martedì 7 febbraio 2012

IL PD CHE VORREI

Sempre più spesso leggo sui giornali e sento dire, anche da persone del mio schieramento politico, che le differenze ideologiche tra sinistra e destra non esistono e non devono più esistere ciò che cambia è l’idea di governo, ma siamo rincretiniti!!!!

È vero che la sinistra ha subito un colpo durissimo con la caduta del Muro di Berlino e il crollo dei paesi sovietici. È crollata tutta l’impalcatura ideologica che per mezzo secolo si era opposta e aveva frenato l’avanzata del capitalismo, e i partiti di sinistra si sono ritrovati senza bussola e hanno iniziato a vagare senza una direzione precisa in testa, arrendendosi all’idea che la società di mercato fosse la migliore tipologia di società ideata dall’uomo. Bè è ora di svegliarsi perché non è così, la società di mercato è il peggior modello sociale ideato dall’uomo, e dobbiamo ritrovare la bussola, la stella polare che ci indichi la strada prima che sia troppo tardi. Per farlo dobbiamo tornare a discutere di teoria politica prima di qualsiasi altra cosa, ideare grazie al contributo e alle conoscenze di tutti un nuovo modello di società. Per iniziare è essenziale porsi una domanda: È la società in cui viviamo quella che vogliamo?
La società che vogliamo è una società in cui io vedo l’altro come un’oggetto utile per soddisfare i miei interessi? Una società in cui la ricchezza, il possesso di denaro è l’unica cosa che conta per determinare il mio successo sociale? O vogliamo qualcosa di diverso?

Io, e parlo per me, ognuno è libero di dare la risposta che crede, voglio qualcosa di diverso. Ma cosa?
La risposta la si può ritrovare nei valori fondanti la nostra costituzione, la libertà l’uguaglianza la solidarietà e l’individuo.

La libertà non va intesa come libertà di fare ciò che voglio dove e quando voglio, ma essere libero fra gli altri, nel rispetto degli altri e della loro dignità in quanto uomini, e anche di più, essere libero negli altri. Io sono/sarò veramente libero solo quando anche chi mi sta intorno è libero, quando tutti gli uomini di questa terra potranno godere dei diritti di libertà di cui io godo.

Uguaglianza, questo è un tema cruciale della nostra epoca, e quando parlo di uguaglianza mi riferisco solo alle tipologie di uguaglianza elencate in costituzione(di genere religiosa politica ecc) ma anche all’uguaglianza delle varie etnie umane, e in base a questo principio sacrosanto di umanità bisogna sempre accogliere e rispettare l’altro, accudirlo, crescerlo educarlo se è maleducato istruirlo se è ignorante. Solo così si potrà costruire una democrazia efficiente, dove ci siano discussioni mature tra le forze politiche e non attacchi e insulti e dove la maggioranza di governo ascolti la minoranza e non governi in modo dittatoriale imponendo il suo volere, perché chi governa, governa per tutti.

Solidarietà in tutti i campi dell’attività umana, cosa significa essere umani se non aiutare il prossimo(ad avere le mie stesse possibilità)? Cos’è l’umanità se non l’aiuto di chi sta peggio, di chi soffre? Non siamo su questa terra per soddisfare i nostri personalissimi interessi siamo su questa terra per fare qualcosa di più grande, contribuire al progresso dell’umanità, nel rispetto dell’ambiente e degli altri esseri viventi, perché se no contribuiremmo solo alla nostra fine(questo i nostri padri non l’avevano capito sta a noi agire perché ciò sia fatto). Vorrei ora citare l’articolo 41 della costituzione: ” L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”, questo è uno di quei principi che dovremmo porre al centro dell’attività politica, chiunque abbia un’idea d’impresa può porla in essere, non tanto per ricercare il massimo profitto per se(anche questo in una certa misura) ma ricercando il massimo profitto per la collettività tutta(per contribuire al progresso umano), sapendo che quest’idea può portare a un miglioramento delle condizioni di vita della comunità in cui vive, e conseguentemente anche delle sue condizioni di vita. Dev’ essere questa la ragione che spinge un uomo ad aprire un’impresa, ed è per questo che bisogna combattere con ogni mezzo la delocalizzazione perché è un danno per la comunità a favore di un solo individuo.

L’ultimo per l’appunto è l’individuo, la persona unica e irripetibile, ognuno con la sua intelligenza e le sue potenzialità che vanno riconosciute e coltivate indipendentemente dalla condizione sociale di partenza, ed è per questo che bisogna difendere a spada tratta il servizio scolastico pubblico. l’individuo che nasce con una serie di diritti inalienabili, come specificato nella dichiarazione universale de diritti dell’uomo, che vanno garantiti e tutelati. Individuo non come solo fra altri individui ma individuo membro di qualcosa di più grande che è la comunità umana, che deve avere, come già detto, la possibilità di realizzarsi secondo le sue aspirazioni e le sue capacità ma deve farlo tra gli altri o ancora meglio, con gli altri.

Con queste poche righe spero di aver suscitato riflessioni e stimolato la voglia di discutere tutti insieme di un nuovo tipo di società, perché, secondo me, è questo che il PD deve fare prima di qualsiasi altra cosa, prima di qualsiasi discussione dobbiamo capire veramente che siamo, cosa vogliamo e dove dobbiamo arrivare, e dobbiamo metterci in testa che un altro tipo di società è possibile.
Riccardo Rinaldi

Reggio Emilia contro l'arroganza dei boss

Enrico Bini, presidente Camera di Commercio di Reggio Emilia
Reggio Emilia è una città tranquilla. Almeno a prima vista molti pensano che lo sia. E' una delle realtà più produttive dell'Emilia Romagna, ma anche quella che sta pagando a caro prezzo la crisi economica. E' una città aperta, attiva e produttiva. La gente si interessa del bene comune e partecipa alla vita civile della comunità. Reggio Emilia, però non è un'isola felice. Probabilmente non lo è mai stata. Come tutte le realtà emiliano-romagnole sta conoscendo l'avanzata del crimine organizzato. I boss da anni hanno piantato solide radici in tutta la provincia, facendo affari.

Un momento di riflessione lo offre l'associazione Libera, attiva a Reggio Emilia dal 2008. Sabato, una cena con i cittadini con un momento di riflessione comune sul problema mafie, organizzato con il Pd locale al circolo Sandro Pertini. L'ospite più atteso della serata è Enrico Bini, il presidente della Camera di Commercio reggiana. Bini è una persona normalissima, un imprenditore che ha lavorato lunghi anni nel mondo dell'autotrasporto. Camionista, presidente di una delle principali aziende di trasporto locali, fino alla nomina di presidente dell'ente camerale. E' una persona schietta che va dritto al punto. «Da camionista e da commerciale per un'azienda di trasporti ho conosciuto il fenomeno mafioso in Emilia Romagna». Il suo ragionamento è lineare, e segue di poche ore quanto dichiarato all'inaugurazione dell'anno giudiziario dal Procuratore generale Emilio Leodonne. I boss fanno affari in regione, sono diventati imprenditori e sono capaci di muoversi nel silenzio, senza destare sospetti.

L'incontro segue di alcuni giorni un servizio sulle mafie a Reggio Emilia, realizzato dal giornalista Vito Foderà per la trasmissione Piazza Pulita su La7. Foderà ha raccolto le “opinioni” di alcuni autotrasportatori durante i blocchi delle autostrade della scorsa settimana. Una testimonianza molto importante, che ha lasciato di stucco numerosi reggiani. I camionisti, molti di origine calabrese, hanno sparato alzo zero. Contro Bini, senza però citarlo direttamente, contro le cooperative reggiane, e contro i politici. Con molta arroganza hanno chiamato in causa cinque politici, eletti grazie al loro voto. Sottinteso il voto della 'ndrangheta. L'autotrasporto e l'edilizia sono due dei settori dove maggiore è stata l'infiltrazione delle 'ndrine
calabresi, per lo più originarie di Cutro e di Isola Capo Rizzuto. I Grande Aracri, i Nocoscia, gli Arena, i Muto, e numerose altre cosche hanno allungato le mani sull'economia legale reggiana.
Soffocandola.

«Il problema è stato ignorato nel tempo – commenta amaro Enrico Bini – non si è capito come una persona che è arrivata qui con cinque camion, oggi ne ha 250 e va ai picchetti con l'auto blindata». «Sono state le gare al massimo ribasso – aggiunge – a favorire l'ingresso delle mafie in regione». I boss hanno vinto gare d'appalto con offerte del 30, 40 o 50% inferiori rispetto a quelle delle aziende locali. Hanno soldi in abbondanza e vogliono “ripulirli”. Utilizzano manodopera sottopagata, o in
nero. Stabiliscono chi e come deve lavorare. Non accettano interferenze o defezioni. Così facendo hanno avvelenato il libero mercato, distorcendo la concorrenza. «Servono garanzie per tutelare le realtà locali – commenta Bini – solo così si può bloccare l'ingresso delle imprese mafiose, e la morte di quelle locali».

Nella provincia reggiana nel 2010 è stato registrato il 14% delle operazioni finanziare sospette di tutta la regione, mentre non si trova un solo bene confiscato ai boss. I soldi ci sono, le mafie pure, ma le indagini sono lente e difficoltose. A Reggio Emilia negli ultimi anni qualcosa, tuttavia, è cambiato, si è mosso. La Camera di commercio è stata in prima fila. Denunce e protocolli di legalità. Come quello siglato con gli enti camerali di Modena, Crotone e Caltanissetta, che ha fatto
da apripista ad una stretta collaborazione con magistratura e forze dell'ordine. La Prefettura, inoltre, ha operato con decisione. La prefetto De Miro ha firmato numerose interdittive, ritirando il certificato antimafia a aziende anche importanti. Le istituzioni locali hanno siglato protocolli antimafia con la Prefettura per vigilare attentamente le gare di appalto, e le ditte sub-appaltatrici.

«Oggi – aggiunge Enrico Bini – si assiste ad una risposta positiva in tutta la provincia, dalle istituzioni agli enti locali, dalla Prefettura alle associazioni. La risposta di Reggio Emilia è stata diversa rispetto a quella delle altre province dell'Emilia Romagna. Tuttavia, nonostante le risposte date, questi signori continuano a fare il loro “lavoro”». Mostrandosi arroganti, denunciando, come nel servizio di Piazza pulita, che la vera mafia è a Reggio Emilia. «Questi signori – si legge in una
nota stampa di Libera Reggio Emilia - sostengono che la mafia è a Reggio Emilia e sono mafiose le persone che li accusano, con chiari riferimenti al Presidente della Camera di Commercio Enrico Bini, che viene anche incolpato di essere razzista. Ribadiamo ancora una volta con forza – aggiunge Libera - che il Presidente Bini ha tutto il nostro appoggio e che nessuno qui è razzista. Non volere la 'ndrangheta non vuol dire non volere i calabresi. Noi almeno consideriamo le due cose ben distinte,
mentre ci pare che siano le stesse persone che lanciano le accuse, ad associare con troppa facilità i calabresi con l’organizzazione criminale. Continueremo a fare ciò che serve perché non vogliamo né 'ndrangheta né altre organizzazioni criminali nel nostro territorio e continueremo a sostenere persone come il Presidente Bini o la Prefetto De Miro che facendo seriamente il proprio lavoro
difendono il nostro territorio dalle presenze mafiose».

Gaetano Liardo giornalista di Liberainformazione.

lunedì 6 febbraio 2012

CAVRIAGO: UNA FOLLA CONTRO LE MAFIE


Grande successo dell'iniziativa organizzata dal PD di Cavriago insieme a Libera, Associazione contro le Mafie, ieri sera al Parco Pertini. La serata prevedeva una cena e a seguire un dibattito con presentazione da parte di Libera del dossier “Mafie senza confini noi senza paura”.
Al dibattito sono intervenuti: on. Maino Marchi rappresentante della commissione parlamentare antimafia, Enrico Bini presidente della Camera di Commercio, Gaetano Liardo di Liberainformazione, Matteo Iori presidente centro sociale Papa Giovanni XXXIII, rappresentanti di Libera provinciale e rappresentanti di Giovani contro le mafie.
Presenti in sala amministratori locali, imprenditori, ed un folto pubblico di cittadini, i quali hanno voluto, con la loro presenza, dare un contributo concreto all'associazione Libera, che da anni si batte ed è in prima linea nella lotta alle mafie. I proventi della serata infatti saranno tutti devoluti a questa importante associazione: in questo modo speriamo di potere partecipare, almeno in parte, a diffondere i principi ed i valori che Libera rappresenta, sostenendo l'impegno nel diffondere la cultura della legalità.
275 persone a cena, che il robusto gruppo di volontari del PD ha accolto e messo a tavola con l'entusiasmo e l'energia che lo contraddistingue. Per questo non finiremo mai di ringraziarli, perchè è solo per merito loro che è possibile realizzare queste importanti iniziative. L'invito alla partecipazione ed organizzazione era stato allargato anche alle altre forze politiche locali, a partire da Rifondazione Comunista. Ma purtroppo nessuno di loro ha voluto cogliere l'invito, non contribuendo in alcun modo alla serata. Peccato, è stata un'occasione persa per mettere insieme le forze, e dimostrare che nella lotta contro le mafie non dovrebbero esserci distinzioni di parte. Il PD non si tirerà mai indietro nel sostenere Libera ed altre associazioni come questa che, al di là di ogni simbolo di partito, si impegnano per
costruire un presente ed un futuro migliori. Grazie di cuore a tutti.
Maura Bardi, Circolo Partito Democratico di Cavriago.