"I piccoli ambasciatori di pace" stanno per arrivare a Cavriago. Dal 6 al 26 luglio il nostro paese ospiterà un gruppo di bambini, in età compresa dai 6 ai 12 anni, che appartiene al popolo del deserto del Sahara occidentale, che chiede con forza la propria autodeterminazione. I bambini trascorreranno le loro giornate tra il campo estivo del Comune e le famiglie che li ospitano, con un programma fitto di attività realizzate dal Comune, dall'Unità Pastorale e da tante associazioni o privati cittadini. Cavriago in questi anni ha regalato delle bellissime esperienze a questi ragazzini e anno dopo anno sono sempre di più le attività organizzate pe loro.
Oltre alla solidarietà (i bambini effettuano anche numerose visite mediche offerte dalla Regione), l'iniziativa ha anche un valore politico, perchè avvicina gli italiani alla "questione" saharawi e, viceversa, consegna ai bambini e alle loro famiglie un'immagine positiva del nostro paese e dei suoi abitanti, emerginando ogni tentativo fondamentalista.
Dal 1975 il Sahara occidentale, ex colonia spagnola, è stato ri-colonizzato dal Marocco, che ha occupato militarmente il territorio rivendicandone il possesso. Il Sahara occidentale è ricco di fostati e di altri minerali e possiede le coste più pescose di tutta l'Africa. Non è difficile immaginare che cosa ha spinto il Regno del Marocco, grande alleato degli Stati Uniti di Bush nella guerra "contro il male", a occupare il Sahara Occidentale e ad esiliare il legittimi proprietari di quella terra nei campi profughi allestiti nel deserto algerino, al confine con la Mauritania.
I profughi vivono grazie ai sussidi internazionali in un contesto proibitivo, in cui si raggiungono (di questi tempi) temperature che sfiorano i 60°. Tra l'altro i Saharawi stanno vivendo, in questi mesi, una crisi alimentare senza precedenti. Sono stato ai campi all'inizio del 2006 per rappresentare il Comune nel rapporto di gemellaggio che ci lega, già da qualche anno, con una delle "municipalità" del campo profughi di Smara (una specie di quartiere), J'Deria. L'esperienza fu incredibile: i saharawi hanno veramente poco, ma hanno saputo organizzare ospedali, scuole ed assistenza ad ogni genere di necessità. L'istruzione e la salute per loro vengono prima di tutto. Ho visto persino centri di aggregazione giovanile e centri per la cultura e la creatività.
Tuttavia il tentativo di creare un contesto vivibile anche nel deserto si scontra con la legittima ambizione delle giovani generazioni a uscire da quella realtà. E' di pochi giorni fa la notizia che alcuni esponenti delle autorità saharawi non escludono un ritorno alle armi contro il Marocco, mettendo in discussione la linea non violenta tenuta in questi trent'anni. Una linea fatta di diplomazia, risoluzioni, iniziative di solidarietà ed interventi all'ONU. Nonostante tutto ciò i saharawi sono dove erano 30 anni fa: nel deserto ed è per questo che qualcuno inizia a pensare alle armi.
I paesi potenti del mondo sono troppo occupati per pensare ad un piccolo popolo africano sciacciato dal colonialismo di una altro paese africano e la situazione sembra essere senza uscita.
Dal 1975 il Sahara occidentale, ex colonia spagnola, è stato ri-colonizzato dal Marocco, che ha occupato militarmente il territorio rivendicandone il possesso. Il Sahara occidentale è ricco di fostati e di altri minerali e possiede le coste più pescose di tutta l'Africa. Non è difficile immaginare che cosa ha spinto il Regno del Marocco, grande alleato degli Stati Uniti di Bush nella guerra "contro il male", a occupare il Sahara Occidentale e ad esiliare il legittimi proprietari di quella terra nei campi profughi allestiti nel deserto algerino, al confine con la Mauritania.
I profughi vivono grazie ai sussidi internazionali in un contesto proibitivo, in cui si raggiungono (di questi tempi) temperature che sfiorano i 60°. Tra l'altro i Saharawi stanno vivendo, in questi mesi, una crisi alimentare senza precedenti. Sono stato ai campi all'inizio del 2006 per rappresentare il Comune nel rapporto di gemellaggio che ci lega, già da qualche anno, con una delle "municipalità" del campo profughi di Smara (una specie di quartiere), J'Deria. L'esperienza fu incredibile: i saharawi hanno veramente poco, ma hanno saputo organizzare ospedali, scuole ed assistenza ad ogni genere di necessità. L'istruzione e la salute per loro vengono prima di tutto. Ho visto persino centri di aggregazione giovanile e centri per la cultura e la creatività.
Tuttavia il tentativo di creare un contesto vivibile anche nel deserto si scontra con la legittima ambizione delle giovani generazioni a uscire da quella realtà. E' di pochi giorni fa la notizia che alcuni esponenti delle autorità saharawi non escludono un ritorno alle armi contro il Marocco, mettendo in discussione la linea non violenta tenuta in questi trent'anni. Una linea fatta di diplomazia, risoluzioni, iniziative di solidarietà ed interventi all'ONU. Nonostante tutto ciò i saharawi sono dove erano 30 anni fa: nel deserto ed è per questo che qualcuno inizia a pensare alle armi.
I paesi potenti del mondo sono troppo occupati per pensare ad un piccolo popolo africano sciacciato dal colonialismo di una altro paese africano e la situazione sembra essere senza uscita.
Mirko Tutino
4 commenti:
NO alla strumentalizzazione dei bambini.
La situazione drammatica che vivono i nostri fratelli nei campi di Tindouf è conosciuta da tutti e, come per tutti i conflitti, i bambini sono le vittime principali, vista la loro sensibilità.
Assistiamo in questi giorni all’arrivo in Italia di gruppi di bambini provenienti dai campi di Tindouf, col pretesto di alleviare le sofferenze e permettere loro di godere della loro infanzia anche solo per poche settimane.
Aldilà delle considerazioni e delle volontà degli organizzatori (ONG ed enti locali), il Polisario, come al solito, non perde occasione per servirsi delle popolazioni dei campi – quali che siano le loro età e le loro sensibilità – per utilizzarli a fini politici, militari e soprattutto sfruttare le loro sofferenze ed il dramma che vivono per ottenere più aiuti e fondi.
E’ da segnalare che gli aiuti umanitari – sempre ben accolti – non fanno, in realtà, che prolungare le sofferenze dei nostri fratelli nei campi profughi e creare una popolazione assistita, incapace di progettare il domani, un tipo di società handicappata le cui prossime generazioni non hanno prospettive né futuro.
Cosi, il fatto di portare dei bimbi dagli 8 ai 10 anni, in un’operazione che il Polisario desidera sia un’operazione politica che mira a difendere le tesi del separatismo e i cui mezzi di persuasione non sono altro che l’innocenza dei bambini, non è che un altro modo di usurpare la loro infanzia e il suo utilizzo nella guerra, soltanto che questa volta al posto del kalashnikov c’è lo slogan separatista.
Se da un lato è apprezzabile l’azione umanitaria a favore dei bambini di Tindouf (Algeria), dall’altro lato, è nostro dovere attirare la vostra attenzione sullo sfruttamento di questi piccoli per ragioni politiche e la loro strumentalizzazione per i bisogni della propaganda dei separatisti del Polisario.
Certi che non rimarrete insensibili a quest’appello, vogliate gradire i nostri più cordiali saluti.
Yassine Belkassem
Gentile Yassine Belkassem, suppongo che la sua posizione, dato che parla al plurale, rappresenti l'opinione diffusa tra i cittadini marocchini in merito alla questione Saharawi.
Il Partito Democratico sostiene la causa dell'autodeterminazione del popolo saharawi e allo stesso tempo promuove e valorizza le iniziative di solidarietà umana e sociale nei confronti di quel popolo, in particolare dei bambini.
Perchè quei bambini, e le loro famiglie, sono nel deserto nei campi profughi? Il Governo del Marocco nel 1975 si è appropriato di una terra appartenente ad un altro popolo, spingendo i saharawi che non accettavano la dominazione coloniale marocchina (seguita a quella spagnola) a vivere nei campi profughi. Hanno rivendicato i loro diritti sempre pacificamente, ottenendo anche l'appoggio di numerose risoluzioni ONU, mai rispettate dal Governo del Marocco.
Personalmente ho visitato quei campi insieme ad una delegazione della protezione civile e abbiamo potuto constatare che le condizioni di vita sono veramente estreme. I bambini che sono quì in queste settimane stanno ricevendo la solidarietà dei cittadini e delle istituzioni cavriaghesi, che li ospitano e della Regione, che ha organizzato un piano di visite mediche per far fronte alle loro condizioni sanitarie.
Il nostro appoggio è quindi umano, prima di tutto, ma anche politico perchè non è frutto del caso la situazione di quel popolo. Ci sembra quindi del tutto fuori luogo parlare di strumentalizzazione, così come ci sembra inopportuno attaccare il Polisario definendoli come "separatisti", che è l'autorità legittima del popolo saharawi riconosciuta dall'ONU, dalla UE, dal Governo Italiano e dall'Unione Africana.
La nostra speranza, sinceramente, è che i cittadini marocchini presenti in Italia rispettino la libertà (purtroppo non concessa nel Sahara Occidentale) di criticare il loro governo e di fare azioni di solidarietà umana e politica ad un popolo in difficoltà.
Rimango a disposizione per un confronto: il nostro indirizzo di posta è noto.
Cordiali saluti.
Mirko Tutino
Segretario del PD di Cavriago
Gentile compagno Mirko Tutino, Segretario del PD di Cavriago,
Permesso che la sua posizione, dato che parla del Partito Democratico, non mi sembra rappresenti la posizione e l'opinione diffusa tra i fondatori e i tesserati del nostro nuovo Partito PD in merito alla questione del Sahara. Almeno così ritengo.
Per quanto riguarda l’autodeterminazione del Sahara, le ultime risoluzioni dell’ONU si orientano verso una soluzione politica del conflitto, l’autodeterminazione non significa la separazione come vorrebbe l’Algeria e il suo protetto Polisario.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU nelle sue risoluzioni 1754, 1783 e 1813 parla chiaro che l’indipendenza del Sahara è irrealistica prendendo atto dell’iniziativa marocchina per l’autonomia della Regione del Sahara e definisce gli sforzi del Marocco “seri e credibili”. Nostro paese è disponibile a negoziare su questa piattaforma proprio come hanno risolto i paesi europei i problemi del separatismo.
Per la solidarietà con la popolazione delle tendopoli, come lei pone, dalla nostra parte non manca e non mancherà. Noi siamo i primi a chiedere, manifestare e a denunciare la situazione inumana in cui vivono i nostri fratelli sequestrati nella Quarta zona militare algerina a Lamhada dal Polisario con il sostegno dell’esercito algerino. Tale popolazione non godono di loro diritti fondamentali come esseri umani nel mondo, basta vedere i diversi rapporti di diversi ONG internazionali, Consiglio ONU dei diritti dell’uomo, Amnesty International…
Al contrario di quello che lei affermasse, il Polisario non è una autorità legittima dei saharawi, non è riconosciuta come tale né dall'ONU, né dalla UE, né dal Governo Italiano né dall'Unione Africana e né dalla popolazione delle tendopoli.
Il Polisario non è un movimento di liberazione legittimo dei Saharawi perché:
- Si trova in Algeria e agisce in totale disconnezione con la popolazione del Sud del Marocco.
- La stragrande popolazione saharawi vive nei territori marocchini liberati dal Marocco nel 1975 grazie al Trattato di Madrid, partecipa con dignità alla costruzione del suo paese e del suo futuro come tutti i cittadini delle altre zone in Marocco.
- Nell’integrare i movimenti di liberazione in qualità di osservatori come l’OLP, l’ONU non ha mai riconosciuto il Polisario e li accorda solo un semplice Statuto di petizionario, simile a quello di una ONG.
- Il fatto che l’OUA l’aveva ammesso nell’organizzazione, nel periodo della guerra fredda, in circostanze scettiche, in un Continente dove la corruzione e l’acquisto delle posizioni politiche sono alla luce del sole, in una ex OUA e UA attuale che non è riuscita nemmeno di risolvere la questione somala o le elezioni del Zimbabwe… In una Africa dove si può vedere di tutti i colori. Tale organizzazione africana, nonostante tutto, non gli accorda alcuna legittima di rappresentare il “popolo saharawi”.
- Il Governo Italiano, a mio avviso, non riconosce alcuna legittimità del Polisario a rappresentare la popolazione saharawi.
- Durante gli incontri di Manhasset (USA) accanto al Marocco, Algeria, Mauritania, Polisario, il Consiglio Reale Consultativo degli Affari Saharawi (CORCAS) ha sempre partecipato attivamente.
- La legittimità della rappresentanza della popolazione dei campi da parte del Polisario a Manhasset è delegittimata anche proprio dalla popolazione stessa da diverse voci libere.
Gentile signore,
Vorrei, usando le sue parole, di constatare che le condizioni di vita sono veramente estreme nelle tendopoli e che 33 anni di tragedia umanitaria bastano e avanzano, non ci sarà una Repubblica di 30 mila persone come sognerebbe i separatisti. Il mondo va verso l’unione e non verso la divisione. Questo che ci spinge davvero di denunciare la propaganda del separatismo in Nord Africa.
Utilizzando il termine “Popolo saharawi” per il Polisario e la popolazione delle tendopoli, forze è troppo facile per lei, ma mi sembra infondato sul punto di vista politico, sociale, culturale ed antropologico. Il Sahara è un territorio molto ampio si estende dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso..
Vi ringrazio per la vostra “Speranza di criticare il Governo Elfassi”, e vi assicuro che i cittadini marocchini rispettano davvero la libertà di criticare il loro governo e, fanno azioni di solidarietà umana e politica a favore di una popolazione costretta a vivere nelle tendopoli contro la sua volontà, in un conflitto artificioso attorno al Sahara marocchino che risale alla guerra fredda e gli appetiti egemonici del Governo algerino. Sicché i cittadini marocchini in Italia e altrove non stanno zitti, sensibilizzano le Istituzioni e l’opinione pubblica sulla situazione in Tindouf, denunciano la propaganda separatista e anche lo sfruttamento dei nostri fratelli, i bambini saharawi in Italia dal Polisario in questa estate.
Gentile volontario della protezione civile,
Lei che ha visitato i campi, potreste dire quante persone ci vivono, come mai la direzione del Polisario e l’Algeria rifiutano di organizzare un censimento, come mai queste persone vivono dagli aiuti umanitari sul territorio algerino paese del gas e del petrolio capace di sfamargli tutti o almeno collabora a trovare una soluzione alla loro drammatica situazione, come mai una buona parte degli aiuti raccolti di buona fede non arrivano alla popolazione affamata nelle tendopoli..
Infine, per una informazione corretta per l’opinione pubblica sarebbe molto equo far partecipare, nelle vostre iniziative locali, la nostra comunità per un dialogo costrittivo sulla questione del Sahara e la situazione disumana nelle tendopoli di Tindouf sud Algeria Noi siamo disponibili ad ogni confronto democratico.
Cordiali saluti.
Yassine Belkassem
Gentilissimo sig. Belkassem;
nei DS e nella Margheria (ora conluiti nel PD), chi si è occupato di sahara occidentale si ha sempre apertamente sostenuto l'autodeterminazione del popolo saharawi. Il movimento di solidarietà del popolo saharawi ha radici profonde, tant'è che sono centinaia gli enti locali che hanno sottoscritto patti di amicizia di carattere istituzionale e politico. La stragrande maggioranza di questi enti sono amministrati dal PD. Gli ultimi congressi nazionali DS hanno ospitato la delegazione saharawi e si sono espressi con mozioni di solidarietà, il dipartimento esteri (settore Africa settentrionale) si è sempre impegnato nelle azioni di solidarietà verso i saharawi. Potrei continuare a lungo.. Tutto ciò dimostra inequivocabilmente che il "nostro partito", così come lo chiama Lei, si è più volte espresso con opinioni analoghe a quelle contenute nel mio articolo. La posizione che Lei esprime, ripresa con identiche parole in un comunicato del Governo di "sua maestà" del Marocco, è comparsa nel dibattito interno dei nostri partiti solo dopo che alcuni cittadini del Marocco hanno iniziato a fare attività politica nei DS prima e nel PD dopo. Personalmente credo sia discutibile che chi entra in un partito italiano per portare la voce dei nostri nuovi concittadini (gli immigrati) lo faccia cercando anche di orientare la politica estera del partito verso la linea di un paese non democratico quale è il Marocco. Se così facessero i residenti di ogni paese non democratico? Cosa succederebbe se ci fossero cittadini cinesi che promuovessero nei partiti italiani la posizione del loro governo sul tema del Tibet? Non sono favorevole a chi propone la democrazia e il rispetto delle opinioni altrui solo in casa d'altri.
Non entro nel merito di tutte le risoluzioni ONU citate e ho chiesto ad altri, più competenti di me, di farlo. Mi permetto di dire, tuttavia, che la Sua affermazione che il Polisario non è riconosciuto come autorità rappresentativa dagli abitanti del campo profughi appare più come uno slogan propagandistico del Re del Marocco che una posizione fondata sui fatti. Nel mio viaggio, a febbraio 2006, ho toccato con mano una realtà del tutto diversa. Le istituzioni che ho citato (UA, UE, ONU e Governo Italiano) non possono riconoscere l'utorità RASD per la semplice ragione che il territorio su cui il Polisario dovrebbe legittimamente governare (il Sahara O.) è occupato militarmente dal Marocco, che ha instaurato un regime dittatoriale lesivo di ogni libertà e dei diritti umani. Numerose missioni internazionali hanno dimostrato quello che ho appena affermato e le Sue affermazioni sono simili a quelle di ente che in Italia, negli anni del fascismo, era chiamato "Istituto Luce". Non c'è da stupirsi che la Presidente dell'associazione di cui Lei fa parte sia diventata deputata del PDL in quota ad Alleanza Nazionale.
Negli indirizzi sottostanti sono elencate le azioni di UE e ONU a sostegno del popolo saharawi:
http://www.puntoeuropa.it/saharawi/ue.php
http://www.arso.org/06-0.htm
Tanto per continuare a smentire delle cose non vere, è del tutto falso anche che gli aiuti internazionali non arrivano alla popolazione. Ho visto personalmente questi aiuti essere caricati sugli aerei, scaricati e caricati sui camion per poi essere distribuiti alla popolazione. Sostenere inoltre che gli abitanti dei campi profughi sono costretti è una bugia: con i loro occhi migliaia di persone ogni anno visitano i campi e parlano con le persone e nulla di quanto Lei ed il Suo governo andate dicendo corrisponde al vero.
Le infrastrutture e l'organizzazione della distribuzione alimentare dei campi non l'ho viste come volontario, ma come accompagnatore del Direttore della Protezione Civile dell'Emilia-Romagna, che ha potuto, nel corso della sua missione istituzionale, certificare che tutto quanto affermato dal Polisario corrisponde al vero. Non a caso anche il Consiglio Regionale emiliano si è espresso in più occasione favorevolmente alla causa politica dei saharawi e ha stanziato importanti aiuti economici.
Sempre per parlare di istituzioni, va registrato che nell'estate del 2006 nella sua Residenza estiva, alla presenza di numerosi amministratori locali, anche il Presidente Napolitano ha incontrato una delegazione saharawi e ha espresso sostegno alla loro causa.
Oltre 250.000 persone vivono nei campi (non sono certamente i 30000 che dice Lei..) e se vivono in quelle condizioni è perchè un Governo ha occupato la loro terra e stabilito un regime non democratico. Perchè da anni cade nel vuoto la risoluzione ONU che prescriveva un referendum per l'autodeterminazione del Sahara Occidentale? C'è poco da fare, caro signore: a differenza di tanti altri ho avuto modo di vedere le cose con i miei occhi ai campi saharawi e posso provare che Lei afferma delle cose non vere.
Gentile signore, vada a vedere come è collocato il Sahara Occidentale (ed il Marocco) nel rapporto annuale sulla libertà di opinione di www.freedomhouse.com, uno dei più autorevoli e prestigiosi istituti internazionali di monitoraggio dei sistemi di governo.
Ecco le prime quattro righe del rapporto sul Marocco:
Politcal Rights and Civil Liberties
Morocco is not an electoral democracy. Most power is still held by the king and his close advisers. The monarch can dissolve Parliament, rule by decree, and dismiss or appoint cabinet members. He sets national and foreign policy, commands the armed forces, and presides over the judicial system. One of the king’s constitutional titles is “commander of the faithful,” giving his authority a religious dimension.
Ed ecco alcune righe sul Sahara occidentale occupato:
As the occupying force in Western Sahara, Morocco controls local elections and works to ensure that independence-minded leaders are excluded from both the local political process and the Moroccan Parliament.
Western Sahara is not listed separately on Transparency International’s Corruption Perceptions Index, but corruption is believed to be at least as much of a problem as it is in Morocco.
According to the Moroccan constitution, the press is free, but in practice this is not the case.
Concludo, gentile signore, dicendole che al di là delle opinioni che il Governo del Marocco promuove tra i propri concittadini in Italia e che Lei ha riportato su questo blog con toni formalmente pacati, l'azione di solidarietà sociale e politica nei confronti del Popolo Saharawi proseguirà da parte di enti locali ed amministratori del nostro partito.
Siamo a disposizione qualora ci fosse un confronto in merito.
Cordiali saluti;
Mirko Tutino
Segretario PD di Cavriago
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