sarà al ristorante ADRIATICO!






lunedì 4 agosto 2008

GIORNI DI FESTA








Ancora grazie a tutti!