I bookmakers ieri hanno parlato. Giocando un dollaro su Obama si vincono 10 centesimi, su Mc Cain se ne portano a casa 5. Mercoledì sera c'è stato il terzo duello televisivo (quello che in Italia, caso unico nel mondo occidentale, ci è stato negato per la paura di Berlusconi di apparire di fianco ad un candidato con 20 anni in meno e tanti argomenti in più) ed i sondaggi indicano un ampio di stacco a favore del candidato democratico.
A questo punto inizia la volata finale.
A questo punto inizia la volata finale.
Il giornalista "americanologo" Beppe Servergnini ha detto che fino a che Barack Obama non metterà piede dentro la Casa Bianca, lui non ci crederà. Ha tremendamente ragione. Obama disegna un America ben diversa da quella di Bush e Mc Cain: investimenti sulle fonti energetiche alternative (non su petrolio e nuclerare), fine delle guerre preventive, sanità e istruzione pubbliche e politiche fiscali a sostegno dei ceti medi e bassi (il 95% degli americani) e non di chi ha già molto.
Leggendo i programmi potrebbe apparire scontato il vantaggio di Obama: in un paese dove l'economia finanziaria è diventata quasi più importante di quella reale sono milioni gli americani che oggi stanno rischiando il posto di lavoro grazie alle politiche neo-liberiste e senza regole dei repubblicani. E senza un lavoro, in America, si perde la casa e l'assistenza sanitaria. Tuttavia quasi mezza america vive in Stati che hanno abbandonato lo schiavismo a forza e, ancora oggi, hanno ristoranti ed esercizi pubblici riservati ai soli bianchi. Ovviamente anche questo peserà nelle urne e l'ipocrisia impedisce ai sondaggi di rilevare questo fattore.
L'America del film "Mississippi Burning" che abbiamo proiettato in Piazza a luglio, esiste ancora. Obama ha origini keniote e anche fuori dall'America, al di là del suo programma, rievoca l'idea di un riscatto di chi è stato sempre stato messo da parte e lancia un messaggio di cambiamento radicale, per quanto simbolico. Quali meccanismi o favolose aspirazioni può innescare un Presidente di origini africane negli Stati Uniti? Fino ad oggi è stata solo materia di fiction (mi ricordo Morgan Freeman recitare la parte del presidente in un thriller), dal 4 novembre potrebbe diventare una realtà.
C'è chi dice che è già un risultato il fatto che uno dei candidati dei due partiti principali sia afroamericano. Non siamo d'accordo: chi arriva secondo in un'elezione presidenziale americana non conta ed il mondo, se Obama perde, si ritroverà con un altro Presidente USA repubblicano e militarista, con una vice ultraconservatrice.
Leggendo i programmi potrebbe apparire scontato il vantaggio di Obama: in un paese dove l'economia finanziaria è diventata quasi più importante di quella reale sono milioni gli americani che oggi stanno rischiando il posto di lavoro grazie alle politiche neo-liberiste e senza regole dei repubblicani. E senza un lavoro, in America, si perde la casa e l'assistenza sanitaria. Tuttavia quasi mezza america vive in Stati che hanno abbandonato lo schiavismo a forza e, ancora oggi, hanno ristoranti ed esercizi pubblici riservati ai soli bianchi. Ovviamente anche questo peserà nelle urne e l'ipocrisia impedisce ai sondaggi di rilevare questo fattore.
L'America del film "Mississippi Burning" che abbiamo proiettato in Piazza a luglio, esiste ancora. Obama ha origini keniote e anche fuori dall'America, al di là del suo programma, rievoca l'idea di un riscatto di chi è stato sempre stato messo da parte e lancia un messaggio di cambiamento radicale, per quanto simbolico. Quali meccanismi o favolose aspirazioni può innescare un Presidente di origini africane negli Stati Uniti? Fino ad oggi è stata solo materia di fiction (mi ricordo Morgan Freeman recitare la parte del presidente in un thriller), dal 4 novembre potrebbe diventare una realtà.
C'è chi dice che è già un risultato il fatto che uno dei candidati dei due partiti principali sia afroamericano. Non siamo d'accordo: chi arriva secondo in un'elezione presidenziale americana non conta ed il mondo, se Obama perde, si ritroverà con un altro Presidente USA repubblicano e militarista, con una vice ultraconservatrice.
Si può essere cinici e pensare che anche con la vittoria di Obama cambierà nulla, ma non è così. Lo slogan di Obama è Change we can believe in. Proviamo a crederci. La mattina del 5 novembre, forse, ci sveglieremo con una grande notizia da oltre oceano.
NOTA: Stiamo organizzando una veglia (a lambursco e pop corn) per seguire su Sky l'andamento dello scrutinio MARTEDI' 4 NOVEMBRE. Da mezzanotte in avanti verranno diffusi i dati... Chi fosse interessato può scriverci all'indirizzo pd.cavriago@gmail.com
16 commenti:
"We can believe in change"...
Volgiamo portare sfiga anche ad Obama? Non è bastato il "sè pò fà" di Veltroni?
We can believe in change è lo slogan di Obama.. Negli Usa i democratici partivano davanti.. in Italia dopo la bella esperienza dell'Unione, Berlusconi aveva 15 punti di vantaggio e Veltroni li ha portati a 8.
Veltroni sei la nostra madonna di Fatima! Grazie di esistere!
I numeri di Veltroni sono ancora tutti da dimostrare.
Diceva pure di essere a meno sei.
Una piccola tomb(ol)a personale.
I numeri di Berlusconi hanno sempre parlato un'altra lingua: quella che alla fine si e' dimostrata essere vera.
Disfatta del centro sinistra.
Poi date colpa a Rifondazione, ma voi non avete vinto. O sbaglio?
veltroni aveva 15 punti di svantaggio solo teorici,ma se non ricordo male ha perso con il distacco più ampio degli ultimi 20 anni. Che non è un bel vedere.. Ha concluso il suo capolavoro regalando roma alla destra. Forse non era stato un sindaco così bravo e aveva visto troppi film. come continua a fare adesso, naturalmente.
Ma qui nessuno sembra preoccuparsene. Slogan, buoni propositi e viva la vita.
Grazie
Veltroni, Veltroni, Veltroni... non era l'oggetto della discussione. Conoscendo tanti nostri commentatori consiglieremmo di usare le belle analisi "realiste" per parlare della propria militanza, piuttosto di quella altrui, a partire da chi pensava di avere il 20%, è si ritrovato con il 3,1% (sommando 4 partiti, di cui uno diviso in 6 correnti). Alla faccia del Partito di massa... E comunque il distacco più ampio tra maggioranza e principale coalizione di opposizione risale al '94, con i Progressisti.
Grazie dei contributi..
secondo me tra Veltroni e Chuck Norris vince Veltroni...
LE ELEZIONI LE HA VINTE IL PD?
LO CHIEDO A TONINO MAGARI LUI VI CONOSCE MEGLIO
Chiedilo a Fausto. Ma potrai dire: Fausto chi?
E' meglio un democartico alla casa bianca che un repubblicano.
Sinceramente però non me ne cala più di tanto, avràa a che fare con tutte le varie lobbies ( armi e farmaci per primi) e staremo a vedere.
Secondo me c'è troppa attenzione verso i democratici americani, a partire dalla copia dello slogan; è vero che JFK è uno degli idoli di Walter, ma l'america è tutta un'altra realtà.
Obama non è il messia o la soluzione globale dei problemi del mondo, sarà un presidente americano.
Fortunatamente sono Italiano.
obama=veltroni mi sembra un paragone azzardato. capisco che a valterone piaccia ma non mi sembra che obama abbia usato questo paragone nella sua campagna presidenziale.
fausto dice che berlusconi ha vinto le elezioni con un grande margine. quello che sostengono anche altri nei commenti sopra.
forse tra Veltroni e Chuck vince Veltroni. Ma ieri Walter ha preso tante di quelle bastonate da Fazio che la metà gli bastavano. Il suo melenso buonismo mi ha fatto venire l'orticaria.
"Fortunatamente sono italiano" Tieniti Berlusconi.
Giusto per la precisione: lo slogan di Obama è "Change we can believe in", ovvero "Il cambiamento in cui possiamo credere", e non la maccheronica versione rovesciata, titolo del post...
Se vogliamo fare gli ammerigani, almeno cominciamo da un buon bagno nella lingua di albione, no?
Le forme sono corrette entrambe, ma lo slogan giusto è proprio quello che ci segnali tu.
Talvolta a star dietro ai testi si perdono i titoli.. Grazie, già provveduto a correggere.
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