mercoledì 11 ottobre 2006

SBOBINATURA CONSIGLIO 24/09


DELIBERAZIONE CONSILIARE N.61 DEL 24.09.2009
SBOBINATURA

Ficarelli: Prima di introdurre la mozione una cosa voglio dirla, è che quanto questo Consiglio
Comunale si appresta a deliberare è qualcosa di concreto e reale e non è “folcloristico” o
“contra legem”, come qualcuno è andato dicendo sui giornali nei giorni scorsi. Non può
essere “contra legem” semplicemente perché non c’è la legge. E non ci sono “ magistrati che
creano la legge”, semplicemente, i magistrati si sono trovati spesso a risolvere controversie
senza l’aiuto di una legge. Semmai la colpa è della mancanza dei legislatori e non dei
magistrati. Sempre che ci sia una mancanza legislativa. L’approvazione di questo ordine del
giorno consentirà ad ogni cittadino di mettere nero su bianco le proprie volontà. Tutti
ricordiamo il caso di Eluana Englaro, dove per mesi si è dibattuto su quale fosse il volere di
Eluana quando era ancora in possesso delle proprie facoltà mentali. Questo era l’elemento
centrale del processo, che ha praticamente deciso il verdetto. Ora almeno questo dubbio potrà
essere superato da ogni cittadino che desideri farlo. Inizialmente questa mozione è stata
presentata dal nostro gruppo di minoranza, “Cavriago Comune”. Siamo poi stati contattati
dalla maggioranza, “Insieme per Cavriago”, per la precisione dalla capogruppo Enrica Testa,
che purtroppo oggi, come spiegava Mirko, è assente per motivi personali, però la sua firma è
in calce alla mozione, e dallo stesso Mirko Tutino, (“Cavriago Comune” è già stato detto) che
si apprestava a presentare una mozione simile, e ci ha proposto quindi una mozione congiunta
che abbiamo accettato favorevolmente e abbiamo raggiunto prestissimo un accordo. Il
contenuto della mozione è semplice, ed è il seguente. La Giunta dovrà: istituire un registro
telematico sul quale sono indicati i nomi dei cittadini che decideranno di compilare un
modulo. Predisporre proprio questo modulo,che raccoglierà le “dichiarazioni anticipate di
volontà dei trattamenti di natura medica”. Cioè ogni cittadino interessato potrà esprimere la
propria volontà di essere o meno sottoposto a trattamenti sanitari sia in caso di malattia o
lesione cerebrale irreversibile o invalidante sia in caso di malattia che costringa a trattamenti
permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione.
Si tratta, in pratica, del “testamento biologico”. Trattare periodicamente,un’altra cosa di cui si
impegna la Giunta,trasmettere periodicamente le dichiarazioni raccolte ad alcuni Soggetti
Istituzionali quali il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, l’ARSAN,
l’Assessorato Regionale alla Sanità, l’azienda sanitaria locale competente per territorio, e al
medico di famiglia della persona che ha sottoscritto la Dichiarazione anticipata di volontà,
affinché ne tenga debito conto in ogni momento del percorso medico-assistenziale della
persona che ha espresso la volontà.
Sindaco: Bene chi chiede di intervenire? So che ci sono tanti interventi che bollono in
pentola, partiamo subito. Passiamo ai voti? Dottor Leoni prego.
Leoni: Qualcosa lo devo dire, mi tocca. Mah indubbiamente gli aspetti che riguardano il
testamento biologico sono di una straordinaria importanza e da almeno un decennio
rappresentano, non solo nel nostro paese ma in tutto il mondo, degli spunti di discussione e di
riflessione, e la proposta di oggi non è folcloristica però certamente non tiene conto del fatto
che c’è un vuoto legislativo, però è anche vero che c’è una proposta di legge che sta seguendo
un suo iter, una discussione in Parlamento da cui potrebbero scaturire invece delle indicazioni
precise. Perché immagino la persona che in qualche modo consegna in Comune a Cavriago
oggi in qualunque documento e qualora questa persona un domani non fosse in grado di
esprimere il proprio giudizio, beh allo stato attuale delle cose avrebbe un valore
assolutamente pari a zero, assolutamente. Quello che ha sempre funzionato, in un ospedale, in
situazioni critiche, quando la persona non è in grado di giudicare e di esprimere un proprio
parere, è stato sempre il parere della persona, che aveva espresso nel corso della vita, quindi
l’incontro con i famigliari e i medici di fiducia. Questo quasi sempre è stato un punto, un’area
deontologica di manovra, in cui spesso si è riusciti a colmare un vuoto legislativo che
indubbiamente oggi c’è. E il fatto di cercare di tradurre questa area, questo confine così
nebuloso in un testo di legge è indubbiamente quanto mai complesso. Innanzitutto perché la
medicina contemporanea è nata 70 anni fa con l’ingresso della penicillina e dei vaccini, fino
allora era stata veramente ben poca cosa e se ci sono stati grandi progressi su molti organi, su
molte patologie, molte cose rimangono oscure e soprattutto il campo delle neuroscienze è
quanto mai primitivo,conosciamo pochissimo di queste cose e quella che oggi possiamo
considerare una verità scientifica fra 10 anni tale non sarà più. E quindi vincolandoci oggi
come giudizio noi ci esponiamo alla possibilità che il nostro parere cambi, che le verità
scientifiche cambino tanto è vero che per esempio in Germania il consenso, la proposta a
riguardo del consenso nella fase terminale della propria vita qualora non ci fossero le capacità
di esprimere liberamente un proprio parere, prevedono un consenso ottenuto da un medico, il
quale dovrebbe informare il paziente delle sue condizioni cliniche, delle patologie
eventualmente a cui è predisposto e questo consenso avrebbe un valore limitato nel tempo,
perché col tempo si cambiano le opinioni, cambiano le situazioni,cambiano le conoscenze
scientifiche e quindi mi immagino che questo registro ogni tre,quattro, cinque anni vada
aggiornato perché cambiano le cose. No beh per carità fatelo ed è un ottimo lavoro, in un
momento in cui ci sono anni di liste di attesa per un intervento, per esempio, è indubbiamente
un ulteriore lavoro che va ad aggiungersi a difficoltà di sbrigare normali pratiche cliniche,
però se c’è la possibilità e le risorse per tutto questo ben volentieri. L’altra cosa che vorrei
dire e che c’è una parola magica in tutto questo che è quella di staccare l’interruttore, voi
pensate che impedire la nutrizione e l’idratazione sia come toccare un pulsante, per cui finisce
la luce? E’ un pochettino più complicata, avete una vaga idea di cosa voglia dire provare la
sete, l’avete provata qualche volta? Avete un’idea di cosa voglia dire vedere spegnersi un
paziente per sete, giorno dopo giorno. Anche se questa persona può essere in coma avete idea
a livello biologico di quali possano essere le sensazioni che prova? Perché allora forse
l’eutanasia è più rispettosa, forse quella è proprio spegnere la luce. Ma però l’eutanasia non è
consentita e mi pare che nessuno abbia previsto un passaggio di questo genere, quindi
impedire l’idratazione e la nutrizione è un atto violento, che comporta sofferenza, dolore,
oltre a contraddire le nostre tradizioni cristiane, la nostra sensibilità e va contro, secondo me, i
sentimenti più comunemente avvertiti da parte delle persone a riguardo. Quindi quello che io
mi auguro e non è, non un passaggio così diretto, nel senso della proposta che viene
formulata, ma una legge che lasci uno spazio deontologico in cui il paziente, il medico e la
famiglia possono trovare appunto un area di mobilità in cui potere affrontare, e anche tenendo
conto di quelli che sono gli indirizzi delle persone. Però ricordatevi un'altra cosa spesso
quando si sta bene, si è lucidi si è portati a pensare che non si accetterà mai quello piuttosto
che o quell’altro trattamento:” Io non mi farò mai mettere un sacchetto, io non vivrò attaccato
a un apparecchio”.Però spesso,quasi sempre non dico sempre, le persone che possono
scegliere preferiscono continuare a vivere e quindi vorrei per tutti un momento di riflessione
anche perché è un campo delicato in cui non è solo una posizione di destra o di
sinistra,occorrerebbe un grande consenso. Occorrerebbe tenere conto anche delle radici, delle
sensibilità delle proprie persone e della coscienza, secondo me, importante in Italia che si è
sviluppata in questi anni, come il diritto alla salute,il diritto all’assistenza per tutti,per non
cadere poi, attraverso una serie di limitazioni, a quello che sta accadendo in altri paesi dove
dopo i 70 anni non si fa la dialisi,dopo i 70 anni non si fanno gli interventi cardiochirurgici o
cose di questo genere quindi io da questo punto di vista sarei molto prudente, ecco, prima di
considerarla veramente una tappa, un successo questo tipo di passaggio. Consiglierei a tutti di
riflettere profondamente, ripeto, alla fine in tanti anni quello che ho visto funziona molto
l’incontro tra la famiglia, i medici, i medici di fiducia e spesso si riesce a trovare un
equilibrio,ma non pensiate che staccare la spina sia una cosa semplice, non lo è per niente.
Sindaco: Bene, grazie, ha chiesto di intervenire Mirko Tutino.
Tutino: Ma sicuramente è una questione complessa e questa cosa qui non sfugge a nessuno,
nè tanto meno sfugge ai Consiglieri di maggioranza che hanno deciso, col proprio
capogruppo, di sottoscrivere la mozione insieme a Luca Ficarelli. Vorrei fare un
ragionamento che parte da considerazioni che non sono mie,sono quelle di Umberto Veronesi,
che è un oncologo, importante medico del nostro paese,che è stato anche Ministro e lui parla
del fatto che nella medicina ci siano state quattro grandi rivoluzioni,quella che ha scoperto il
DNA,quella che ha identificato, come strumento, la diagnostica per immagini quindi per
riuscire a comprendere cosa avveniva all’interno del corpo umano,quella dei trapianti,quella
delle cellule staminali, che sono state in grado di arginare e combattere nuove malattie
e,secondo Veronesi,si aprono le porte di una quinta rivoluzione,che è proprio quella che
deriva dalle prime quattro,cioè le opportunità, che prima della nascita e che sul finire della
vita ha creato la medicina, possono aprirsi, in termini di dibattito, di discussione rispetto
all’etica, e i limiti che si possono dare alla medicina in queste due fasi così difficili e così
nuove, rispetto alla vita delle persone. E quindi in un momento in cui viene a crearsi la
condizione, la possibilità di una vita artificiale,di una vita che è tenuta in piedi attraverso dei
macchinari, in cui, se non ci si riesce più a nutrire, una macchina ti nutre, se non si riesce più
a respirare, una macchina ti fa respirare. Queste possibilità, dicevo, aprono tutta una serie di
interrogativi e di condizioni su quelli che possono essere i limiti. E’ sbagliato,è fuorviante ed
è propagandistico richiamare concetti come la fame e la sete quando si parla di corpi che in
quel momento non sono in grado di avere quel tipo di sensazione e di stimolo. Questo è stato
provato quando sono state fatte le autopsie di persone in quelle condizioni, per cui nelle
piazze la politica,le associazioni si combattevano, facevano propaganda, ma nella realtà
quando poi si è andati a veder che cosa c’era si è capito che le funzioni collegate a quel
genere di sensazioni non esistevano più. E la cosa importante è capire che quando noi
abbiamo delle forme di cura, delle cure che possono tenere in vita un corpo umano se prima
viene chiesto un consenso informato, se prima si informa il paziente, quando è ancora in
grado di poter comprendere di quelle che sono le possibilità, deve avere il diritto di potere
rifiutare una cura, se questa cura va a insistere e a mantenere in vita un corpo che non è in
condizioni di vita così come la intendiamo oggi. Oggi è, dalla legge italiana, consentito ai
testimoni di Geova di rifiutare le trasfusioni,anche quando queste possono essere necessarie, è
consentito, non ci sono battaglie contro questa cosa,è consentito. Il Consiglio nazionale di
bioetica, a maggioranza, è vero,ma il Consiglio, comunque,si è espresso sostenendo la
necessità di una legislazione sul testamento biologico, quindi, non stiamo parlando soltanto di
associazioni e movimenti che su questo si sono espressi, e credo che si può anche richiamare
qualche valore un po’ più lontano per poter discutere di questa questione,dalla rivoluzione
francese in avanti i diritti che le persone hanno di autodeterminare se stessi in momenti di
difficoltà di questo genere. Il diritto di poter scegliere in base alle proprie convinzioni e anche
in base alla propria fede,deve essere un diritto della persona,anche in base alla propria fede.
La creazione di un testamento biologico, di un registro, che lo può conservare, non va a
negare il diritto a chi vuole cambiare idea, a chi ha convinzioni diverse, a chi crede nei valori
di cui parlava prima Leoni, nei valori cristiani, di poter fare la propria scelta,non lo
impedisce,non lo impedisce,non si obbliga nessuno a fare questa scelta. Questo secondo me
deve essere chiaro, è un opportunità non è un obbligo,e sarebbe quanto mai sbagliato che
qualche Senatore a Roma andasse a decidere come deve la gente scegliere nel momento in cui
si trova in queste condizioni,è una cosa abominevole. C’è un vuoto normativo che da altre
parti è stato colmato, nel 1991 gli Stati Uniti che non sono certamente un paese che su questo
piano è più indietro di noi ha approvato una legge che ha definito questo genere di libertà e
che ha visto il 15% degli americani fare il testamento biologico. Anche in Germania c’è
questa possibilità,con limiti giustissimi,con confronti che debbono coinvolgere il medico,che
debbono coinvolgere la famiglia,ma ha consentito questo genere di scelta. E’ un po’ più
recente in Germania e quindi sono un po’ meno, il 10%, ma è una parte importante della
popolazione, sono otto milioni di persone che hanno scelto, in Germania. Sondaggi in Italia
dicono che l’80% degli italiani sono favorevoli al fatto che si possa lasciare questa possibilità.
Il caso di Eluana Englaro di cui si è parlato tanto è stato una questione che è finita in mano ad
avvocati, a giuristi per più di un decennio. Discussioni che sono state portate barbaramente
sui mass media,che sono diventate oggetto di bandiera politica proprio perché non c’è in Italia
la possibilità, in maniera privata, di fare questo genere di scelta e di poter decidere. Si è
lasciato in mano ad altri questo tipo di discussione. Ripeto, il supporto al diritto di scelta non
significa obbligare ad una scelta,proprio perché è una questione complessa è giusto che
chiunque possa fare le proprie scelte e possa esercitare un diritto che è sancito dall’Articolo
13 e dall’Articolo 32 della nostra Costituzione. Va beh che questa maggioranza la
Costituzione ha dimostrato di non volerla seguire più di tanto. I costi di una scelta di questo
genere: Non ci sono. Perché preoccuparsi di costi per questo registro, non c’è nessun costo,è
una cosa che non ha nessun genere di limite da quel punto di vista, se una persona vuole
cambiare può cambiare,non è una cosa che vincola a vita, non è un mutuo, è una cosa che si
può cambiare nel momento in cui si vuole e penso che sia anche offensivo nei confronti di chi
ha proposto questa mozione quanto detto dal alcuni sui giornali oggi che hanno definito
folcloristica questa proposta. A me pare più folcloristico che ci siano in questo paese dei
giuristi che solo per la propria fede interpretano la legge in un certo modo. Mi sembra che sia
più folcloristico avere in Parlamento una maggioranza che continua su questi temi a non
seguire l’idea di uno Stato laico,ma a seguire l’idea di uno Stato che è confessionale. Mi
sembra folcloristico che quando si chiama, da parte del centrodestra, in campo i valori
cristiani, si dimentichi che abbiamo un Presidente del Consiglio che si vanta di essere un
amico e un frequentatore di prostitute,se questo non va contro i valori cristiani e non è
folcloristico, se questo non va contro i valori cristiani e non è folcloristico, mi chiedo perché
deve diventare folcloristico qualcosa che tratta della libertà di scelta delle persone, (intervento
fuori microfono) è vero che questo non c’entra,ma c’è un’incoerenza profondissima come in
questo Paese c’è sempre, ogni volta che si discute di queste cose,l’etica vale solo in una
direzione mai nell’altra e allora i valori cristiani che qualcuno qui solleva in questo Consiglio
dovrebbe sollevarli anche in altri sedi perché altrimenti si rischia di non essere molto
credibili. Cavriago questa sera (intervento fuori microfono) purtroppo siamo abituati al fatto
che Casali quando non ha argomenti abbandoni la sala. Cavriago questa sera può confermarsi
una terra all’avanguardia sul tema dei diritti, può lanciare un messaggio istituzionale
importante al Parlamento italiano,noi non facciamo la legge dello Stato,ma noi possiamo
stimolare con le nostre iniziative una legge dello Stato che vada a colmare questo vuoto
legislativo e possiamo fornire un diritto ai cittadini di Cavriago. Questo è importante e per
questo motivo, personalmente, perché la nostra non è una posizione che assumiamo
all’unanimità, diciamo, perché ognuno è giusto che su queste questioni si esprima
personalmente, ma, penso, anche a nome di tanti altri, voterò questa mozione che considero
assolutamente in linea con uno Stato moderno,uno Stato civile,uno Stato finalmente europeo.
Sindaco: Ha chiesto di intervenire Paolo Burani.
Burani: Nell’affrontare l’argomento oggetto della mozione è inevitabile che ognuno di noi si
senta coinvolto ed interrogato negli aspetti più profondi e intimi della propria coscienza e
della propria etica. Da qui la difficoltà,la complessità,le delicatezza dell’argomento,credo che
questo mio sentire sia comune a tutti,o almeno a tutti coloro che si interrogano privi di
pregiudizi,di gabbie ideologiche dovute a rigidità mentali o furberie politiche. Non riesco a
semplificare argomenti e problemi come quelli del testamento biologico,che oltre al dato del
sentire profondo della nostra interiorità,frutto della educazione,della cultura,della nostra
visione della vita e delle cose ultime e, per altri, della propria spiritualità,hanno notevoli
complicazioni di carattere medico scientifico riguardanti l’uso della medicina moderna e delle
tecnologie. Complicazioni dovute anche alla conoscenza approfondita e precisa delle
terminologie spesso usate a sproposito. Queste mie prime considerazioni mi portano già a dire
con estrema chiarezza che il dibattito politico deve essere connotato da sobrietà e
serenità,deve essere privo di ogni tipo di strumentalizzazione e banalizzazione. Deve essere la
conseguenza di approfondimenti e riflessioni,conoscenze,volontà di trovare soluzioni
condivise. Non deve avere come fine il portare a casa vittorie ad uso propagandistico. Per
questo motivo non si possono affrontare simili argomenti, da una parte, con furore
laicista,coniugando tutto in termini di contrapposizione alla Chiesa cattolica o comunque di
contrapposizione ad un sentire di carattere religioso, inneggiando ad un libertarismo assoluto
e, dall’altra parte, con furore integralista,volendo imporre ad uno Stato scelte e posizioni
religiose e farle diventare leggi. In questo senso si aprono due questioni:la prima il concetto di
libertà,la seconda i limiti a questa libertà. La società nella quale noi siamo inseriti è una
società plurireligiosa,multiculturale,secolarizzata,si pone così il problema: una legge può
sostituirsi all’individuo? Ed un altro problema: come viene formulata una legge? Una legge
deve fare riferimento a tutti? Ma se tutti la pensano in modo così variegato da essere
addirittura contraddittorio come è possibile formulare una legge,basta una maggioranza?
Oppure anche la legge formulata dalla maggioranza, se vuole essere fondata su una
convivenza democratica, deve lasciare spazio anche al pensiero delle minoranze? E,
comunque, al di là di maggioranza e minoranza,esiste un criterio cui può far riferimento la
legge nel suo articolarsi? Tale criterio può essere solo ed esclusivamente l’individuo nella sua
totale ed assoluta libertà,oppure all’estremo opposto il criterio è Dio,il che comporterebbe uno
Stato teocratico? Fra i due estremi c’è lo spazio per un criterio: il bene comune,l’insieme di
quei valori umani che si ritengono necessari per una convivenza pacifica ordinata con regole
e limiti. Giustamente anche nella mozione ci si è basati sulla Costituzione,base della nostra
convivenza a cui dobbiamo sempre fare riferimento e il rispetto della Costituzione mi porta ad
affermare che lo Stato di fronte alle scelte della vita si deve fermare, deve porre in atto tutti i
mezzi legislativi per garantire che non vi siano abusi,illeciti ma poi deve fermarsi, da quel
punto in avanti c’è la persona con la sua coscienza,il suo sentire più intimo. Sulle
coscienze,soprattutto sulle coscienze che si alimentano dalla fede,in particolare la fede
cristiana,interviene il magistero della Chiesa nel suo campo proprio,che deve essere rispettato
non solo quando parla per difendere ed aiutare gli immigrati stranieri,per dar voce ai poveri
del mondo,ai diseredati e ai perseguitati, per denunciare le ingiustizie sociali,ma anche
quando interviene in difesa della vita in tutti i suoi aspetti,in tutti i suoi momenti, dal
concepimento alla morte. Sta poi a noi,alle singole persone e alle istituzioni formate dai nostri
rappresentanti fare proposte per legiferare ed ordinare la convivenza delle persone,fare
sintesi,trovare le soluzioni nel rispetto di tutte le sensibilità. Il nostro sforzo deve essere
quello di favorire un dibattito alto,una riflessione profonda,creare le condizioni perché il
legislatore possa produrre regole e leggi,che facciano crescere ed avanzare la nostra società e
consentano ad ogni coscienza di essere libera e rispettata. Proprio per favorire questo dibattito
non mi convincono strumenti come i registri comunali,come quello proposto questa sera,sono
forzature che, come dicevo all’inizio, hanno più a che fare con gli intenti propagandistici che,
ribadisco, debbono essere lasciati fuori da una discussione di questo tipo. Occorre quella
misura,quella sensibilità che si deve avere quando ci si accosta alle cose sacre e questo lo dico
in riferimento ad una sacralità intesa in modo molto laico. Occorre avere dei dubbi,un conto è
parlare e fare affermazioni ed avere certezze nella freddezza razionale di chi non ha vissuto
certe esperienze direttamente o le ha vissute da lontano e un conto è essere in condizioni di
fine vita o viverle da vicino magari con protagonista non un anziano ma un bambino. Il modo
migliore per affrontare la questione penso sia quello di avere il senso dei limiti dell’uomo.
Non posso imporre il calvario a nessuno,lo posso scegliere come credente e così non posso
permettere all’uomo di essere onnipotente, posso, invece, creare una società con regole e
tutele. Per queste considerazioni il mio voto sarà di astensione.
Sindaco: Bell’intervento,vi sono, Davide prego.
Farella: Io ho preparato un intervento, come dire, un po’ diverso,credo che questa sera siamo
qui a dibattere rispetto comunque alla introduzione di un registro che la cui competenza è,
questo, insomma, lo sancisce il nostro ordinamento, di competenza è di un ente locale e
quindi noi questa sera stiamo anche a dibattere all’interno di una dimensione che ha a che fare
con il diritto e con le basi fondamentali del nostro diritto e quindi ha a che fare con lo Stato di
diritto del nostro paese,che il nostro paese è uno stato assolutamente democratico e non è uno
Stato all’interno del quale, insomma, ci possano essere ingerenze di altri tipi come ho sentito
in alcuni interventi di questa sera. Insomma, in alcuni interventi,nell’intervento del professor
Leoni, insomma, si è fatto riferimento, secondo me, improprio alle radici cristiane del nostro
paese e in alcuni passaggi è stato fatto anche da parte di Paolo, insomma, nel suo intervento.
Io, quindi, come dire, cerco di riportare la discussione all’interno di una dimensione che ha a
che fare proprio con il diritto e con la base del nostro diritto e il nostro ordinamento. Allora,
credo che questa sera attraverso la discussione e auspico l’approvazione della mozione in
oggetto finalizzata ad istituire il primo registro comunale dei testamenti biologici sul territorio
provinciale,stiamo compiendo un atto doveroso per la democrazia del nostro paese. In un
contesto nazionale infatti scientemente desertificato e reso orfano del necessario diffuso
dibattito pubblico al quale alcuni interventi che mi hanno preceduto facevano riferimento,su
un tema così rilevante come il testamento biologico assistiamo inermi ad un dibattito
parlamentare,quello relativo al disegno di legge Calabrò,impermeabile a qualsiasi istanza e
sollecitazione esterna al palazzo e che, in spregio ai principi costituzionali e alla corposa
Giurisprudenza in materia, vede la Conferenza Episcopale italiana come unico interlocutore
del Parlamento e soprattutto del Governo. Disegno di legge, lo abbiamo visto bene da quando
nel marzo scorso è stato approvato in prima lettura al Senato e soprattutto in queste ultime
settimane che precedono la seconda lettura alla Camera,che al contrario della sua naturale
funzione che lo vorrebbe come strumento normativo in grado di disciplinare l’esercizio di
alcuni diritti fondamentali della nostra Costituzione,cioè i diritti all’autodeterminazione e il
diritto alla salute,appare sempre di più come merce di scambio tra il Governo e le più alte
gerarchie ecclesiastiche. La mozione che ci apprestiamo a votare non ha, dunque, a mio
avviso, solo il grande merito di rendere più agevole e sicuro l’esercizio di diritti già
esistenti,diritti che non sono una creazione giurisprudenziale, come sostiene il Ministro
Sacconi,attivando uno strumento pubblico semplice e gratuito come il Registro comunale sui
testamenti biologici finalizzato a rendere attuabile in modo agevole e snello le dichiarazioni
di volontà dei cittadini su una questione, cioè la fine della vita, sulla quale solo essi hanno il
titolo per decidere. Ma tale mozione ha anche la funzione di fare in modo che le Istituzioni
più prossime ai cittadini, cioè i Consigli Comunali, possano discutere liberamente e deliberare
atti sul tema in questione affinché questi possano essere una testimonianza concreta e diretta
del fatto che nel paese esistono tante, tantissime posizioni differenti,probabilmente
maggioritarie,rispetto a quella della maggioranza di Governo, o di parte di essa, viste le
dichiarazioni, insomma, del Presidente della Camera, insomma, delle ultime settimane, più
impegnata a destrutturare l’impianto costituzionale affossandone i suoi principi cardine che a
tutelare i diritti e le libertà dei suoi cittadini. Penso quindi che stasera attraverso
l’approvazione di questa mozione, possiamo andare verso la formalizzazione di due cose
molto importanti,la prima è di ordine politico generale: Cavriago riconferma stasera il proprio
stretto ancoraggio ai valori fondamentali della Carta Costituzionale,che è considerato il
contesto politico nazionale né cosa scontata,né atto di poco conto. Attraverso questa mozione
infatti il Consiglio Comunale di Cavriago va a ribadire che in quello che viene rappresentato e
in concreto così si manifesta nel dibattito parlamentare sul testamento biologico,come un
conflitto tra diverse tavole di valori cioè quelle che caratterizzano e disciplinano i diversi
ordini dello Stato e della Chiesa,una è soltanto quella democraticamente legittimata cioè la
Costituzione della Repubblica. Ad essa, di conseguenza, spetta una posizione privilegiata
nella discussione pubblica e nel momento della decisione legislativa. La Costituzione,
ricordo, infatti è il prodotto di un procedimento democratico sconosciuto alle altre carte di
valori che possono essere presenti in un organizzazione sociale,voto popolare,elezione di un
assemblea costituente,discussione,votazioni parziali,approvazione finale. Questo non significa
che sia precluso il confronto continuo tra punti di vista diversi che anzi è il contenuto primo
della laicità dello Stato,vuole dire però che un riferimento ineludibile per il legislatore è
quello dei principi costituzionali,che costituiscono i criteri di valutazione finale della
legittimità di una norma e questi principi, lo ha sottolineato la Corte Costituzionale nel 1988,
non possono comunque essere sovvertiti o modificati nel loro contenuto essenziale neppure
da leggi di revisione costituzionale o da altre leggi costituzionali. Da anni la Costituzione
purtroppo è sotto attacco soprattutto da parte delle gerarchie ecclesiastiche e quello che viene
da loro rifiutato è proprio l’insieme dei principi che lo caratterizzano e che individuano lo
spazio e le caratteristiche del nostro sistema democratico. La mozione che ci accingiamo a
votare ha dunque, a mio avviso, il pregio politico di riaffermare con forza che lo spazio
democraticamente legittimo è quello che risulta dall’insieme dei principi costituzionali,che
non può essere sostituito da altri principi attraverso forme improprie di revisione
costituzionale come accade quando, ad esempio, agli articoli della Costituzione vengono
contrapposti,quasi portatori di una superiore legalità, passi di encicliche papali o di altri
documenti vaticani. Da tempo i vertici della chiesa hanno intrapreso una campagna assai
determinata per affermare il primato della loro dottrina ben al di là della legittima
predicazione della fede,dal momento che ad essa viene attribuito un valore normativo che va
oltre,va ben oltre l’ambito dei credenti e configura obbligazioni soprattutto verso lo Stato
italiano al quale tali vertici ecclesiastici guardano ormai come al giardino di casa. A conferma
di ciò basta guardare l’ingerenza delle CEI in merito alla legge sulla procreazione assistita,il
rifiuto di dare riconoscimento giuridico alle unioni di fatto,l’indegna gazzarra intorno al caso
di Eluana Englaro e all’attuale, purtroppo, discussione parlamentare rispetto alla legge sul
testamento biologico. Tutte queste vicende sono accomunate dal rifiuto di riconoscere alle
persone il diritto di governare liberamente la propria vita,attraverso cioè l’eliminazione
sostanziale delle gemme della nostra Carta costituzionale cioè i diritti di libertà e di
autodeterminazione della persona, le destre di governo e parte delle gerarchie ecclesiastiche
vogliono consegnare la persona ai poteri,quello medico e quello politico,dai quali si era
voluta liberarla grazie ad un processo di emancipazione e di autodeterminazione della persona
stessa durato secoli. Si vuole sulla base dell’affermazione dogmatica della indisponibilità
della vita, determinare un mutamento di regime e trasformare lo Stato democratico in uno
Stato etico. In riferimento al complesso mondo della Chiesa,ho fin qui parlato solo di una
parte,solo di una parte,ne esistono infatti altre, diverse, che resistono e che dissentono dal
dogmatismo restauratore dei suoi vertici. Poco più di sette mesi fa 41 preti e religiosi molti
appartenenti alle ormai haimè poche comunità cristiane di base, tra loro vorrei ricordare Don
Paolo Farinella, Don Enzo Mazzi,Don Andrea Gallo,Don Alessandro Santoro,Don Riccardo
Betto e Don Albino Bizzotto firmarono un appello per la libertà sul fine vita promosso dalla
rivista Micromega dopo la morte di Eluana Englaro e durante la discussione al Senato la
revisione di legge sul testamento biologico,poi approvata, appunto, lo scorso 26 marzo in
prima lettura. Il testo di tale appello riportava “La legge sul testamento biologico che il
Governo e la maggioranza si apprestano a votare imprigiona la libertà di tutti i protagonisti
coinvolti al momento supremo della morte,definendo il nutrimento e l’idratazione forzati
come cura ordinaria obbligata e non più come intervento terapeutico straordinario. La legge
annulla ogni possibilità di valutazione sull’accanimento terapeutico. La morte è un
appuntamento naturale a cui tutti siamo chiamati,per i credenti poi è il vertice della vita
vissuta,la soglia che introduce all’eternità,la decisione di porre fine ad una parvenza di
esistenza è di pertinenza esclusiva della persona interessata,che ha il diritto di esporla
preventivamente in un testamento,oppure alla famiglia di concerto con il medico che agisce in
scienza e coscienza. Con la forza della ragione e la serenità della fede ci opponiamo ad un
intervento legislativo che mortifichi la libertà di coscienza informata e responsabile in nome
dei principi che non sono di competenza dello Stato e tanto meno di un Governo e di un
Parlamento che agiscono in modo ideologico sull’onda emotiva e la strumentalizzazione di
una dolorosa vicenda come quella di Eluana Englaro. Come credenti,qui termina
l’appello,riteniamo che chiunque come è stato libero di vivere la propria vita così possa
decidere anche di morire in pace,quando non c’è speranza di migliorare le proprie condizioni
di esistenza umana”. Dovete sapere che dopo la sottoscrizione di questo appello, ad agosto, è
partita, da parte della Congregazione per la dottrina della fede,una lettera indirizzata ai
Vescovi diocesani e ai superiori provinciali dei 41 preti e religiosi suddetti contenente un
ordine preciso: convocare i sacerdoti per richiamarli all’ordine ed eventualmente punirli.
Questa iniziativa della Santa Sede nei confronti non di un singolo prete ma di un intero
gruppo rimanda però, purtroppo, a tempi lontani,restando all’Italia, il referendum per il
divorzio del ’74,quando furono molti i preti schierati pubblicamente per il no a subire la
sospensione “a divinis”, oppure al 1989 quando vennero in vario modo puniti gran parte dei
63 teologi che firmarono una lettera ai cristiani a favore di un’attuazione più decisa del
Concilio Vaticano secondo. Mi permetto quindi di dire che se questo è il diritto al dissenso,se
questa è la libertà di pensiero e di espressione consentita all’interno della Chiesa allora non
posso che esprimere tutta la mia solidarietà ai 41 preti e religiosi sottoscrittori dell’appello di
MicroMega e auspicare e, nel mio piccolo, impegnarmi il più possibile affinché tali modalità
rimangano confinate all’interno dell’organizzazione della Chiesa Cattolica e non invadano,
destrutturandolo,il nostro sistema democratico e la nostra Carta Costituzionale. La seconda
cosa importante che andiamo a formalizzare questa sera attiene più nello specifico al registro
comunale sui testamenti biologici e alla loro efficacia giuridica. Il registro ha la funzione di
autenticare le dichiarazioni di cittadini capaci di intendere e di volere circa i trattamenti
sanitari ai quali,in base appunto,al soprarichiamato Articolo 32 della Costituzione, vogliono o
non vogliono essere sottoposti,nel caso in cui non fossero più in grado di esprimere le loro
volontà. Non è vero che il testamento biologico una volta autenticato e registrato sia un atto
inutile e privo di valore giuridico,ha lo stesso valore di un testamento biologico rilasciato
davanti ad un notaio ovvero di una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà rilasciata
davanti a un funzionario comunale,prevista dall’Articolo 76 del D.P.R. 445 del 2000. Il
registro non contrasta nessuna legge di fonte sovraordinata,non esiste allo stato attuale in
materia e pertanto come ha sostenuto ieri sul Carlino e come ricordava prima Luca e
Mirko,un esponente del comitato “Scienza e vita” non è una disposizione contra legem. Il
registro inoltre non riempie nessun vuoto giuridico,semplicemente perché come rilevato dalla
corposa giurisprudenza in materia e da molti giuristi in primis dal Professor Stefano
Rodotà,non esiste nessun vuoto giuridico,il diritto è infatti ben presente nei sopra richiamati
articoli della Costituzione. I moduli che raccoglieranno le dichiarazioni anticipate di volontà
dei cittadini in merito ai trattamenti di natura medica,il registro che raccoglierà le
dichiarazioni suddette e il relativo regolamento d’accesso,oggetto della mozione,sono
strumenti legittimi di competenza dell’ente locale,che in questo caso l’ente locale stesso
intende utilizzare per rendere maggiormente agevole,sicura e accessibile,anche da un punto di
vista economico,l’esercizio di un diritto costituzionale. Questa sera quindi siamo chiamati a
deliberare un atto davvero importante,un atto che può consentire ai nostri concittadini di
esercitare agevolmente un loro diritto fondamentale,un atto che trova piena cittadinanza nel
solco tracciato dai nostri costituenti. Un atto che contrasta il disegno regressivo di
restaurazione che vede progressivamente soppiantare la carta fondamentale della Repubblica
da una Costituzione materiale che ne rovescia il senso.
Sindaco: Ha chiesto di intervenire Gianluca Berciotti.
Berciotti: Si, mi dispiace che il Dottor Leoni sia andato via, sicuramente le parole che ha
detto il Dottor Leoni sono parole dette da una persona esperta e competente però è anche vero
che ci sono state altrettante persone esperte e competenti che hanno detto parole diverse.
Ebbene ascoltando un po’ tutte queste persone comunque che hanno competenza in questa
materia noi una posizione ce la siamo fatta. Sostanzialmente l’Italia dei Valori è sostenitrice
di una posizione che riconosca piena preminenza alla volontà dell’individuo, quando questa
sia stata esplicitamente dichiarata in anticipo, consentendo all’individuo stesso di chiedere
quindi anticipatamente di non essere mantenuto in stato vegetativo permanente. Dico
brevemente anche quello che sta avvenendo a Roma: il Senato della Repubblica ha approvato
in prima lettura il cosiddetto Ddl Calabrò, che è stato trasmesso alla Camera dei Deputati.
Attualmente, è in corso l’esame in Commissione Affari Sociali alla Camera. Sia sulla base
dell’orientamento manifestato dalla maggioranza dei componenti della commissione, sia sulla
base di dichiarazioni rilasciate dal presidente della Commissione, è molto probabile che il Ddl
Calabrò sia adottato come testo base, al momento. Il principale punto dove noi troviamo
dissenso riguarda il comma 5 dell’articolo 3, dove si afferma che “l’interruzione e
l’idratazione artificiali non possono mai essere oggetto di dichiarazione anticipata di
trattamento”.E’ evidente che una legge sul testamento biologico che non consenta di poter
interrompere anticipatamente l’idratazione e l’alimentazione artificiale a un paziente in stato
vegetativo permanente, anche quando questo abbia lasciato una dichiarazione di trattamento
necessaria, non ha alcun senso anzi si configura come una vera e propria presa in giro. Un
altro elemento di dissenso è nel principio che la vita a qualunque costo dell’individuo debba
essere preminente rispetto alla sua volontà dichiarata esplicitamente. In più di un’occasione il
Ddl prevede che il medico possa non tenere conto di quanto scritto nella dichiarazione
anticipata di trattamento. Quindi su un tema come questo del fine vita esistono legittimamente
posizioni molto diverse tra loro. Affrontando questioni come quella dell’alleanza terapeutica,
del consenso informato e soprattutto della dichiarazione anticipata di trattamento, ci si
appresta a riflettere e a decidere su concetti “enormi” quali la vita e la morte di una persona,
sul valore che lo Stato Italiano riconosce nella volontà dell’individuo, stabilendo se spetti ad
esso l’ultima definitiva parola sulle cure alle quali si debba sottoporre o meno, ma soprattutto
se spetti a lui decidere, anche quando non è più cosciente, la condizione nella quale ritiene
dignitoso essere mantenuto in vita. Il testo del Senato è stato approvato a poco meno di un
mese dalla morte di Eluana Englaro, un evento che proprio durante il suo epilogo ha segnato e
sconvolto profondamente la coscienza del paese, una morte che, invece di essere lasciata alla
solitudine e al privato di un dolore composto di familiari e amici, come è doveroso per
qualsiasi evento tragico come quello della fine di un essere umano, è stata trasformata in un
evento mediatico fino al suo ultimo secondo. Ebbene, l’Italia dei Valori ritiene che in materia
di cure mediche e fine vita, in uno Stato in cui vigono i principi della democrazia liberale, la
volontà dell’individuo debba essere considerata assolutamente preminente su ogni altro
fattore. Se questo principio è già stato riconosciuto in un documento approvato dal Comitato
di Bioetica nell’ottobre del 2008 per un individuo che era in pieno possesso della propria
coscienza e facoltà, a maggior ragione lo stesso principio deve valere per una persona che non
è più in grado di far valere la propria volontà, essendosi preoccupato di renderla
esplicitamente in modo anticipato. E’ evidente che se si riconosce il diritto al paziente di
rifiutare anche cure vitali, come ha fatto il Comitato di Bioetica, ciò costituisce un precedente
importante, che apre la strada anche alla possibilità che lo stesso diritto valga per un paziente
in stato di incoscienza, che ha rilasciato una dichiarazione anticipata di trattamento. Se così
non fosse, si verrebbe a creare una disparità inaccettabile nella quale sono tutelati i diritti
all’autodeterminazione del soggetto più forte, ovvero il paziente cosciente in grado di far
valere la sua volontà, mentre sono disconosciuti quelli del soggetto più debole. A tal
proposito, vorrei anche ricordare che la legge 28 marzo 2001, numero 145, il Parlamento
Italiano ha ratificato la Convenzione Europea sui diritti umani e la biomedicina e l’articolo 9
di questa Convenzione stabilisce che “per quanto riguarda un intervento medico riguardante
un paziente che al momento dell’intervento non è in grado di esprimere il proprio volere,
devono essere presi in considerazione i desideri da lui precedentemente espressi”. In virtù di
quanto vi ho appena letto siamo favorevoli crediamo che questa sia la direzione giusta,grazie.
Sindaco: Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tommaso Cavezza.
Cavezza: A mio avviso questa mozione non è una disputa tra laici e cattolici. E’ stata
costruita dagli anticlericali che non perdono occasione per attaccare la Chiesa. Non dobbiamo
cadere nella trappola. Moltissimi laici sono con noi e hanno scritto pagine bellissime,
addirittura di gratitudine nei confronti della Chiesa cattolica che, sola contro tutti, indica la
strada da seguire. I laicisti sono molti, ma non dobbiamo farci né spaventare, né condizionare
da loro. Un primo principio che non deve mai essere perso di vista mi pare che sia il seguente:
nessuno può trasferire ad altri diritti che non possiede egli stesso. Il testamento biologico
serve a dare indicazioni a chi ci ha in cura sui trattamenti che vorremmo o non vorremmo
ricevere. Non possiamo però, attraverso il testamento biologico, dare l'ordine di essere uccisi.
Non possiamo dare questo ordine quando siamo coscienti, non possiamo darlo quando siamo
incoscienti attraverso il testamento biologico.
C'è qui da dissipare un equivoco,alcuni dicono: la vita è mia e ne faccio quello che mi pare. Il
principio è discutibile si potrebbe sostenere che la mia vita appartiene,
contemporaneamente alle persone che amo e che mi amano e chi dice "la mia vita appartiene
solo a me" deve essere una persona molto sola e molto infelice, tuttavia esso non giustifica
l'eutanasia. Al massimo può giustificare il suicidio. Con l'eutanasia io non dispongo della mia
vita. Dispongo contemporaneamente della vita di un altro, al quale dò l'ordine di uccidermi.
E dispongo di tutta la comunità umana da cui pretendo che imponga a qualcuno di eseguire il
mio ordine e che non consideri quell’ atto come punibile.E’evidente che esiste una differenza
fra il suicidio e l'omicidio del consenziente.Il trattamento terapeutico è un atto in cui conviene
la libertà e la responsabilità di due persone: il medico ed il paziente. Ambedue devono
partecipare al medesimo atto con scienza e coscienza. Non è possibile ridurre il medico al
livello di un esecutore di ordini che vadano contro la sua coscienza. Medico e paziente sono
uniti nel perseguimento di un bene oggettivo che è la salute del paziente. Le indicazioni del
paziente nel suo testamento biologico vanno certamente tenute da conto da parte del medico,
ma non possono essergli imposte in modo vincolante quando esse contrastino con le regole
tecniche e deontologiche della professione medica. Nessun trattamento può essere imposto al
paziente contro la sua volontà.
In altre parole non è lecito imporre un trattamento sanitario con la forza.
Cio comporterebbe una inaccettabile violazione della dignità umana del paziente.
Qui però dobbiamo domandarci in cosa consista la volontà vera del paziente.
Quanto più l'espressione di volontà del paziente appare strana e contraria al suo interesse bene
inteso, quale lo intenderebbe in genere un tutore legale, tanto più è necessario avere delle
espressioni di volontà inequivocabili. E anche quando vi fossero, sarebbero sempre valide?
Immaginiamo, per esempio, che le disposizioni siano dettate in una fase di malattia e di
depressione. Siamo sicuri che in quel contesto il soggetto conservi pienamente le sue facoltà
di intendere e di volere? Molta gente in una fase di depressione e di disperazione arriva a
tentare il suicidio. Dovremo proibire di dare assistenza sanitaria all'aspirante suicida, visto
che egli ha mostrato in modo inequivocabile di voler morire e di rifiutare di conseguenza
qualunque trattamento medico? In realtà noi agiamo in modo esattamente opposto e
l'aspirante suicida in genere è grato a chi gli ha salvato la vita. Noi riteniamo che si possa
presumere che l'aspirante suicida non sia pienamente in grado di intendere e di volere.Non
possiamo impedirgli di tentare il suicidio, ma possiamo salvargli la vita dopo che ha tentato, e
questo è esattamente quello che facciamo. Cosa faremo con chi rifiuta un trattamento
sanitario che può salvargli la vita? Non lo somministreremo se egli attivamente lo rifiuta. E se
è incosciente ed ha lasciato scritto di volerlo rifiutare non riterremo che ricorra qui una
analogia con il tentato suicidio? Il testamento biologico non può avere l'ultima parola su tutto.
Quanto più esso si allontanasse dalla ragionevolezza tanto più il medico avrebbe il diritto ed il
dovere di disattenderlo. Esistono circostanze nelle quali è inutile insistere con trattamenti
terapeutici che non sono in grado di portare più alcun giovamento e ritardano solo la morte a
prezzo di gravi sofferenze per il paziente. In tali circostanze è giusto interrompere il
trattamento. Il caso più evidente in cui
l'interruzione è lecita e giusta è quello in cui non esistano più possibilità di vita autonoma e la
vita venga artificialmente mantenuta dalle macchine.
L'insistenza a mantenere il paziente in vita ad ogni costo (il cosiddetto accanimento
terapeutico) non è un valore ma è un disvalore. Esiste, naturalmente, qui, un'area di
indeterminatezza. Qual è il limite oltre il quale comincia l'accanimento terapeutico? Nessuno
può dirlo con esattezza e qui è soprattutto preziosa l'indicazione del paziente contenuta nel
testamento biologico. All'interno del principio di ragionevolezza e proporzionalità esiste una
sfera ampia di indeterminazione nella quale giudice ultimo può e deve essere il paziente.
Quando si sospendono le terapie non si può però fare venire a mancare al paziente un
elementare sostegno e l'assistenza. Si continuerà a nutrirlo, a dissetarlo, a tenerlo pulito, ad
avere cura per quanto possibile del suo benessere. Queste non sono terapie straordinarie, ma
atti di semplice assistenza comunque dovuti ad un essere umano che soffre. Privare un essere
umano di questa assistenza e cura significa ucciderlo. In modo particolare, privarlo dell'acqua
e del cibo significa farlo morire di fame. Alcuni vorrebbero trattare l'alimentazione artificiale
come un mezzo straordinario di cura e quindi interromperla in modo da provocare la morte
del paziente. In realtà l'alimentazione artificiale consiste in una piccola operazione che
permette di inserire nell'esofago una cannula attraverso la quale passano le sostanze nutrienti.
Una volta fatta, alla nutrizione può provvedere personale non specializzato. Certo, se il
paziente è conscio non è possibile imporgli l'alimentazione artificiale. Sarebbe una violazione
della sua intimità personale. Ma quando l'operazione sia già stata fatta ed il paziente sia
incosciente, è irragionevole sospendere l'alimentazione. É inoltre evidente che il trattamento,
una volta iniziato, non può essere sospeso su semplice indicazione del paziente. Sarebbe come
dire che chi è stato salvato da un tentativo di suicidio per annegamento, ha il diritto, se
cambia idea, di farsi ributtare in mare da chi lo ha salvato. Ritengo su questi principi non è
difficile fare una buona legge sulle disposizioni di fine vita. Proprio ieri il Papa Benedetto
XVI ha citato come l’ha citato San Pio di Pietralcina:dedicate la vita a servire” e per
concludere mi rivolgo agli amici cattolici che sono presenti in questo Consiglio Comunale
ricordando, loro quel passo del Vangelo che dice “il vostro parlare un si un si o un no, un no”.
Non si può scendere a compromessi con la proprie coscienze e le proprie convinzioni.
Sindaco: Ha chiesto di intervenire Sara Poli.
Poli: Una riflessione, non sono medico sono una semplice fisioterapista. Quando si parla di
libertà di scelta vorrei ricordare che in alcune branche della medicina,specie per quanto
riguarda la riabilitazione in cui vorrei ricordare che si parla anche di assistenza e di cure
palliative,la libertà di scelta rappresenta per chi deve lavorare con il paziente una grossa
risorsa ed un progresso per guidare l’individuo verso una maggiore autonomia qualora abbia
una perdita di funzioni a seguito ad esempio di un incidente. In medicina quando si parla di
libertà di scelta si intende, per farla breve,ma è una cosa un po’ più difficile, comunque, la
capacità di realizzare sia mentalmente ma anche operativamente le stesse cose in mille modi
diversi. Questo è quello che differenzia la normalità dalla patologia. Mi chiedo se in alcune
branche della medicina la libertà di scelta rappresenta un progresso,un bene per
l’individuo,perché allora questa libertà di scelta non può essere trasferita su un modo operandi
della stessa persona. Ed è per questo motivo che sia in coscienza ma anche su alcune
specifiche considerazioni mediche voterò a favore della mozione presentata, ricordando anche
a Cavezza che ci sono delle pratiche mediche assai più dolorose per quanto riguarda la
nutrizione,contro cui noi lottiamo tutti i giorni,basti considerare che il sondino naso gastrico
inserito nell’uomo per più di 30 giorni crea delle ulcere tremende e la difficoltà di inalare e di
respirare. Mi chiedo se oltre a riflettere sul testamento biologico non si debba anche riflettere
su altri modi di operare nella medicina.
Sindaco: Vi sono altri Consiglieri? Mi sembra di no,quindi direi che possiamo passare ai voti.
Chi è d’accordo di approvare la mozione è pregato di alzare la mano. Chi si astiene? Due
astenuti Burani e Borrelli astenuti. Voti contrari? Uno, Cavezza.

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