mercoledì 4 giugno 2008

YOU CAN























John, George, Ronald, Bill sono nomi da Presidente! Ce lo immaginiamo un leader degli Stati Uniti d'America che si chiama Barack Hussein? Fino a ieri, per quanto i numeri potessero dare delle indicazioni diverse, Barack Obama era uno dei tanti candidati alle primarie che nella storia sono passati come l'acqua sotto i ponti. Da ieri appare certo che Obama sarà candidato alla Presidenza degli USA. Si è detto molto delle sue origini, del colore della sua pelle e ormai sembra retorico segnalare che un'uomo come lui non ha mai ottenuto la nomination come candidato di uno dei due principali partiti americani.


Gli USA sono riconosciuti da decenni come un grande paese aperto e democratico, dove tuttavia continuano a esserci la pena di morte, milioni di emarginati e tanta, tanta disuguaglianza sociale. 150 anni fa il paese si è spaccato a metà come una mela su una questione essenziale come lo schiavismo. La cultura ed il modello che hanno vinto non sempre hanno convinto, e non a caso continuano a esistere gruppi ed associazioni razziste, soprattutto negli stati conservatori del sud. Da ragazzino rimasi molto colpito da "Mississipi burning", un film ambientato negli anni '60 e tratto da una storia vera di razzismo istituzionalizzato: consiglio a tutti di vederlo.


Tutto faceva prevedere che dovesse vincere la Clinton, rappresentante di una famiglia potente e icona di un gruppo di potere analogo ai tanti che hanno eletto quasi tutti i presidenti del passato, repubblicani o democratici che fossero. Obama non era previsto, è stato il frutto di un voto popolare inatteso e non pilotato, che probabilmente sarebbe stato ancora più netto se dalla parte di Hillary non ci fosse stata la grande campagna mediatica che regolarmente orienta gli elettori dei grandi stati (New York, California).


Una persona che conosco che visita regolarmente gli USA a febbraio mi diceva che Obama sarebbe stato un fuoco di paglia e che l'America democratica (che vuole vincere) non si sarebbe affidata ad un candidato incapace di raccogliere il voto conservatore del sud. Bene, sono felice del fatto che si sia sbagliata, anche se la battaglia di Obama sarà sicuramente durissima.


Tantissimi giovani e tanti elettori che solitamente non si mobilitano hanno creduto allo slogan "YES, WE CAN" e hanno bocciato un progetto vecchio, che nonostante importanti progressi non ha mai scardinato le ragioni della disuguaglianza esistente nella società americana.


Ora Obama può presentare il suo programma e dimostrare che i suoi contenuti, e non solo la sua faccia, rappresentano una novità per l'America e per il mondo. Noi, da molto lontano, ci speriamo e ci crediamo per davvero. Un'America migliore è anche nel nostro interesse.


Mirko Tutino










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