Ieri sera il Consiglio Comunale ha approvato il registro comunale dei testamenti biologici.
Dei 10 consiglieri espressione del PD 8 hanno sostenuto il SI al Registro, 2 si sono astenuti.
Cavriago come punta avanzata dei diritti - di Mirko Tutino
Un passo in avanti verso l'Europa: il registro dei Testamento Biologico rende Cavriago una punta avanzata nel riconoscimento dei diritti delle persone. Una simile iniziativa nel 2006 era stata lanciata dalla Fondazione di Umberto Veronesi. Dal 1° gennaio 2010 qualsiasi cittadino di Cavriago potrà depositare in Comune una propria dichiarazione di intenti sui trattamenti terapeutici di fine vita. In assenza di una legge nazionale il registro di Cavriago non è nè illegale nè folkloristico.
Rispetta la Costituzione (che agli articoli 13 e 32 sancisce la libertà di scelta degli individui) e scongiura l'ipotesi che si ripetano lunghe battaglie legali e politiche come quella avvenuta su Eluana Englaro. Se è vero che un solo Comune non può emanare una legge sul Testamento Biologico è pur vero che un'istituzione può riconoscere un diritto ai propri cittadini e lanciare un messaggio al Parlamento perchè la futura legge non sia quella che vuole Gasparri, che imporrà a tutti una certa scelta. Le volontà contenute nel Testamento Biologico, al contrario, potranno essere cambiate dall'interessato in ogni momento e lasciano la libertà di seguire le proprie convinzioni o la propria fede.
Tanti credenti, infatti, sono a favore della libertà di scelta. Spiace che il centrodestra sia uscito dall'aula per protesta per le mie affermazioni. Non c'è nulla di offensivo nel ricordagli che i valori cristiani non possono essere utilizzati strumentalmente in queste occasioni per poi essere dimenticati quando si parla della vita privata del premier. Il folklore non è il nostro registro, ma la doppia morale (quella pubblica per i cittadini comuni e quella privata di un solo cittadino) che loro difendono.
Intervento di Paolo Burani
Nell’affrontare l’argomento oggetto della mozione, è inevitabile che ognuno di noi si senta coinvolto ed interrogato negli aspetti più profondi, intimi, della propria coscienza e della propria etica. Da qui la difficoltà, la complessità, la delicatezza dell’argomento. Credo che questo mio sentire sia comune a tutti, o almeno a tutti coloro che si interrogano privi di pregiudizi, di gabbie ideologiche, dovute a rigidità mentali o furberie politiche.
Non riesco a semplificare argomenti e problemi , come quello del testamento biologico, che oltre al dato del sentire profondo della nostra interiorità, frutto dell’educazione, della cultura, della nostra visione della vita e della “cose ultime”, e per altri, della propria spiritualità, hanno notevoli complicazioni di carattere medico-scientifico, riguardanti l’uso della medicina moderna, delle tecnologie. Complicazioni dovute anche alla conoscenza approfondita e precisa delle terminologie, spesso usate a sproposito.
Queste mie prime considerazioni mi portano già a dire con estrema chiarezza che il dibattito politico deve essere connotato da sobrietà e serenità; deve essere privo di ogni tipo di strumentalizzazione e banalizzazione; deve essere la conseguenza di approfondimenti, riflessioni, conoscenze, volontà di trovare soluzioni condivise. Il fine non deve essere portare a casa vittorie ad uso propagandistico.
Per questo motivo non si possono affrontare simili argomenti da una parte con furore laicista, coniugando tutto in termini di contrapposizione alla Chiesa Cattolica o comunque di contrapposizione ad un sentire di carattere religioso, inneggiando ad un libertarismo assoluto; e dall’altra parte con furore integralista, volendo imporre ad uno Stato scelte e posizioni religiose e farle diventare leggi.
In questo senso si aprono due questioni: la prima, il concetto di libertà. La seconda : i limiti a questa libertà. La società nella quale noi siamo inseriti è una società plurireligiosa, multiculturale, secolarizzata. Si pone così il problema: una legge può sostituirsi all’individuo? Ed un altro problema : come viene formulata una legge ? Una legge deve fare riferimento a tutti, ma se tutti la pensano in modo così variegato da essere addirittura contraddittorio, come è possibile formulare una legge? Basta una maggioranza? Oppure anche la legge formulata dalla maggioranza, se vuole essere fondata su una convivenza democratica, deve lasciare spazio anche al pensiero delle minoranze? E comunque, al di là di maggioranza e minoranze, esiste un criterio cui può far riferimento la legge nel suo articolarsi? Tale criterio può essere solo ed esclusivamente l’individuo nella sua totale ed assoluta libertà oppure all’estremo opposto il criterio è Dio, il che comporterebbe uno Stato teocratico?
Tra i due estremi c’è lo spazio per un criterio: il bene comune, l’insieme di quei valori umani che si ritengono necessari per una convivenza pacifica, ordinata, con regole e limiti. Giustamente anche nella mozione ci si è basati sulla Costituzione, base della nostra convivenza, a cui dobbiamo sempre fare riferimento. E il rispetto della Costituzione mi porta ad affermare che lo Stato di fronte alle scelte della vita si deve fermare. Deve porre in atto tutti i mezzi legislativi per garantire che non vi siano abusi, illeciti, ma poi deve fermarsi. Da quel punto in avanti c’è la persona, con la sua coscienza, il suo sentire più intimo. Sulle coscienze e soprattutto sulle coscienze che si alimentano dalla fede, in particolare la fede cristiana, interviene il magistero della Chiesa, nel suo campo proprio.
Che deve essere rispettato, non solo quando parla per difendere ed aiutare gli immigrati stranieri; per dar voce ai poveri del mondo, ai diseredati, ai perseguitati; per denunciare le ingiustizie sociali; ma anche quando interviene in difesa della vita in tutti i suoi aspetti, in tutti i suoi momenti, dal concepimento alla morte.
Sta poi a noi, alle singole persone, e alle istituzioni formate dai nostri rappresentanti, fare proposte per legiferare e per ordinare la convivenza delle persone, fare sintesi, trovare le soluzioni, nel rispetto di tutte le sensibilità.
Il nostro sforzo deve essere quello di favorire un dibattito alto, una riflessione profonda, creare le condizioni perché il legislatore possa produrre regole e leggi che facciano crescere ed avanzare la nostra società e consentano ad ogni coscienza di essere libera e rispettata.
Proprio per favorire questo dibattito non mi convincono strumenti come i registri comunali, come quello proposto questa sera. Sono forzature che, come dicevo all’inizio, hanno più a che fare con gli intenti propagandistici, che ribadisco devono essere lasciati fuori da una discussione di questo tipo.
Occorre quella misura, quella sensibilità che si deve avere quando ci si accosta alle cose “sacre”. E questo lo dico in riferimento ad una sacralità intesa in modo molto laico.
Occorre avere dei dubbi. Un conto è parlare e fare affermazioni, ed avere certezze, nella freddezza razionale di chi non ha vissuto certe esperienze direttamente o le ha vissute da lontano e un conto l’essere in condizioni di fine vita o viverle da vicino, magari con protagonista non un anziano ma un bambino.
Il modo migliore per affrontare la questione penso sia quello di avere il senso dei limiti dell’uomo.
Non posso imporre il Calvario a nessuno, lo posso scegliere come credente. E così non posso permettere all’uomo di essere onnipotente, posso invece creare una società con regole e tutele.
Per queste considerazioni il mio voto sarà di astensione.
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