Vorrei esprimere la mia personale opinione in merito alla mozione, soprattutto ad alcuni passaggi della mozione, legandomi a quanto espresso a nome del gruppo “Insieme per Cavriago” da Mirko Tutino, e del quale condivido pienamente la posizione.
Sul tema del crocifisso nelle scuole, credo non vi sia nient’altro da dire. Rifacciamo una discussione già fatta tre anni fa. Inutile allora, inutile oggi. Siamo in presenza di decreti e pronunciamenti e a tali ci atteniamo. La novità riguarda il pronunciamento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che comprendo nel suo intento di difendere il principio della laicità delle istituzioni pubbliche. Chi ha il compito di guardare non ad una singola nazione , ma all’intera comunità europea, deve tener conto della pluralità delle idee e delle scelte in materia religiosa. Mi immagino quale babele potrebbe esserci cercando di rappresentare le fedi religiose prevalenti in ogni paese dell’Europa, soprattutto oggi con l’allargamento dei confini ad est e presto anche nei Balcani.
Ma accanto a questa sentenza, che dal punto di vista dei principi e del diritto si può capire, credo che debba essere richiamato il criterio del buon senso nell’affrontare queste materie. Buon senso che ci dice che proprio perché siamo in una situazione di pluralità di tradizioni, di storie; in una fase di grandi cambiamenti, che creano paure, scontri, tensioni, è essenziale rispettare le consuetudini di ogni paese, anche perché è in gioco l’identità di persone e popoli. Rischiamo di innescare guerre di religione fatte da chi religioso non è, che coglie l’occasione per coprire idee impresentabili con il manto candido della fede. Il cammino multietnico, multiculturale e multi religioso del nostro paese e dell’Europa ha bisogno di pazienza, saggezza, gradualità. Tendendo nel tempo a far prevalere il principio di laicità delle istituzioni.
Sul terzo punto (secondo nella mozione),che chiede all’Amministrazione comunale di farsi garante della presenza del crocifisso negli asili comunali e negli uffici pubblici, si potrebbe dire che richiamandoci proprio alla tradizione, alla consuetudine, là dove non c’è mai stato e non c’è tutt’ora, così dovrebbe proseguire. Anche perché non siamo in presenza di atti che hanno imposto di toglierlo. Nel qual caso si avrebbe avuto un largo fronte a contrastarlo. Ma non è così semplice.
In questa sala, la Sala del Consiglio comunale, nemmeno ai tempi in cui c’era una forza politica, maggioranza nel paese e partito consistente a Cavriago; che si richiamava esplicitamente ai valori cristiani e portava una croce nel suo simbolo; beh nemmeno allora si presentarono mozioni di questo tipo. Né la Chiesa Cattolica ha mai fatto tali richieste o ha spinto per farle, né allora e nè oggi. In quegli anni non c’è n’era bisogno. Coloro che rappresentavano i cattolici sapevano bene qual’era il valore della laicità della politica e delle istituzioni. Basta vedere il loro importante contributo, in questo senso, nella stesura della nostra Costituzione. E così ancor oggi lo sa bene la Chiesa (vedi le parole del Papa proprio ieri nel discorso di fronte alla Curia romana).
Questa sala, in cui operano e lavorano i rappresentanti dei cittadini cavriaghesi, simbolo delle istituzioni democratiche, e gli uffici che esplicano e concretizzano le decisioni dell’Amministrazione comunale e dello Stato, sono di tutti. Tutti i cittadini vi si devono sentire rappresentati. Siamo cittadini italiani e cavriaghesi perché viviamo su uno stesso territorio ; perché abbiamo una Costituzione, che regola la nostra convivenza, nella quale ci riconosciamo tutti, credenti e non credenti; perché abbiamo una bandiera, ed un Capo dello Stato, garante dell’unità della nazione e dell’applicazione della Costituzione. Questi sono i simboli della nostra identità nazionale, prima di tutto.
Certamente il crocifisso fa parte della nostra tradizione culturale; è un richiamo a valori condivisi che innervano da secoli la nostra società. Ma non è questa la sua essenza. Sarebbe uno svilirlo in modo blasfemo. Il crocefisso è il senso di una fede religiosa. Di una fede che ha bisogno di testimoni coerenti non di arredi.
Ogni volta che facciamo prevalere il bene comune sui nostri interessi di parte; che operiamo per una società che accolga, che aiuta i più deboli; che difende i diritti fondamentali di ogni persona. Ogni volta che rinunciamo alle polemiche e alle facili ribalte mediatiche per far posto al dialogo; che sappiamo trovare punti d’incontro; che rispettiamo le diversità, vedendo in ogni uomo e donna un essere umano, un cittadino, con i nostri stessi diritti e doveri. Ogni volta che ognuno, in quest’aula e nei nostri uffici e servizi , agisce in questo modo, là vi è appeso il crocefisso. Questo è ciò che conta.
In conclusione: il crocifisso rimanga dove vi è sempre stato.
Ma non può essere imposto dove non c’è mai stato.
Paolo Burani
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