Domenica 17 luglio si è conclusa la Festa Democratica di Cavriago
svoltasi presso il Parco del Palazzetto dello Sport
Il gruppo dirigente del locale Circolo PD ringrazia i concittadini per la calorosa partecipazione e per il loro sostegno morale ed economico.
Le sterili polemiche e false informazioni dei gruppi di opposizione consiliari che hanno caratterizzato i giorni precedenti lo svolgimento di questa edizione sono state smentite nei fatti dalla reazione del paese.
Sono stati raggiunti risultati negli incassi e nelle presenze mai ottenuti negli ultimi anni (entrate per € 37.000,00 – risultato economico stimato provvisorio € 9.000,00).
Ringraziamo anche la folta schiera di volontari che ha contribuito all’allestimento e che si è avvicendata nella gestione degli stand durante le 5 serate.
Riteniamo, di aver risposto a quelle che erano le esigenze del paese e dei nostri concittadini.
Una festa centrale, nel paese, a misura di paese.
Ancora grazie a tutti.
giovedì 21 luglio 2011
Storia di una festa partecipata
venerdì 8 luglio 2011
martedì 5 luglio 2011
IL VENTENNIO BERLUSCONIANO
dalla Nota del Mattino del PD provinciale del 5 luglio
1. IL VENTENNIO BERLUSCONIANO
LODO MONDADORI, UN CASO ESEMPLARE PER RICORDARE GLI ANNI CHE GLI ITALIANI HANNO ALLE SPALLE.
La vicenda Mondadori si svolse a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. E ricordarne i punti salienti fa capire meglio il ventennio che gli italiani si stanno mettendo alle spalle.
Nel corso degli anni Ottanta Silvio Berlusconi aveva acquisito quote di minoranza della Arnoldo Mondadori Editore, di cui erano azionisti anche la famiglia Formenton-Mondarori e Carlo De Benedetti. Carlo De Bendetti aveva stipulato un accordo scritto per rilevare le azioni della famiglia entro il gennaio 1991, per diventare l’editore di riferimento del gruppo. Ma nel 1989 la famiglia Formenton-Mondadori cambiò decisione e vendette le sue azioni a Silvio Berlusconi.
Ne nacque una contesa anche di tipo giudiziario. Un primo Lodo arbitrale diede ragione a De Benedetti. Berlusconi fece ricorso alla corte di appello e vinse. Con una mediazione dell’imprenditore Ciarrapico, che agiva per conto di Giulio Andreotti, si è arrivò a una tregua e spartizione concordate.
In seguito si è scoperto che per quella sentenza di appello vi era stata corruzione. E fino in Cassazione sono stati condannati avvocati del premier e magistrati. Per risarcire l’imprenditore De Bendetti del mancato sviluppo e giro di affari Il giudice Misiani (quello preso in giro dai tg berlusconiani per il colore dei calzini) ha stabilito che la Finvest avrebbe dovuto sborsare 750 milioni di euro. Una perizia successiva ha ridotto a meno di 500 milioni questa cifra. A giorni si aspetta la sentenza di appello sui risarcimenti. Con la manovra appena approvata dal governo di fatto verrebbe bloccato il pagamento fino alla sentenza della Cassazione, tra qualche anno.
Memento: la vicenda Mondadori si swvolse a cavallo tra anni Ottanta e Novanta. Nel 1994, anno in cui Silvio Berlusconi, “scese in campo” e si presentò alle elezioni politiche con Forza Italia, il suo gruppo industrial-mediatico-finanziario aveva, ricorda oggi Giuseppe D’Avanzo su La Repubblica, debiti a medio e lungo termine per 2.927 miliardi di lire, debiti a breve termine per 1.528 miliardi di lire e, a fronte, un capitale netto di soli 1.053 miliardi di lire.
Il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, alle agenzie di stampa ieri: "Una cosa del genere qualora fosse confermata sarebbe la prova che per tutti gli italiani la manovra sarà un problema e per il presidente Berlusconi una soluzione. Voglio credere che non si insulti il Parlamento trasmettendogli una norma del genere".
2. IL VENTENNIO BERLUSCONIANO
P4. DOMANI LA GIUNTA PER LE AUTORIZZAZIONI A PROCEDERE DECIDE SULLA RICHIESTA DI ARRESTO PER PAPA, PARLAMENTARE PDL E PERNO DELLA CRICCA MASSONICA E AFFARISTA CHIAMATA P4. UN ALTRO CASO PER ESEMPLARE PER CAPIRE GLI ANNI CHE L’ITALIA HA ALLE SPALLE.
Si parla della P4, ma poi i personaggi implicati in questa storia di segreti, affari, dossier, spifferate, sono spesso o direttamente quelli della sempiterna Loggia segreta Propaganda 2 che fu governata dal vecchio Licio Gelli, giudicata e condannata dalla commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Tina Anselmi, o replicanti più giovani. Domani la commissione per le autorizzazioni a procedere decide sulla richiesta di arresto per il parlamentare Papa del Pdl. Che cosa faranno il “Partito degli onesti” e la Lega dei furbi? Sarà un passaggio decisivo.
3. IL VENTENNIO BERLUSCONIANO
RAI. DOMANI IL PRESIDENTE E IL DIRETTORE IN PARLAMENTO PER RIFERIRE SULLA STRUTTURA BERLUSCONIANA CHE DALL’INTERNO FAVORIVA MEDIASET. DOPODOMANI IL CDA DELL’AZIENDA.
La Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai ascolterà domani il presidente e il direttore generale dell’azienda per avere spiegazioni sulle notizie relative al gruppo di dirigenti imposti dal centrodestra e che per anni avrebbe fatto in modo di favorire Mediaset ai danni della Rai. Giovedì ne parlerà anche il Consiglio di amministrazione della Rai.
4. MANOVRA, UNA SOLUZIONE PER IL PRESIDENTE UN PROBLEMA PER IL PAESE: INIQUA E SENZA SOSTEGNO ALLA CRESCITA E AL LAVORO.
Tagli agli enti locali, tagli alle pensioni, ticket sanitari. La manovra economica del governo rinvia a dopo le ormai prevedibili elezioni politiche e dunque sulle spalle del prossimo governo il grosso dei sacrifici (20 miliardi nel 2013 e altri 20 miliardi di euro nel 2014). Ma intanto pesta con pesantezza sui percettori di redditi bassi e medi, riserva ancora un trattamento di favore ai trasgressori delle quote latte, non fa nulla per la crescita dell’economia e per sostenere il lavoro e lascia aperte le porte ai sogni su una futuribile riforma fiscale che da come si presenta favorirà i più abbienti (la revisione delle aliquote Irpef per come viene presentata finirebbe per favorire ben poco i meno abbienti e moltissimo i contribuenti più ricchi).
Ieri il testo definitivo è stato presentato al Quirinale. Oggi Tremonti, Sacconi e Brunetta lo illustreranno in una conferenza stampa.
Per fortuna alla fine è risultato che non sono stati tagliati gli incentivi alle energie rinnovabili: la Lega aveva fatto una battaglia per toglierli, in modo da potersi presentare agli elettori come il campione del risparmio sulla bolletta della luce. Peccato che così facendo avrebbe finito di distrugge l’unico settore industriale in forte sviluppo in questo momento, migliaia di posti di lavoro e soprattutto avrebbe compromesso la possibilità che l’Italia sviluppando di più le fonti rinnovabili possa essere meno schiava degli approvvigionamenti di idrocarburi, in futuro certamente sempre più cari. Come dire: per qualche voto in più oggi, la Lega aveva già venduto il futuro per l’Italia.
5. TAV, LA VIOLENZA E’ SEMPRE SBAGLIATA. E FA SEMPRE IL GIOCO DI CHI VUOLE IMBROGLIARE LE CARTE.
La violenza è sempre sbagliata e fa sempre il gioco di chi vuole imbrogliare le carte. Il Partito Democratico su questo tema ha una posizione ferma e chiara. L’ha espressa in modo netto tutto il gruppo dirigente del partito, a cominciare dal segretario Pier Luigi Bersani.
Il caso drammatico degli scontri sulla Tav in questi giorni viene utilizzato dalla maggioranza di centro destra (ma anche dai quotidiani espressione di azionisti industriali e finanziari interessati a superare Berlusconi ma a anche tenere a distanza il Pd dal governo) per cercare di rompere la possibile alleanza politica del centrosinistra nelle prossime elezioni politiche. Il tentativo è chiaro: mettere un cuneo tra Pd e possibili alleati a sinistra, come Sel e come l’Idv.
6. ABOLIZIONE DELLE PROVINCE E TESTAMENTO BIOLOGICO. OGGI ALLA CAMERA RIPRENDE IL CONFRONTO.
L’abolizione delle province e il testamento biologico sono i due temi sui quali oggi riprende la discussione alla Camera dei Deputati. Ancora non è chiaro se si arriverà o no ad un voto.
mercoledì 27 aprile 2011
4 volte Si!
Il 12 e 13 Giugno ci saranno i referendum per dire di no al nucleare, alla privatizzazione dell'acqua e all'legittimo impedimento; ma perchè bisogna votare si? il pd riguardo a questi argomenti cosa ne pensa?
Nucleare
Il nucleare garantisce sicuramente enormi quantità di energia, ma ad oggi presenta molti problemi irrisolti, tra cui i piu importanti sono i problemi di impatto ambientale, sicurezza della popolazione e, in particolare, di smaltimento delle scorie radioattive.
E' stato piu volte detto che il ritorno all'energia nucleare avrebbe portato a una riduzione dei costi per le famiglie italiane, non c'è però niente di più falo, infatti senza un forte sostegno pubblico l'attuale nucleare non è competitivo e i costi ricadrebbero proprio sulle tasche degli italiani. Il Partito Democratico crede sia necessario che il Governo doti il paese di un Piano Energetico che metta al cuore dello sviluppo della produzione di energia elettrica le energie rinnovabili,in particolare quella fotovoltaica. Ai nostri occhi appare quindi particolarmente sciagurata la sospensione degli incentivi che ha operato il Governo, generando una grave situazione di incertezza - a fronte di investimenti privati già decollati - che mette a repentaglio, secondo le associazioni di settore, 250.000 posti di lavoro.
Ecco perchè votiamo Si al referendum sul nucleare.
Acqua pubblica
L'azione del Partito Democratico su questo tema è guidata da una serie di pincipi che riguardano la natura di bene pubblica della risorsa acqua e quindi la proprietà demaniale della risorsa e delle infrastrutture; la gestione industriale del servizio idrico integrato; la necessità di una forte regolazione e controllo pubblico sulle gestioni con l'istituzione di una autorità nazionale di regolazione, compartecipata dallo Stato e dalle regioni; il ruolo fondamentale delle regioni e degli enti locali; la natura della tariffa come corrispettivo del servizio idrico integrato da modulare con una tariffa sociale e con un tariffa che incentivi il risparmio idrico; la necessità di vincoli chiari alla realizzazione degli investimenti necessari per il miglioramento del servizio con un impegno al riequilibrio territoriale per garantire lo stesso livello di servizio in ogni area del paese.
Ecco perchè votiamo Si ai 2 quesiti sull'acqua.
Legittimo impedimento
Questa è una norma che stravolge il concetto di legittimo impedimento, un termine disciplinato nel processo penale come un punto di equilibrio tra il diritto alla difesa ed il corretto esercizio della giurisdizione. Al fondo di questa legge non esiste un'esigenza di giustizia e di tutela dei cittadini. Questa norma non ha un carattere generale ed astratto, è solo un meccanismo artificioso di tutela di una sola persona, un trucco per sottrarla ai procedimenti giudiziari in corso.
Ecco perchè votiamo Si al referendum per abrogare il legittimo impedimento.
venerdì 15 aprile 2011
UN CANTIERE... DI IDEE!
Il 13 aprile 2011, si è svolta l’assemblea pubblica di presentazione del Multiplo, nuovo Centro Culturale.
E’ stato un momento importante e significativo, sia per gli “addetti” ai lavori, che per la cittadinanza stessa, perché è stato dimostrato in che modo, con impegno e coraggio, grandi progetti possano diventare realizzabili.
Nonostante la presenza di un Governo che non ha vergogna dello scandaloso comportamento di quella macchietta del Presidente del Consiglio, e che non ha lesinato ad apportare tagli a servizi diretti ai cittadini - scuola e cultura -, il Comune di Cavriago è riuscito a fare fronte alle spese, dimostrando una indubbia capacità amministrativa, dimostrata anche dal fatto che non 1 euro dei costi del Multiplo verrà prelevato dalle tasche dei cittadini.
Il numero e la qualità dei servizi proposti vanno ben oltre le aspettative di un paese con meno di 10.000 abitanti, e tutto questo a costo zero per la popolazione (i maggiori costi di gestione, che hanno fatto tanto preoccupare alcuni esponenti della minoranza consiliare, per i quali non importava alcun altro aspetto se non quello, verranno totalmente coperti da sponsor).
Nei 2.800 metri quadrati di spazi aperti al pubblico del “Multiplo” (composti dal giardino e da 3 edifici: la villa, il nuovo edificio e la casa colonica ristrutturata) si riuniranno e integreranno biblioteca, ludoteca, artoteca (con prestito di opere d’arte, la prima esperienza in Emilia Romagna), scuola di musica, spazi espositivi, atelier per attività e corsi, archivio fotografico, sala per concerti e manifestazioni, sezione di storia locale e laboratorio delle identità della memoria, magazzini, archivi.
Come leggiamo nel comunicato stampa mandato ai giornali, l’intento dell’Amministrazione Comunale è che il nuovo centro culturale sia un luogo per tutti che diventi quotidiano, un polo di attrazione, di incontro, di convivialità: una “piazza” della cultura.
Gli interventi degli amministratori e degli operatori culturali, hanno trasmesso entusiasmo e soddisfazione, stati d’animo contagiosi che si sono facilmente trasmessi a tutta la sala.
Finalmente Cavriago avrà il suo nuovo Centro Culturale al di là delle polemiche - che ieri sera si sono concretizzate in soli due interventi sempre più deboli e pretestuosi -, sarà un nuovo importante punto di riferimento per il paese; un luogo accogliente, alla portata di tutti, dove ognuno potrà trovare il suo spazio, e potrà contribuire all’accrescimento e al miglioramento del servizio.
Ora attendiamo ansiosi il 17 e 18 settembre, per entrare finalmente in questo luogo ed iniziare questo lungo viaggio culturale…
giovedì 10 febbraio 2011
L'IMPORTANZA DELLE FESTE
Ecco alcuni stralci dell’articolo di Alfredo Reichlin pubblicato sull’unità di lunedì.
“Vorrei sottolineare il significato che, nella sua semplicità, assume questa narrazione di cosa sono
state le feste de l’Unità. Non si tratta solo della cronaca di eventi più o meno festosi che milioni di italiani hanno frequentato e frequentano in tante parti d’Italia e che ormai rappresentano una scadenza della vita popolare nelle sere estive di città, paesi e borgate, un po’ come le feste del santo patrono. Non si tratta solo di questo. Dietro quelle tavolate festose e quelle donne che fanno i tortellini c’è stata una grande idea. Una operazione politica e culturale originale, molto ambiziosa, che parte da una idea profondamente realista dell’Italia, e quindi della politica come storia, e storia non più solo delle classi dominanti ma della tormentata e complessa vicenda del popolo italiano. Si partiva dall’assillo di creare un tessuto di relazioni e di partecipazione alla vita collettiva, tale da trasformare le masse italiane in quello che mai erano state, cioè un popolo-nazione. Non più plebe, sudditi, un mondo separato da quello dove si formano i poteri e si decidono i destini collettivi….La politica era tutt’uno con una fede, e un ideale di riscatto umano. Ma era, al tempo stesso, una lotta per un progresso civile e una cultura che andavano oltre la buona amministrazione. Era la formazione di una nuova umanità. E il segno di questo rimane; e ciò spiega tante cose: dalla buona amministrazione alla iniziativa imprenditoriale, dal creare associazioni e cooperative alla passione democratica….Una classe diventa dominante se prima ancora di andare al potere diventa dirigente, se è in grado cioè di esercitare una direzione intellettuale e morale sull’intera società, se elabora una cultura più avanzata e riunifica il popolo con gli intellettuali. Se crea insomma una classe dirigente…. Affrontare noi le grandi questioni irrisolte che avevano bloccato il cammino del popolo italiano. Grandi questioni storiche, non riducibili alla prepotenza dei padroni: la questione contadina (l’ottanta per cento della popolazione, per di più quasi del tutto analfabeta), la questione meridionale (quasi metà del paese), la questione vaticana, cioè il problema di come combinare la pace religiosa con le libertà politiche e civili. Laicità dello Stato e riconoscimento perfino dell’apporto che una coscienza religiosa può dare alla coscienza sociale e civile. Questa grande avventura io l’ho vissuta non solo nei libri ma nei rapporti con i compagni e le persone, e sono stato testimone di come l’invenzione delle feste de l’Unità fosse tutta pensata alla luce dell’idea d’Italia e della politica di cui ho parlato e come parte integrante dello sforzo di aderire «a tutte le pieghe della società».….Mettemmo varie cose: il messaggio politico che il Pci voleva ogni anno imporre come tema culturale della sua battaglia, insieme con l’evento festoso attraverso il quale le nostre organizzazioni dovevano verificare il radicamento popolare luogo per luogo, la capacità organizzativa di cui erano capaci, l’occasione per i dirigenti di farsi conoscere e aprire dibattiti. Il successo fu clamoroso. Questo libro ne dà conto e sarebbe quanto mai utile allargare la ricerca tra quelli che (a mio ricordo almeno) furono eventi davvero grandi e le migliaia di feste locali. Penso alla festa di Venezia che si svolse nel cuore della città e delle «calli» e che vide la partecipazione di grandi artisti europei alle sue iniziative…. Ma è chiaro perché quando parlo di feste de l’Unità non mi vengono alla mente solo le variopinte forme di aggregazione popolare, ma i momenti di costruzione del consenso politico.”
giovedì 27 gennaio 2011
Referendum ambientali
Pubblichiamo una nota ricevuta dall'Assessore Provinciale Mirko Tutino: voterò SI per cambiare le politiche sbagliate portate avanti nel nostro paese
Da 16 anni non si raggiunge il quorum in un referendum e per questo motivo non sono innamorato di questa forma di coinvolgimento della cittadinanza. E’stata molto abusata.
Ma questo referendum è importante ed ora siamo chiamati al voto: personalmente ritengo che ci si debba sempre recare alle urne ed ovviamente lo farò anche in questa occasione. Ritengo che un amministratore pubblico, così come ogni forza politica, su questioni di questa importanza debbano esprimersi chiaramente. La mia posizione personale sia sui referendum promosso dal comitato “Acqua Pubblica”, sia su quello relativo al nucleare sarà per il SI.
Voterò quindi contro la privatizzazione forzata dei servizi e contro il nucleare.
Il referendum deve essere un’occasione per cambiare la politica ambientale del paese su aspetti fondamentali come la gestione del servizio idrico e del servizio rifiuti. Credo che il decreto Ronchi vada abolito perché l’acqua è un bene comune e sono contrario alla scelta dell’attuale Governo di privatizzarlo per legge. Con le normative emanate dal Governo Berlusconi si è andati ben oltre le indicazioni dell'Unione Europea e sono stati posti ulteriori limiti alla gestione dei servizi da parte delle società interamente pubbliche. A prescindere dalla natura o dalla composizione societaria dei gestori, la politica degli investimenti deve essere in mano pubblica, con un rigoroso controllo da parte delle Istituzioni sulla qualità del servizio, con particolare attenzione al non disperdere la risorsa idrica. Tuttavia, se come spero si raggiungerà il quorum e vinceranno i SI, servirà una legge.
Nella nostra Provincia esistono due società per la gestione del servizio idrico e due per la gestione del servizio rifiuti. Essendo Iren una S.p.a. quotata in borsa in effetto dell'abrogazione del decreto Ronchi sui 37 Comuni dove la società gestisce il servizio rifiuti e sui 44 in cui gestisce l'idrico sarà necessario attendere una nuova normativa per definire se, come e quando si dovrà andare a gara per l'affidamento di questi servizi.
La storia delle gestioni idriche del nostro territorio, fondata su buone politiche pubbliche, indica che non ha senso decidere con una norma nazionale che l’acqua va privatizzata. Che fine ha fatto il federalismo? Perché non salvaguardare le buone gestioni pubbliche? Non può che essere pubblica la definizione degli investimenti, l’attivazione di politiche per ridurre la dispersione ed una caratterizzazione sociale delle prestazioni.
Mi sembra assurda la scelta del Governo di unificare in un'unica norma tutto l'insieme dei servizi pubblici locali, così come non ha senso imporre la linea della privatizzazione ovunque, anche laddove il pubblico ha lavorato bene. Nel campo dei rifiuti, per esempio, l’assenza di un Governo pubblico in alcune regioni del nostro paese ha prodotto gli effetti negativi che sono sotto gli occhi di tutti.
In merito al nucleare ritengo che il piano del Governo sia antiquato e per questo voterò SI alla sua abolizione.
Dobbiamo investire sul contenimento dei consumi energetici ed investire come tanti altri paesi europei e non, sulla produzione di energia da fonti rinnovabili. Anche l’Ufficio federale di Statistica americano valuta il nucleare come l’energia più costosa, tant'è che è stato bloccato il percorso di costruzione di nuove centrali.
Gli studi presentati a sostegno dello pseudo-programma energetico nucleare dell’ex Ministro Scajola sono segnati più dalle ragioni della propaganda che della realtà: non viene affrontato il tema dello stoccaggio delle scorie e si dichiara una presunta riduzione dei costi per le famiglie che nulla ha a che fare con la realtà. Evidentemente Scajola è stato bravo a fare i conti con le bollette energetiche delle famiglie tanto quanto lo è stato nello stimare i propri acquisti immobiliari.
I cittadini e gli Enti Locali della bassa reggiana in questi mesi hanno segnalato tutta la loro preoccupazione per l'ipotesi avanzata dal Governo di realizzare una centrale nucleare subito oltre il Po, a Viadana. Ma anche l’Appennino non è al sicuro: nelle scorse settimane è emerso che Sogin, la società pubblica incaricata dal Governo per la gestione dei rifiuti nucleari, avrebbe individuato l’alta valle del Secchia per lo staccaggio dello scorie. Condivido e sono vicino alle preoccupazioni delle popolazioni interessate e per questo il referendum è un ulteriore strumento di lotta contro un piano nocivo e sbagliato. E’ falso anche che il nucleare ridurrebbe i costi per le famiglie: senza un forte sostegno pubblico l’attuale nucleare non è competitivo ed i costi ricadrebbero proprio sulle tasche degli italiani, che già oggi ogni anno pagano 400 milioni di euro sulle bollette elettriche per smaltire le scorie del vecchio nucleare.
La strada da perseguire è quella sulla quale si sono avviati la Regione, la Provincia e molti Comuni del nostro territorio: investire seriamente sulle fonti di energia rinnovabili. Questa idea tuttavia non può essere solamente una generica dichiarazione di intenti, ma deve tradursi in progetti sostenuti dalla politica e dalle istituzioni ad ogni livello, perché limitarsi a dire no al nucleare non basta. Come si scalderà o con quale energia sarà alimentata Reggio Emilia nel 2025? Il tema non è più rinviabile. A queste domande dobbiamo iniziare a rispondere oggi attraverso lo studio delle tecnologie migliori, ma anche compiendo precise scelte politiche.
Mirko Tutino
Assessore alla Pianificazione, Cultura,
Ambiente e Paesaggio della Provincia di Reggio Emilia
martedì 18 gennaio 2011
Si faccia curare
di Giovanni Maria Bellu
Benché avessimo più di qualche sospetto, mai eravamo giunti a immaginare che sarebbe venuto un giorno come quello di ieri. Né la la copertina che oggi abbiamo dovuto fare: «Ostaggio nel bordello» non è un’invettiva, non è un insulto e nemmeno un giudizio. È una sintesi cronachistica della condizione in cui si trova il capo del governo del nostro Paese e dunque, nel mondo, il nostro Paese.
Il quadro che emerge dagli atti inviati al Parlamento dai magistrati di Milano dovrebbe indurre tutti – anche e soprattutto i suoi amici – a suggerire a Silvio Berlusconi di farsi da parte all’istante e di andare a curarsi - come già in tempi non sospetti gli aveva suggerito la moglie - per consentire al Paese che ha indegnamente governato di cominciare una fase nuova, pulita, sana.
Abbiamo assistito, per l’intera giornata di ieri, ai tentativi – sempre più imbarazzati, sempre più goffi, sempre più flebili – di rivoltare per l’ennesima volta la frittata. Nel bunker assediato dal fango, i Cicchitto e i Capezzone hanno tentato di sostenere che si è verificata una grave intrusione nella privacy del premier e che è in pericolo «la libertà di tutti». Più onestamente, vergognandosi, i membri del Pdl della giunta per le autorizzazioni a procedere hanno fatto sapere che non avrebbero nemmeno letto i documenti.
Li comprendiamo. La lettura degli atti giunti da Milano è stomachevole. È la fotografia di una corte corrotta che si mette in moto per salvare l’immagine del corrotto imperatore e, contemporaneamente, s’ingegna per continuare ad assecondarne i vizi. Leggete l’articolo di Claudia Fusani. È il racconto del disgusto delle vittime di questo verminaio – e la minorenne Ruby è la prima di queste vittime – che progettano di approfittare dello schifo in cui sono finite – ne hanno infatti piena consapevolezza – per farsi pagare carissimo il silenzio. È vero: la libertà di tutti è in pericolo. Ma per ragioni opposte a quelle addotte dai cortigiani. Ancora una volta – l’ultima, se dio ci aiuta – un intero Paese è paralizzato dai vizi di Silvio Berlusconi e dal suo disperato tentativo di nascondere la verità per sottrarsi alla giustizia. La minorenne Ruby in un’intercettazione racconta che il capo del governo italiano le ha promesso di coprirla d’oro in cambio del silenzio. Deve solo nascondere tutto. Anche facendosi passare per pazza.
Una millanteria? Una di quelle «frasi esagerate» che – come Silvio Berlusconi ha cercato di far credere nel suo videomessaggio dell’altro ieri – si dicono per vanteria tra amici quando non si sa di essere ascoltati? Non siamo degli imbecilli, presidente. E francamente, anche per il residuo rispetto che abbiamo per la carica che ancora ricopre, pensiamo che nemmeno lei lo sia. Né i suoi amici che tentavano in tutti i modi di proteggerla. Né le sue giovani amiche che, più sagge di lei, la compativano. Ha ragione Vincenzo Cerami: «Alla fine fanno pena tutti quanti, buttati fuori della vita per non averla capita, per vederla come un mercato, dove si compra e si vende ogni cosa».
lunedì 3 gennaio 2011
"Perchè i Marchionne non si moltiplichino serve rispetto"
Ecco il comunicato del segretario provinciale del PD Roberto Ferrari sui casi di Pomigliano e Mirafiori.
"Io in fabbrica ci sono stato. Per molti anni. Sarà anche per questo che seguo in queste ore con apprensione quanto sta accadendo nella galassia Fiat, in particolare - naturalmente - per quanto riguarda gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori. Sappiamo bene quanto sia importante il settore metalmeccanico anche nella nostra provincia e più in generale il tema delle relazioni sindacali e quello del futuro modello di sviluppo industriale del nostro paese.
Credo sia indispensabile - e questa è la posizione ufficiale del PD - ribadire come sul piano delle regole della rappresentanza e della democrazia con la nuova dottrina Marchionne "si stiano compiendo strappi ingiustificabili, mentre non si fa alcun passo avanti per la partecipazione dei lavoratori nell'impresa, anzi il ritorno alle Rappresentanze Sindacali Aziendali è un chiaro passo indietro". Non credo che questo basti però a non prendere in considerazione quello che è il merito degli accordi proposti, che prospettano "importanti potenzialità di lavoro, reddito, qualità sociale per i territori direttamente interessati e per il nostro paese".
Ho letto in queste ore che questa posizione del PD viene valutata come "non chiara", "frutto di compromessi". Il problema è, invece, che una forza riformista non può che fare uno scatto in più rispetto al massimalismo di altri tempi. Questa è semplicemente la "verità" della situazione. Non è una posizione di comodo, naturalmente, che punti a guadagnar voti o visibilità su di una questione simbolicamente rilevante e umanamente coinvolgente come quella che riguarda i lavoratori FIAT. Non cerchiamo il consenso per il consenso.
Peggio, però, di Marchionne, credo possa fare la spirale innestata dalle dichiarazioni di queste ore. Le divisioni tra i sindacati sono infatti il massimo auspicio della nuova dottrina, salutate con malcelato gaudio anche dagli esponenti di un Governo che non fa politica industriale, ma si ritrova bene nel ruolo di semplice tifoso.
Credo siano saggi gli appelli fatti dal PD di ripartire dall'accordo CGIL CISL e UIL del 2008. Solo i sindacati uniti possono far saltare il disegno della distruzione della rappresentanza sindacale, non è possibile immaginare che il dissenso non abbia diritto di essere rappresentato. Si valuti che quello che oggi avviene in FIAT in altri settori potrebbe accadere a parti inverse.
In questo dibattito segnalo che manca un approfondimento sul piano industriale che FIAT propone per il futuro dell'auto in Italia. Riflettiamo anche sulle conseguenze dell'uscita del gruppo da Confindustria.
Quale ruolo esercita l'associazione degli imprenditori nei confronti dei propri associati? E nei confronti delle istituzioni quale ruolo di rappresentanza reale potrà avere in futuro? Non credo che le preoccupazioni manchino anche ai tanti imprenditori che hanno quotidianamente relazioni con rappresentanze sindacali in cui la FIOM rappresenta l'80% e oltre dei lavoratori.
Abbiamo bisogno di cambiamenti, anche nel mondo del lavoro, questi però non possono avvenire"contro" una parte ma devono essere progettati "per": per produrre meglio, per lavorare meglio,per consumare meglio, per vivere meglio tutti. Non cadiamo nella facile logica dei vincitori e dei vinti, sono categorie a malapena applicabili oggi, inutili per pensare al domani.
A fianco dei sindacati - uniti - ci deve essere naturalmente la politica. Tutta. Almeno, tutta quella che ha a cuore il destino dei lavoratori e del lavoro nel nostro paese.
Credo fermamente che sindacati e partiti debbano necessariamente essere due cose distinte e separate: una volta questo era un concetto estremamente chiaro. Non si vedevano bandiere di partito alle manifestazioni del sindacato, nemmeno per errore. Oggi, invece, non è così. C'è chi cerca una commistione di ruoli che non fa che rendere il gioco facile a chi vuol dividere il Paese.
Qualcuno ha invitato "quelli del PD" a toccare con mano come si vive in fabbrica, alla catena di montaggio. Io non ero alla catena, lavoravo in laboratorio. Nella mia azienda si facevano più o meno gli stessi orari proposti a Pomigliano. Poi ho avuto l'onore di fare il Sindaco del mio Paese: e posso assicurarvi che non si guadagna di più. Oggi sono il segretario provinciale del PD. Chi fa attività di partito non ha - come qualcuno potrebbe pensare - diritto a qualche forma di "distacco" o di aspettativa.
E non sono il solo.
Chiedo rispetto per il PD. Così come credo che tutte le forze sindacali debbano vicendevolmente rispettarsi, se davvero vogliono cambiare le cose, spezzando la semplice difesa di ciò che c'era e chiedendo invece di più, chiedendo di contare nelle aziende, di essere parte attiva della politica di sviluppo del paese. Se non c'è rispetto tra chi dovrebbe condividere obiettivi e visioni, pur con i ruoli e le posizioni diverse che gli competono, i Marchionne si moltiplicheranno con estrema rapidità".
sabato 1 gennaio 2011
DA OGGI A IN ITALIA SI PARLA INGLESE
Un estratto de "la nota del mattino" del 24 dicembre 2010
"Raggiunto l’accordo tra la Fiat, la Fim, la Uilm, la Fismic, l’Ugl per lo stabilimento di Mirafiori, il cuore e il simbolo dell’industria italiana. La Fiom non lo ha firmato. L’intesa prevede l’investimento di un miliardo di euro nello stabilimento, l’impegno produttivo negli anni a venire e la garanzia dell’occupazione da parte della Fiat. Ora sarà sottoposto al referendum tra i lavoratori. L’intesa prevede tuttavia anche norme che toccano la valenza del contratto nazionale e il fatto che i sindacati che non hanno firmato non potranno far eleggere propri rappresentanti in fabbrica.
Da qui, la prudenza con la quale, pur esprimendo un giudizio positivo perché si salva il lavoro a Mirafiori e la sopravvivenza dell’occupazione a Torino, il sindaco Chiamparino e il candidato sindaco, Piero Fassino, hanno lanciato un avvertimento. La Repubblica: “Chiamparino, parla di «intesa positiva non solo perla fabbrica ma per l`intera città», però auspica che «nella gestione dello stabilimento venga coinvolto anche chi non ha firmato». Il candidato sindaco del Pd, Piero Fassino, evidenzia che l’accordo è «importante», però avvisa: «Chi non ha firmato non deve essere oggetto di discriminazione».
Al di fuori di Torino, invece, i commenti sull’accordo sono stati divisi nettamente. Positive le reazioni dei firmatari, della Fiat, del ministro Maurizio Sacconi. Ma mentre i sindacati hanno sottolineato che la positività dell’accordo sta nell’aver ottenuto la garanzia del futuro produttivo a Mirafiori, nelle parole di Marchionne e di Sacconi vi è stata anche la soddisfazione per un obiettivo di tipo più generale. Ed è proprio questo aspetto “generale”, e cioè il venir meno della valenza generale del contratto nazionale e il fatto che siano gli imprenditori e i sindacati che firmano accordi aziendali a decidere chi può essere eletto come delegato di fabbrica, ad aver preoccupato tutti coloro che si sono schierati in modo critico. Sergio Cofferati (La Repubblica): “Diventa chiaro il tentativo di stravolgere tutto il sistema contrattuale e delle relazioni sindacali. La Fiat, con la sua fabbrica simbolo, si pone come punto di riferimento negativo, con un accordo autolesionista per chi l`ha firmato». Stefano Fassina, responsabile economico del Pd: «Accordo regressivo», che «nessuno può considerare un successo» e che «apre alla negazione della democrazia sindacale».
Il Foglio, quotidiano di Giuliano Ferrara, ha sintetizzato l’importanza dell’accordo in un lungo articolo a tutta pagina. “Torino. La rivoluzione marchionnesca è compiuta. Le nuove relazioni all`americana fra azienda e lavoratori sono pronte. La svolta "storica", parola di Sergio Marchionne, c`è. Da Torino inizia una nuova era. L`accordo per Mirafiori è stato raggiunto ieri sera, senza la Fiom che non sarà più parte della rappresentanza sindacale aziendale nella Casa torinese. La Fiat fa dunque a meno della Cgil, non succedeva dai tempi di Vittorio Valletta. Non solo: il gruppo automobilistico procede per la propria strada fuori da Confindustria e applica
condizioni di lavoro non previste dal contratto nazionale dei metalmeccanici. Era accaduto solo negli anni Venti del secolo scorso, ricordano gli osservatori più attenti. I rapporti con il presidente della confederazione degli industriali, Emma Marcegaglia, diventano sempre più difficili. Il maggior punto di frizione è proprio la rappresentanza sindacale: il direttore generale di Confindustria,Giampaolo Galli, nell`intervista al Foglio di mercoledì, aveva confermato il proprio dissenso. Ieri sera, comunque, Marcegaglia ha plaudito all`accordo innovativo. Arduo dire altro. L`intesa si basa su uno scambio così sintetizzato in casa Cisl: "Non possiamo buttare a mare l`investimento in nome dei diritti del sindacato", ha detto ieri Claudio Chiarle, segretario della Fim-Cisl di Torino.
Scelte difficili che segnano una svolta nella storia delle relazioni industriali in Italia dalle ricadute ancora indefinite seppure inevitabili nei rapporti di potere che solcano la politica, l`industria e i sindacati” ".