mercoledì 25 luglio 2012

DAVIDE FARELLA E’ UN BUGIARDO? ANCORA FANGO SUL COMUNE. BASTA!!


Come membri del consiglio di maggioranza del Comune di Cavriago in questi tre anni di legislatura abbiamo assistito ad un progressivo innalzamento del livello dello scontro politico e delle dichiarazioni da parte dei consiglieri della lista civica “Cavriago Comune”. Le continue calunnie e le ripetute falsità che Davide Farella e Luca Ficarelli hanno più volte pubblicamente sostenuto ci hanno fatto capire che l’obiettivo che queste persone perseguono è unicamente distruttivo: screditare il nostro operato mettendo in dubbio la nostra rispettabilità e la nostra onestà di persone e di cittadini prima ancora che di amministratori.

Li abbiamo smentiti quando sostenevano che il consigliere Mirko Tutino percepiva una doppia indennità. Abbiamo letto articoli di giornale che sostenevano che l’azienda speciale era illegale. Abbiamo assistito alla presentazione di un esposto anonimo alla Corte dei Conti contro quella stessa Azienda Speciale che ha consentito di stabilizzare i precari e di fare investimenti. Tutte le loro accuse sono finite sempre in nulla. Quasi settimanalmente leggiamo note che allarmano i cittadini. Solo chiacchiere e tanti articoli di giornale. Abbiamo dimostrato, giorno dopo giorno, di operare in modo corretto e pulito, di muoverci nell’interesse della comunità, per il raggiungimento di un traguardo collettivo. Abbiamo visto nascere un Centro culturale d’eccellenza, il Multiplo, di cui si parla a livello nazionale. Abbiamo mantenuto tutti i servizi e ad un’alta qualità, in un contesto di tagli agli enti locali, mentre gli altri comuni esternalizzavano o riducevano i servizi. Sta nascendo una nuova scuola dell’infanzia. Investiamo ogni anno in cultura, istruzione, servizi per gli anziani e per i disabili, per lo sport e per i giovani. Possiamo sbagliarci o fare meglio, come tutti, ma siamo convinti di operare per il progresso e lo sviluppo della nostra comunità e di farlo in modo onesto. Nell’ultimo Consiglio comunale  Davide Farella ha sostenuto che il Comune ha intenzione di acquistare l’area della sede dell’ex Coop Muratori per chiudere un “gioco a tre” con l’Immobiliare “La verde dimora” attuale proprietario e collegata ad Unipol, e la Coop Muratori. Un’operazione , secondo le farneticanti ed offensive affermazioni di Farella, iniziata nel 2009. Secondo il consigliere Farella il Comune di Cavriago utilizza denaro pubblico per fare gli interessi del movimento cooperativo.

Abbiamo deciso di dire basta! Stiamo valutando se querelare il consigliere Farella, come già preannunciato nelle scorse settimane. Lo faremo personalmente, non attraverso il Comune. Ognuno di noi pagherà di tasca propria. Siamo indignati! Siamo persone che svolgono il proprio ruolo con onestà, senso del dovere e responsabilità. Siamo sicuri che ogni persona onesta, al posto nostro, farebbe la stessa cosa. Per difendere la propria rispettabilità. Com’è possibile, in un paese democratico, che una persona si permetta di lanciare accuse tanto infamanti senza mai assumersi l’onere della prova? Senza assumersene la responsabilità? Non possiamo più tollerare questo modo di fare politica che disgrega la collettività, umilia le istituzioni e offende noi come individui. Il consigliere Farella non pensi, com’è solito fare, ad indossare i panni della vittima, pensi piuttosto ad assumersi la responsabilità di quello che dice, porti le prove e dimostri le sue infamanti accuse. Oppure si scusi pubblicamente, altrimenti vorrà dire che è un bugiardo! E’ stato valicato il limite della decenza. Ci difenderemo e difenderemo le istituzioni che i cittadini cavriaghesi ci hanno dato l’onore di rappresentare.

BARANI ROBERTO   consigliere
BARDI MAURA consigliere
BEDOGNI FRANCESCA  assessore
BERCIOTTI GIANLUCA  assessore
BERTANI ROBERTO  assessore
BORRELLI SONIA    assessore
BURANI IVAN consigliere
BURANI PAOLO    vicesindaco
DELMONTE VINCENZO sindaco
FABBRIS LUCA  consigliere
POLI SARA  consigliere
TERENZIANI CINZIA consigliere
TESTA ENRICA  consigliere
TUTINO MIRKO consigliere

lunedì 7 maggio 2012

Pignedoli e Soliani: "Il PD non ha mai votato contro il taglio delle pensioni d'oro"

La voce che sta girando in queste ore che accusa i Senatori del Partito Democratico di avere votato contro il taglio delle "pensioni d'oro" è una notizia falsa e fuorviante e per questo senatiamo l’esigenza di fare chiarezza. Le così dette “pensioni d’oro”, stimate in un numero inferiore a 10 in tutto il Paese e appartenenti a manager pubblici di grande rilievo come il responsabile dei Servizi Segreti Italiani, colui il quale è responsabile della sicurezza dello Stato, sono state tagliate dal Governo Monti (anche con il nostro appoggio) diversi mesi fa imponendo un contributo di solidarietà. L’emendamento in discussione la settimana scorsa non andava a modificare tale decisione e, come spiegato dalla relazione tecnica redatta dal Ministero dell’Economia ad esso riferita, non produceva effetti negativi per i saldi di finanza pubblica. Questo significa che quel comma non determinava una maggiore spesa per le casse dello Stato, e ciò dimostra che quanto affermato da troppi è falso. Non abbiamo mai votato contro la riduzione delle pensioni d’oro e il Partito Democratico non ha in nessun modo cambiato idea a tal proposito. Questo e' l'ennesimo caso di disinformazione non so se dolosa o frutto di incompetenza.


Per spiegare l’accaduto occorre chiarire che: 1. nel dicembre 2011 scorso il decreto-legge “Salva-Italia” ha stabilito un taglio alle retribuzioni degli alti dirigenti pubblici superiori ai 300.000 euro annui; 2. quella disposizione ha determinato una situazione nella quale numerosi alti dirigenti pubblici che hanno già maturato i requisiti per il pensionamento sono fortemente incentivati a scegliere di andare in pensione subito, invece di continuare a lavorare (così come invece ha chiesto loro il Governo) per evitare che il nuovo stipendio, oggi decurtato, determini una riduzione corrispondente del trattamento pensionistico a cui altrimenti avrebbero già diritto. Per evitare questo, il Governo si è impegnato a fare in modo che, rimanendo in servizio, essi non subiscano quel pregiudizio. 3. In un decreto-legge adottato ultimamente, il Governo ha quindi inserito una disposizione che stabilisce che il taglio operato con il decreto “Salva-Italia” non possa incidere sul trattamento pensionistico già maturato da quei dirigenti alla fine del 2011 nel vecchio regime, bensì incida soltanto sul trattamento che maturerà a loro favore dal 1° gennaio in poi, decidendo essi di restare in servizio. Va sottolineato che tale disposizione corrisponde a un orientamento giurisprudenziale costante della Cassazione e della Corte costituzionale, secondo il qualee il trattamento pensionistico per il quale una persona ha già maturato i requisiti, ma che non viene attivato poiché essa decide di continuare a lavorare, costituisce un diritto acquisito che non può essere inciso da nuove disposizioni. La disposizione inserita dal Governo nel decreto-legge mirava dunque anche a evitare una pioggia di loro ricorsi dei dirigenti interessati, ricorsi che a breve arriveranno (grazie a Lega, PDL e IDV) e che avranno ottime possibilità di successo, successo che, concretamente, si tramuterà in esborsi da parte dello Stato non indifferenti, che peseranno sulel tasche dei cittadini. Questo il Partito Democratico e il Governo lo volevano evitare.



Così stando le cose, ci è parso ragionevole l’accordo tra i partiti della maggioranza nel senso di respingere l’emendamento soppressivo presentato dalla Lega. E quando in Senato mercoledì scorso si è delineata la defezione quasi in blocco del Gruppo del PdL (con la significativa eccezione dei suoi esponenti di vertice), abbiamo approvato la scelta del PD di mantenere invece l’impegno preso, nonostante questo rischiasse di esporci alla disapprovazione dell’opinione pubblica meno informata. Aggiungiamo soltanto che, se non avessimo approvato questa scelta del PD, non avremmo esitato a dirlo chiaro e tondo in questa sede e in ogni altra.

mercoledì 25 aprile 2012

Due parole, un pensiero. 25 aprile 2012

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione”. Sono celebri parole che Piero Calamandrei rivolgeva agli studenti milanesi nel 1955. Sono molti i modi per celebrare la Liberazione dal nazifascismo e per fornire alle persone strumenti ed elementi per riflettere sulla tragedia che si è abbattuta sul nostro Paese e che ancora oggi affiora, indelebile, nella memoria di tanti testimoni, qui con noi oggi in questa giornata di ricorrenza nazionale. Possiamo pensare che la tragedia del nazifascismo come la tragedia di tutti i totalitarismi deriva da un crollo collettivo di senso di responsabilità. Questo dovrebbe indurre ogni persona a vigilare affinché questa sorta di coscienza sociale, oggi sempre messa più a dura prova da esempi ed interessi contraddittori e irresponsabili, non sparisca nuovamente. Gli ultimi episodi, i pentoloni scoperchiati dalla magistratura su pratiche illecite all'interno dei partiti, hanno gettato benzina sul fuoco dell'antipolitica creando uno scollamento impressionante tra il mondo politico e la società civile. Proprio in un momento in cui l’economia va a rotoli, proprio in un momento in cui si chiedono immensi sacrifici ai lavoratori, ai pensionati, agli onesti imprenditori, si assiste ad una rigidità di pensiero e di reazione, da parte del mondo politico, a dir poco sconcertante. Per non parlare dei fondi destinati alla politica. Giusti a mio parere i fondi pubblici, ma esorbitanti in un momento in cui a tutti si chiede di fare dei sacrifici e ridimensionare le proprie spese. C’è veramente una brutta aria in giro e nessun partito può considerarsi al riparo in questo momento. Se non contrastiamo l’antipolitica con azioni forti, prese di posizioni decise e soprattutto serietà, quest'ondata spazzerà via tutti, Partito Democratico compreso. Il Partito Democratico, nello spirito fondativo, voleva essere un partito moderno, nuovo, al passo con i tempi. Bene, questo è il momento di dimostrare che c’è. Non si può indulgere nell'antipolitica. L’Italia non ha bisogno di una deriva demagogica. C'è bisogno di partiti amici della gente e della cultura, dinamici, moderni che offrano idee nuove a questo Paese e che si chiedano quale sarà l'Italia del 2013 e degli anni a venire, ma, soprattutto, che la mettano in cantiere. C'è bisogno di una stagione in cui i partiti si rifondano profondamente e culturalmente. C’è bisogno di aria nuova.

martedì 7 febbraio 2012

IL PD CHE VORREI

Sempre più spesso leggo sui giornali e sento dire, anche da persone del mio schieramento politico, che le differenze ideologiche tra sinistra e destra non esistono e non devono più esistere ciò che cambia è l’idea di governo, ma siamo rincretiniti!!!!

È vero che la sinistra ha subito un colpo durissimo con la caduta del Muro di Berlino e il crollo dei paesi sovietici. È crollata tutta l’impalcatura ideologica che per mezzo secolo si era opposta e aveva frenato l’avanzata del capitalismo, e i partiti di sinistra si sono ritrovati senza bussola e hanno iniziato a vagare senza una direzione precisa in testa, arrendendosi all’idea che la società di mercato fosse la migliore tipologia di società ideata dall’uomo. Bè è ora di svegliarsi perché non è così, la società di mercato è il peggior modello sociale ideato dall’uomo, e dobbiamo ritrovare la bussola, la stella polare che ci indichi la strada prima che sia troppo tardi. Per farlo dobbiamo tornare a discutere di teoria politica prima di qualsiasi altra cosa, ideare grazie al contributo e alle conoscenze di tutti un nuovo modello di società. Per iniziare è essenziale porsi una domanda: È la società in cui viviamo quella che vogliamo?
La società che vogliamo è una società in cui io vedo l’altro come un’oggetto utile per soddisfare i miei interessi? Una società in cui la ricchezza, il possesso di denaro è l’unica cosa che conta per determinare il mio successo sociale? O vogliamo qualcosa di diverso?

Io, e parlo per me, ognuno è libero di dare la risposta che crede, voglio qualcosa di diverso. Ma cosa?
La risposta la si può ritrovare nei valori fondanti la nostra costituzione, la libertà l’uguaglianza la solidarietà e l’individuo.

La libertà non va intesa come libertà di fare ciò che voglio dove e quando voglio, ma essere libero fra gli altri, nel rispetto degli altri e della loro dignità in quanto uomini, e anche di più, essere libero negli altri. Io sono/sarò veramente libero solo quando anche chi mi sta intorno è libero, quando tutti gli uomini di questa terra potranno godere dei diritti di libertà di cui io godo.

Uguaglianza, questo è un tema cruciale della nostra epoca, e quando parlo di uguaglianza mi riferisco solo alle tipologie di uguaglianza elencate in costituzione(di genere religiosa politica ecc) ma anche all’uguaglianza delle varie etnie umane, e in base a questo principio sacrosanto di umanità bisogna sempre accogliere e rispettare l’altro, accudirlo, crescerlo educarlo se è maleducato istruirlo se è ignorante. Solo così si potrà costruire una democrazia efficiente, dove ci siano discussioni mature tra le forze politiche e non attacchi e insulti e dove la maggioranza di governo ascolti la minoranza e non governi in modo dittatoriale imponendo il suo volere, perché chi governa, governa per tutti.

Solidarietà in tutti i campi dell’attività umana, cosa significa essere umani se non aiutare il prossimo(ad avere le mie stesse possibilità)? Cos’è l’umanità se non l’aiuto di chi sta peggio, di chi soffre? Non siamo su questa terra per soddisfare i nostri personalissimi interessi siamo su questa terra per fare qualcosa di più grande, contribuire al progresso dell’umanità, nel rispetto dell’ambiente e degli altri esseri viventi, perché se no contribuiremmo solo alla nostra fine(questo i nostri padri non l’avevano capito sta a noi agire perché ciò sia fatto). Vorrei ora citare l’articolo 41 della costituzione: ” L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”, questo è uno di quei principi che dovremmo porre al centro dell’attività politica, chiunque abbia un’idea d’impresa può porla in essere, non tanto per ricercare il massimo profitto per se(anche questo in una certa misura) ma ricercando il massimo profitto per la collettività tutta(per contribuire al progresso umano), sapendo che quest’idea può portare a un miglioramento delle condizioni di vita della comunità in cui vive, e conseguentemente anche delle sue condizioni di vita. Dev’ essere questa la ragione che spinge un uomo ad aprire un’impresa, ed è per questo che bisogna combattere con ogni mezzo la delocalizzazione perché è un danno per la comunità a favore di un solo individuo.

L’ultimo per l’appunto è l’individuo, la persona unica e irripetibile, ognuno con la sua intelligenza e le sue potenzialità che vanno riconosciute e coltivate indipendentemente dalla condizione sociale di partenza, ed è per questo che bisogna difendere a spada tratta il servizio scolastico pubblico. l’individuo che nasce con una serie di diritti inalienabili, come specificato nella dichiarazione universale de diritti dell’uomo, che vanno garantiti e tutelati. Individuo non come solo fra altri individui ma individuo membro di qualcosa di più grande che è la comunità umana, che deve avere, come già detto, la possibilità di realizzarsi secondo le sue aspirazioni e le sue capacità ma deve farlo tra gli altri o ancora meglio, con gli altri.

Con queste poche righe spero di aver suscitato riflessioni e stimolato la voglia di discutere tutti insieme di un nuovo tipo di società, perché, secondo me, è questo che il PD deve fare prima di qualsiasi altra cosa, prima di qualsiasi discussione dobbiamo capire veramente che siamo, cosa vogliamo e dove dobbiamo arrivare, e dobbiamo metterci in testa che un altro tipo di società è possibile.
Riccardo Rinaldi

Reggio Emilia contro l'arroganza dei boss

Enrico Bini, presidente Camera di Commercio di Reggio Emilia
Reggio Emilia è una città tranquilla. Almeno a prima vista molti pensano che lo sia. E' una delle realtà più produttive dell'Emilia Romagna, ma anche quella che sta pagando a caro prezzo la crisi economica. E' una città aperta, attiva e produttiva. La gente si interessa del bene comune e partecipa alla vita civile della comunità. Reggio Emilia, però non è un'isola felice. Probabilmente non lo è mai stata. Come tutte le realtà emiliano-romagnole sta conoscendo l'avanzata del crimine organizzato. I boss da anni hanno piantato solide radici in tutta la provincia, facendo affari.

Un momento di riflessione lo offre l'associazione Libera, attiva a Reggio Emilia dal 2008. Sabato, una cena con i cittadini con un momento di riflessione comune sul problema mafie, organizzato con il Pd locale al circolo Sandro Pertini. L'ospite più atteso della serata è Enrico Bini, il presidente della Camera di Commercio reggiana. Bini è una persona normalissima, un imprenditore che ha lavorato lunghi anni nel mondo dell'autotrasporto. Camionista, presidente di una delle principali aziende di trasporto locali, fino alla nomina di presidente dell'ente camerale. E' una persona schietta che va dritto al punto. «Da camionista e da commerciale per un'azienda di trasporti ho conosciuto il fenomeno mafioso in Emilia Romagna». Il suo ragionamento è lineare, e segue di poche ore quanto dichiarato all'inaugurazione dell'anno giudiziario dal Procuratore generale Emilio Leodonne. I boss fanno affari in regione, sono diventati imprenditori e sono capaci di muoversi nel silenzio, senza destare sospetti.

L'incontro segue di alcuni giorni un servizio sulle mafie a Reggio Emilia, realizzato dal giornalista Vito Foderà per la trasmissione Piazza Pulita su La7. Foderà ha raccolto le “opinioni” di alcuni autotrasportatori durante i blocchi delle autostrade della scorsa settimana. Una testimonianza molto importante, che ha lasciato di stucco numerosi reggiani. I camionisti, molti di origine calabrese, hanno sparato alzo zero. Contro Bini, senza però citarlo direttamente, contro le cooperative reggiane, e contro i politici. Con molta arroganza hanno chiamato in causa cinque politici, eletti grazie al loro voto. Sottinteso il voto della 'ndrangheta. L'autotrasporto e l'edilizia sono due dei settori dove maggiore è stata l'infiltrazione delle 'ndrine
calabresi, per lo più originarie di Cutro e di Isola Capo Rizzuto. I Grande Aracri, i Nocoscia, gli Arena, i Muto, e numerose altre cosche hanno allungato le mani sull'economia legale reggiana.
Soffocandola.

«Il problema è stato ignorato nel tempo – commenta amaro Enrico Bini – non si è capito come una persona che è arrivata qui con cinque camion, oggi ne ha 250 e va ai picchetti con l'auto blindata». «Sono state le gare al massimo ribasso – aggiunge – a favorire l'ingresso delle mafie in regione». I boss hanno vinto gare d'appalto con offerte del 30, 40 o 50% inferiori rispetto a quelle delle aziende locali. Hanno soldi in abbondanza e vogliono “ripulirli”. Utilizzano manodopera sottopagata, o in
nero. Stabiliscono chi e come deve lavorare. Non accettano interferenze o defezioni. Così facendo hanno avvelenato il libero mercato, distorcendo la concorrenza. «Servono garanzie per tutelare le realtà locali – commenta Bini – solo così si può bloccare l'ingresso delle imprese mafiose, e la morte di quelle locali».

Nella provincia reggiana nel 2010 è stato registrato il 14% delle operazioni finanziare sospette di tutta la regione, mentre non si trova un solo bene confiscato ai boss. I soldi ci sono, le mafie pure, ma le indagini sono lente e difficoltose. A Reggio Emilia negli ultimi anni qualcosa, tuttavia, è cambiato, si è mosso. La Camera di commercio è stata in prima fila. Denunce e protocolli di legalità. Come quello siglato con gli enti camerali di Modena, Crotone e Caltanissetta, che ha fatto
da apripista ad una stretta collaborazione con magistratura e forze dell'ordine. La Prefettura, inoltre, ha operato con decisione. La prefetto De Miro ha firmato numerose interdittive, ritirando il certificato antimafia a aziende anche importanti. Le istituzioni locali hanno siglato protocolli antimafia con la Prefettura per vigilare attentamente le gare di appalto, e le ditte sub-appaltatrici.

«Oggi – aggiunge Enrico Bini – si assiste ad una risposta positiva in tutta la provincia, dalle istituzioni agli enti locali, dalla Prefettura alle associazioni. La risposta di Reggio Emilia è stata diversa rispetto a quella delle altre province dell'Emilia Romagna. Tuttavia, nonostante le risposte date, questi signori continuano a fare il loro “lavoro”». Mostrandosi arroganti, denunciando, come nel servizio di Piazza pulita, che la vera mafia è a Reggio Emilia. «Questi signori – si legge in una
nota stampa di Libera Reggio Emilia - sostengono che la mafia è a Reggio Emilia e sono mafiose le persone che li accusano, con chiari riferimenti al Presidente della Camera di Commercio Enrico Bini, che viene anche incolpato di essere razzista. Ribadiamo ancora una volta con forza – aggiunge Libera - che il Presidente Bini ha tutto il nostro appoggio e che nessuno qui è razzista. Non volere la 'ndrangheta non vuol dire non volere i calabresi. Noi almeno consideriamo le due cose ben distinte,
mentre ci pare che siano le stesse persone che lanciano le accuse, ad associare con troppa facilità i calabresi con l’organizzazione criminale. Continueremo a fare ciò che serve perché non vogliamo né 'ndrangheta né altre organizzazioni criminali nel nostro territorio e continueremo a sostenere persone come il Presidente Bini o la Prefetto De Miro che facendo seriamente il proprio lavoro
difendono il nostro territorio dalle presenze mafiose».

Gaetano Liardo giornalista di Liberainformazione.

lunedì 6 febbraio 2012

CAVRIAGO: UNA FOLLA CONTRO LE MAFIE


Grande successo dell'iniziativa organizzata dal PD di Cavriago insieme a Libera, Associazione contro le Mafie, ieri sera al Parco Pertini. La serata prevedeva una cena e a seguire un dibattito con presentazione da parte di Libera del dossier “Mafie senza confini noi senza paura”.
Al dibattito sono intervenuti: on. Maino Marchi rappresentante della commissione parlamentare antimafia, Enrico Bini presidente della Camera di Commercio, Gaetano Liardo di Liberainformazione, Matteo Iori presidente centro sociale Papa Giovanni XXXIII, rappresentanti di Libera provinciale e rappresentanti di Giovani contro le mafie.
Presenti in sala amministratori locali, imprenditori, ed un folto pubblico di cittadini, i quali hanno voluto, con la loro presenza, dare un contributo concreto all'associazione Libera, che da anni si batte ed è in prima linea nella lotta alle mafie. I proventi della serata infatti saranno tutti devoluti a questa importante associazione: in questo modo speriamo di potere partecipare, almeno in parte, a diffondere i principi ed i valori che Libera rappresenta, sostenendo l'impegno nel diffondere la cultura della legalità.
275 persone a cena, che il robusto gruppo di volontari del PD ha accolto e messo a tavola con l'entusiasmo e l'energia che lo contraddistingue. Per questo non finiremo mai di ringraziarli, perchè è solo per merito loro che è possibile realizzare queste importanti iniziative. L'invito alla partecipazione ed organizzazione era stato allargato anche alle altre forze politiche locali, a partire da Rifondazione Comunista. Ma purtroppo nessuno di loro ha voluto cogliere l'invito, non contribuendo in alcun modo alla serata. Peccato, è stata un'occasione persa per mettere insieme le forze, e dimostrare che nella lotta contro le mafie non dovrebbero esserci distinzioni di parte. Il PD non si tirerà mai indietro nel sostenere Libera ed altre associazioni come questa che, al di là di ogni simbolo di partito, si impegnano per
costruire un presente ed un futuro migliori. Grazie di cuore a tutti.
Maura Bardi, Circolo Partito Democratico di Cavriago.