mercoledì 7 gennaio 2009

Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case…


Ciò che sta succedendo in questi giorni nella striscia di Gaza è uno spettacolo che tutti vorremmo perdere. Purtroppo non possiamo, per una duplice ragione: non possiamo non voler vedere, e non possiamo non essere bombardati dalle scelte mediatiche.
Lascia senza parole vedere le immagini dei bambini feriti, sofferenti, morti… A me personalmente lascia senza parole anche il fatto di averle scelte quelle immagini… La documentazione è intoccabile e fondamentale, ma la strumentalizzazione non si può giustificare.
E’ senza pudore, non si può pensare di poter trasmettere di tutto, cadendo nel voyorismo più spinto. Un conto sono le foto di Robert Capa, reportage che hanno contribuito a documentare un pezzo di storia; lui ha fatto una scelta di vita, e lo si legge nelle sue immagini, piene di una umanità senza pari. Un conto è la tv che a qualunque ora manda riproduzioni a stock, come se fossimo al supermercato quando ci sono le svendite a pacchi... Certo, comunicano l’idea della tragedia che si sta consumando tra i civili, ma in un modo becero e subdolo, ai limiti della morbosità. Mi ricorda un po’ quando succede un incidente e le persone si fermano per guardare. Rendiamoci conto poi che la cosa davvero tragica di questo modo di usare il medium è che a forza di trasmettere immagini di questo tipo, ininterrottamente, senza scrupoli si corre il rischio che la gente si abitui a vederle… Svilendo persino una cosa tanto atroce come il significato di quelle morti, e il dolore…
E intanto mentre guardiamo la tv ci chiediamo: il governo dov’è? Cosa fa? Questo vogliamo sapere. Si deve fare qualcosa. Sarebbe sensato mettersi in prima linea, mantenere una posizione il più possibile equidistante per favorire le operazioni di mediazione, e contribuire e dare forza al progetto di cessazione del conflitto… E invece no!! Dichiarazioni! Frattini fa le dichiarazioni…. E l’Italia, neanche a dirlo, si rivela anche in questo frangente, inadeguata, inetta ed inopportuna (proprio come le 3 I che un tempo furono care a Berlusconi…). E intanto la crisi continua e le vite perse ormai non si contano più…
L’esempio che il Governo italiano diede con il conflitto libanese non è lontano, eppure il nostro attuale Governo non si mette nella posizione di chi ha il dovere di mediare una crisi che non vedrà vincitori, ma solo vinti. Perché qualunque popolo che perda tante vite umane, che si de-umanizzi in questo modo truce, è vinto. Non esiste più. L’Italia può fare molto, l’ha dimostrato due anni fa in Libano, dove l’intervento dell’allora ministro Massimo D’Alema fu fondamentale per ripristinare un equilibrio che ancora oggi regge.
Fassino chiede al governo italiano di non limitarsi a dichiarazioni formali, ma di assumere in tutte le sedi internazionali iniziative immediate e concrete, ma la speranza che succeda è davvero debole... Nel frattempo quindi il PD non si ferma, e Pierluigi Bersani ha incontrato a Ramallah, Nemer Ammad, consigliere politico del presidente dell’Anp Abu Mazen, per cercare di contribuire nella ricerca di una tregua, e prosegue il suo giro nelle terre medio-orientali, perché non basta dire alcune parole davanti alle telecamere...
La tregua, la cessazione del massacro, è l’unico obiettivo da perseguire per trovare soluzioni al conflitto israelo-palestinese. Ed è la comunità internazionale che dovrà adoperarsi per trovare queste soluzioni. Ma se non si interrompe questo eccidio, di persone e di civiltà, non è possibile trovare la strada per il riconoscimento dei diritti di entrambi i popoli. Ed è quindi per una scelta di pace che noi ci schieriamo. Abbiamo visto che altri partiti di Cavriago si sono esposti e portano avanti azioni per la pace. Condividiamo qualunque iniziativa in favore di una soluzione pacifica, e pensiamo che ogni contributo che mostri solidarietà ai popoli devastati dalla guerra sia un modo per ricordare ai nostri vicini, ai nostri lontani, al nostro governo, che la vita è un diritto oltremodo inviolabile, e che nessuno può togliere.
Enrica Testa

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Enrica,
scusa l’invasione di campo, ma a fronte delle cose che hai scritto in merito a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza mi è sembrato doveroso intervenire e chiedere pertanto ospitalità nel vostro blog. In particolare mi concentrerò su due punti riportando alcuni commenti di personaggi molto autorevoli che hanno una profonda conoscenza del conflitto israelo-palestinese.
1. sulla storia, sulle cause e sugli effetti (storici e attuali) del conflitto; riporto un brano della lettera aperta "Ai politici italiani" (pubblicata in questi giorni su diversi quotidiani) di Luisa Morgantini (Vice Presidente del Parlamento europeo, una persona che quei territori li ha visitati decine e decine di volte): "Dal 1967 Israele occupa militarmente i territori palestinesi, una occupazione brutale e coloniale. Furto di terra, demolizione di case, check point dove i palestinesi vengono trattati con disprezzo, picchiati, umiliati, colonie che crescono a dismisura portando via terra, acqua, distruggendo coltivazioni. Migliaia di prigionieri politici, ai quali sono impedite anche le visite dei familiari. Ma voi dirigenti politici, avete mai visto la disperazione di un contadino palestinese che si abbraccia al suo albero di olivo mentre un buldozzer glielo porta via e dei soldati che lo pestano con il fucile per farglielo lasciare, o una donna che partorisce dietro un masso e il marito taglia il cordone ombelicale con un sasso perché soldati israeliani al check point non gli permettono di passare per andare all’ ospedale, o Um Kamel, cacciata dalla sua casa, acquistata con sacrifici perché fanatici ebrei non sopravissuti all’olocausto ma arrivati da Brooklin, pensando che quella terra e quindi quella casa sia loro per diritto divino, sono entrati di forza e l’hanno occupata perché vogliono costruire in quel quartiere arabo di Gerusalemme un'altra colonia ebraica. Avete mai visto i bambini dei villaggi circostanti Tuwani a sud di Hebron che per andare a scuola devono camminare più di un ora e mezza perché nella strada diretta dal loro villaggio alla scuola si trova un insediamento e i coloni picchiano ed aggrediscono i bambini, oppure i pastori di Tuwani che trovano le loro tanche d’acqua o le loro pecore avvelenate da fanatici coloni, o la città di Hebron ridotta a fantasma perché nel centro storico difesi da più di mille soldati 400 coloni hanno cacciato migliaia di palestinesi, costringendo a chiudere più di 870 negozi. Avete visto il muro che taglia strade e quartieri che toglie terre ai villaggi che divide palestinesi da palestinesi, che annette territorio fertile e acqua ad Israele, un muro considerato illegale dalla Corte Internazionale di giustizia. Avete visto al valico di Eretz i malati di cancro rimandati indietro per questioni di sicureza, negli ultimi 19 mesi sono 283 le persone morte per mancanze di cure, avrebbero dovuto essere ricoverate negli ospedali all’estero, ma non sono stati fatti passare malgrado medici israeliani del gruppo Phisician for Human rights garantissero per loro. Avete sentito il freddo che penetra nelle ossa nelle notte gelide di Gaza perché non c’è riscaldamento, non c’è luce, o i bambini nati prematuri nell’ospedale di Shifa con i loro corpicini che vogliono vivere e bastano trenta minuti senza elettricità perché muoiano."
2. sulla (attuale) azione di Israele e sugli effetti che provocherà; riporto un brano dell’appello (uscito ieri) al "cessate il fuoco" di Pietro Ingrao: "Sento il bisogno di unire la mia debole voce a quella di coloro che in Italia e altrove hanno espresso in queste ore la loro condanna della guerra d'aggressione condotta da Israele nella tormentata striscia di Gaza. Sono convinto che non è con quella violenza iniqua che Israele può tutelare il suo domani. Anzi credo, temo che con questa aggressione infausta essa seminerà nuovo alimento per gli estremisti disperati di Hamas. E tutto ciò lo vedo come un domani terribile anche per Israele, per la sua storia di esilii di lacrime, di esclusioni."

Tutto ciò per dire cosa? Per dire (banalmente) che questo conflitto ha radici molto (ma molto) profonde e complesse dove però (almeno) un tempo era facile (a sinistra) individuarne le cause e tenere ben fermi punti e posizioni politiche. Ora (purtroppo) non è più così. Per dirla come Tommaso Di Francesco nel suo editoriale di ieri su "il manifesto": "C'è una nuova forma occidentale del disprezzo: l'equidistanza. «Si combatte a Gaza», titolano giornali e tv, quando a fronte delle 9 vittime israeliane, di cui sei militari, sono 635 i morti palestinesi, di cui più di un quarto civili. Gaza è sotto una muraglia d'acciaio, bombardata da cielo, terra e mare, invasa da centinaia di carri armati ultratecnologici e da migliaia di soldati. Non è una combattimento ma una strage."

Venerdì organizziamo un’iniziativa per la pace. È per la pace, ma ha una sua posizione: non è "equidistante". Spero di vederti.
A presto, Davide Farella

Anonimo ha detto...

Caro davide, grazie per il contributo. Condivido gran parte delle riflessioni che hai riportato. Anche io penso che in un quadro come quello di oggi, con l'enorme sproporzione di forze in campo, l'equidistanza non sia ammissibile. Stiamo con un popolo che soffre, al di là delle ragioni che motivano il suo governo. Il pd nazionale ha chiesto un immediato cessate il fuoco e ha condannato pesantemente l'azione militare israeliana. Non basta? Forse. Aderiamo alla vostra iniziativa. Personalmente, essendo da martedì a letto con la febbre, non so se ci sarò. Comunque l'iniziativa è importante. Mi spiace solo che, almeno su un tema di questo genere su cui si poteva, ed in passato è avvenuto, promuovere la manifestazione unitariamente ed organizzarla assieme, non si sia provato nemmeno a sentirci. Le ragioni di parte ogni tanto potrebbero essere accantonate per lanciare messaggi più alti. Grazie del contributo. Mirko

pdcavriago ha detto...

Caro Davide, mi fa piacere che tu scriva, non è di certo una invasione di campo, il blog serve a questo.
Penso che la posizione di equidistanza debba servire come strumento per trovare una soluzione pacifica. Una volta raggiunto un accordo di tregua, o cessazione di questo massacro, che fa vittime da entrambe le parti (io capisco e non ignoro la differenza numerica, ma non dimentico che una morte di una sola persona vale come la morte di mille, perchè per ognuno che perde un famigliare, una vita umana, vive una tragedia inifinita, che si ripete N volte, ovunque essa sia). Questo non significa nel modo più assoluto dimenticare le origini del conflitto od ignorare questi numeri, o le cause storiche, politiche che ci stanno dietro. Ma l'urgenza è che si arrivi alla fine. Altrimenti i numeri delle vittime si moltiplicheranno a dismisura. Da lì si deve iniziare un'azione di riconoscimento dei diritti dei popoli, come dicevo nel post. Questo non significa dividere a metà torti e ragioni, perchè la storia che citi nel tuo commento, la conosciamo tristemente tutti molto bene... Significa riconoscere le colpe e lavorare perchè le cause di questa distruzione non ci siano più. Abbiamo aderito alla vostra iniziativa come partito, abbiamo già mandato l'informazione alla stampa. Personalmente non so se riuscirò ad esserci, perchè qualcuno a casa con giovanni ci deve stare!
Grazie per il tuo intervento
Ciao enrica

JR ha detto...

Mirko, parteciapiamo assieme all'iniziativa di venerdì. e' forse il modo migliore per accantonare per una volta le ragioni di parte...
certe pratiche le si recupera seminando direbbero i saggi.


jukka

Anonimo ha detto...

ciao jukka. L'iniziativa, come ho detto, è importante e positiva e lo dimostra anche la scelta degli ospiti, che sono persone di grande equilibrio. È un'iniziativa organizzata da due partiti, che senza sentirne altri si sono mossi in autonomia. Nonostante ciò, siccome il merito di una proposta conta più di chi la propone. La appoggiamo e aderiamo. Ne daremo notizia sulla nostra mailing list. Partendo insieme e per tempo avremmo potuto mobilitare molto di più, chiamando a raccolta iscritti ed elettori. Data la mia febbre credo che non riuscirò ad essere presente.. Non ci sono più i segretari di una volta! Per le prossime occasioni, comunque, ci siamo. Come all'epifania il pd reggiano era in piazza e come sabato saremo all'iniziativa dell'astoria con moni ovadia. Ciao. Mirko

Anonimo ha detto...

e poi, fatta con più coinvolgimento, una manifestazione così oltre ai partiti poteva raccogliere l'adesione di associazioni e gruppi di volontariato che di pace se ne occupano da un pezzo. Per esempio: un gruppo della parrocchia di cavriago è andato in terra santa appena prima delle feste. Lo sapevate? È ovvio che mettere simboli di partito e bandiere dietro queste iniziative le rende meno importanti. Meno adesione, più propaganda.