9 maggio 1978 - 9 maggio 2008
In una notte di trent'anni fa moriva Aldo Moro. L'Italia nel frattempo è cambiata molto: il craxismo, mani pulite, la seconda repubblica, il centrodestra ed il centrosinistra. Tuttavia in tutti questi anni non si è mai chiarito che cosa fosse realmente successo in quegli anni e soprattutto se fosse o meno possibile salvare la vita di questo grande statista, che aveva in mente di unire i grandi partiti di massa del nostro paese in un progetto di cambiamento e di crescita che andasse a favore di tutti gli italiani. Alcuni dei brigatisti che hanno guidato le violenze in quegli anni hanno scritto libri, partecipato a talk show, ma nessuno di loro ha mai raccontato tutta la verità e così ci ritroviamo con un grande buco nella nostra storia. Il lavoro incompiuto da Moro è uno di quei vuoti che fa male, che ti fa pensare a come sarebbero state le cose se le BR non l'avessero rapito (assassinando anche gli agenti lo scortavano) e ucciso il 9 maggio 1978. Nel nostro Circolo abbiamo affisso nella sala riunioni interna un quadro con la foto di Aldo Moro. Non pensiamo che sia un pezzo di storia da considerare "nostro" , ma vogliamo ricordarlo come un importante italiano che voleva dare qualcosa di utile al suo paese, superando schemi, divisioni e ideologie che in quegli anni impedivano qualsiasi contatto tra le due sponde.
Ma in quella stessa notte di 30 anni fa moriva ucciso dalla mafia anche Peppino Impastato. Peppino era un ragazzo che, come tanti di noi, aveva scelto la politica e l'impegno civile come forma di partecipazione alla vita pubblica del suo piccolo paese siciliano, Cinisi (PA). Purtroppo però, in una terra afflitta dalla criminalità organizzata non si può fare politica con come la si fa a Reggio o a Cavriago. Nei pochi anni che ha avuto a disposizione aveva denunciato speculazioni, ingerenze mafiose negli appalti e aveva tentato di cambiare le cose, coinvolgendo i propri coetanei. Suo padre era molto vicino al boss Badalamenti e la rottura con il sistema che controllava il suo paese ha significato anche un dramma famigliare, che ha sommato all'isolamento politico anche quello umano. Alcuni anni fa, in occasione di un'iniziativa politica che avevamo organizzato come Sinistra Giovanile a Reggio, ho conosciuto suo fratello: una bellissima persona che ha scelto di dedicare il proprio tempo a ricordare Peppino e a promuovere i valori per cui ha perso la vita. Anche Peppino è morto perchè voleva cambiare le cose, ed in questo c'è sicuramente un filo rosso che lo unisce ad Aldo Moro. Erano due persone con una notorietà diversa, con nemici diversi e distanti tra loro: entrambi però sono morti troppo presto.
L'Italia di questi ultimi trent'anni, con loro, sarebbe stata una nazione migliore.
In una notte di trent'anni fa moriva Aldo Moro. L'Italia nel frattempo è cambiata molto: il craxismo, mani pulite, la seconda repubblica, il centrodestra ed il centrosinistra. Tuttavia in tutti questi anni non si è mai chiarito che cosa fosse realmente successo in quegli anni e soprattutto se fosse o meno possibile salvare la vita di questo grande statista, che aveva in mente di unire i grandi partiti di massa del nostro paese in un progetto di cambiamento e di crescita che andasse a favore di tutti gli italiani. Alcuni dei brigatisti che hanno guidato le violenze in quegli anni hanno scritto libri, partecipato a talk show, ma nessuno di loro ha mai raccontato tutta la verità e così ci ritroviamo con un grande buco nella nostra storia. Il lavoro incompiuto da Moro è uno di quei vuoti che fa male, che ti fa pensare a come sarebbero state le cose se le BR non l'avessero rapito (assassinando anche gli agenti lo scortavano) e ucciso il 9 maggio 1978. Nel nostro Circolo abbiamo affisso nella sala riunioni interna un quadro con la foto di Aldo Moro. Non pensiamo che sia un pezzo di storia da considerare "nostro" , ma vogliamo ricordarlo come un importante italiano che voleva dare qualcosa di utile al suo paese, superando schemi, divisioni e ideologie che in quegli anni impedivano qualsiasi contatto tra le due sponde.
Ma in quella stessa notte di 30 anni fa moriva ucciso dalla mafia anche Peppino Impastato. Peppino era un ragazzo che, come tanti di noi, aveva scelto la politica e l'impegno civile come forma di partecipazione alla vita pubblica del suo piccolo paese siciliano, Cinisi (PA). Purtroppo però, in una terra afflitta dalla criminalità organizzata non si può fare politica con come la si fa a Reggio o a Cavriago. Nei pochi anni che ha avuto a disposizione aveva denunciato speculazioni, ingerenze mafiose negli appalti e aveva tentato di cambiare le cose, coinvolgendo i propri coetanei. Suo padre era molto vicino al boss Badalamenti e la rottura con il sistema che controllava il suo paese ha significato anche un dramma famigliare, che ha sommato all'isolamento politico anche quello umano. Alcuni anni fa, in occasione di un'iniziativa politica che avevamo organizzato come Sinistra Giovanile a Reggio, ho conosciuto suo fratello: una bellissima persona che ha scelto di dedicare il proprio tempo a ricordare Peppino e a promuovere i valori per cui ha perso la vita. Anche Peppino è morto perchè voleva cambiare le cose, ed in questo c'è sicuramente un filo rosso che lo unisce ad Aldo Moro. Erano due persone con una notorietà diversa, con nemici diversi e distanti tra loro: entrambi però sono morti troppo presto.
L'Italia di questi ultimi trent'anni, con loro, sarebbe stata una nazione migliore.
Mirko Tutino
2 commenti:
Ieri sera a Matrix parlavano di Aldo Moro. Hanno fatto vedere un buon numero di interviste fatte a ragazzi delle superiori, all'uscita da scuola. Nessuno sapeva chi era Aldo Moro. Qualcuno ha detto "una via", qualcuno "un comunista", poi "un brigatista", "un terrorista", "uno scrittore"e una serie indefinita di "non lo so". Sicuramente l'obiettivo era quello di dimostrare che c'è una perdita generale della memoria storica da parte dei giovani, quindi il montaggio avrà tagliato coloro che hanno dato la “risposta giusta”. Però quei 20-30 che hanno risposto così, davvero non lo sapevano…
Anche io l’ho fatto. Il 16 marzo (era domenica e lei pranzava da me) ho chiesto a mia nipote (Giulia, 16 anni, molto bella, purtroppo…) se sapeva chi era Aldo Moro. E mi ha risposto di no. E non era neanche dispiaciuta. Non si rendeva conto che con un “no” ha cancellato in un attimo non solo l’esistenza di una persona (questo sarebbe il minimo), ma l’esistenza di un pezzo di noi, anche di lei, senza esserne minimamente consapevole. Mia nipote non è una ragazza “esageratamente” qualcosa, non è esageratamente ignorante, non esageratamente alla moda, è timida, riservata, non fuma, non ha il moroso, va persino all’oratorio… Non è una di quelle tipe tutta vestiti e discoteca. Però è lontana anni luce dall’essere consapevole della storia del mondo che la circonda.
A volte penso (spero) che sia perché è ancora una bambina. Ma non è vero. Non è così.
Non sa chi è Moro, (a parte essere un liceo), figuriamoci Impastato.
Io alla sua età sapevo di Moro, delle BR, della trattoria da Gianni, dell’appartamento.. Vivo a Reggio, come si fa a camminare per le strade del centro ed essere ignari di tutto quello che c’è o c’è stato oltre le vetrine dei negozi?
Ma il punto non è nemmeno questo… ok, non lo sapete... va bene.. possono esserci tanti motivi, gli anni passano e rendono lontane le date e gli avvenimenti, la scuola non svolge il ruolo che dovrebbe, i genitori, i media, i devastanti 15 anni di berlusconismo spinto… Non è del tutto colpa loro…
Il punto vero è che però, poi.. quando si parla ai giovanissimi di Moro, di Impastato, della DC, del PCI, della Costituzione, dell’Italia del dopo guerra, restano freddi comunque. Io mi appassionavo.
Ci sono quelli, pochi ormai, che si mettono le magliette, è vero. C’è il ragazzo con la faccia di Che Guevara, di Lenin, quello con la stella rossa, con la falce, il martello, il carrello… Ma poi a parte, la necessità adolescenziale di identificarsi in qualcuno che non sia più il genitore, (passaggio importante per la costruzione dell’identità: ribellarsi alla famiglia per vivere un sano distacco dai genitori e sentirsi parte di qualche altra comunità per non sentirsi soli) al di là di tutto ciò, che è psicologicamente comprensibile e ormai noto, cosa resta? Cosa c’è di vero? Spesso mi sembra solo una pressione di conformità che non vede distinzione di colore, che investe come un treno chiunque, destra, sinistra, politicizzati e no.
Qual è il livello di approfondimento? Me lo chiedo perché non lo so. Non voglio essere disfattista, né generalizzare, né pensare che i giovani di oggi siano peggio di noi, (posto che io non sono vecchia, e che è un discorso da vecchi quello di dire che i giovani sono peggio). Però a volte il vuoto intorno mi spaventa. Non sono solo i giovani, sono i figli della società liquida. Figli di qualsiasi età. Le persone meno giovani si ricordano di Moro solo perché l’hanno vissuto, ma questo non significa che siano meno vittima del processo di liquefazione della memoria, dei sensi, della vita, che investe la società (Bauman docet).
mi sono dimenticata di firmarmi: e aggiungo una cosa. io con mio figlio ci provo... non rinuncio, perchè sono ottimista, e ci credo.. quindi gli spiego tutto: perchè il 25 aprile è il 25 aprile, perchè il 1 maggio è il 1 maggio, ecc. Speriamo che quando si ribellerà a me non diventi un pressapochista che rigetta l'impegno culturale e politico!
enrica
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