mercoledì 3 settembre 2008

UNA PROPOSTA SCOMODA

“No taxation without representation”. Questo era il motto utilizzato dagli abitanti delle colonie americane che chiedevano di essere rappresentati nel parlamento inglese quando erano ancora sudditi di sua maestà (pagandole tasse esorbitanti). Esprimevano un concetto chiarissimo e di una concretezza evidente: chi paga le tasse deve poter decidere di come queste tasse vengono spese attraverso la possibilità di eleggere dei propri rappresentanti nelle sedi in cui vengono elaborate e discusse le leggi.

Walter Veltroni ha fatto riemergere la proposta di concedere il voto per le elezioni amministrative agli immigrati regolari che vivono da almeno 5 anni nel territorio italiano, suscitando immediatamente una reazione negativa da parte della maggioranza di Governo. Alcuni hanno replicato che non è una priorità (compresa l’Italia dei Valori), altri hanno ricordato che dopo 10 anni si ottiene la cittadinanza e con essa il diritto di voto, altri ancora hanno detto che la proposta di Veltroni è solo uno strumento per riuscire a raggranellare qualche voto in più per le elezioni del 2009.

Al di là delle prese di posizioni pregiudiziali e di schieramento, è innegabile che nel nostro paese vivono stabilmente, e da diverso tempo, oltre 1.500.000 immigrati regolari. Sono tutte persone che lavorano duramente, mantenendo l’economia della nostra nazione, a partire proprio da quel “Nord” che pochi mesi fa ha premiato tanto generosamente la Lega. Sono persone che pagano le tasse in Italia, usufruiscono dei servizi pubblici del nostro paese (scuole, ospedali, asili) e hanno comportamenti rispettosi della legge.

In provincia di Reggio Emilia parliamo di 50.000 persone, che rappresentano circa il 9% della popolazione. A Cavriago sono invece 588 persone, pari al 6,2%, uno dei tassi più bassi della Provincia. Se analizziamo la popolazione con meno di 29 anni la percentuale di stranieri residenti a Cavriago raggiunge il 10%. Questi ragazzi stanno frequentando o hanno frequentato delle scuole italiane, hanno amici italiani e parlano la nostra lingua. Alcuni si stanno diplomando o laureando. Se pensiamo quindi a come sarà il cittadino di provenienza straniera del futuro, non possiamo limitarci a vedere la prima generazione di immigrati, ma dobbiamo pensare che fra 10 anni ci saranno tantissimi italiani di provenienza straniera, esattamente come nel resto dell'Europa.

Noi crediamo che un passo necessario perché l’immigrazione non generi problemi di ordine pubblico sia proprio quello del riconoscimento dei diritti civili. Sentendosi coinvolto nella vita pubblica, un cittadino che (da 5 anni almeno) vive, lavora e paga le tasse in Italia, avrà motivo per sentirsi parte della sua comunità. E’un modo per evitare l’esclusione, l’isolamento o la creazione di tante piccole comunità. Cavriago non ha mai avuto “quartieri ghetto” e comunità organizzate concentrate in alcune vie, con propri negozi, bar o punti di incontro. C’è sempre stata un’unica comunità cavriaghese, capace di essere inclusiva nei confronti dei nuovi arrivati.
Ma non basta la cittadinanza dopo 10 anni? NO. La cittadinanza si ottiene solo dopo molti più anni (anche 30) di attesa e lo dimostra il fatto che tutte le persone di Cavriago che oggi fanno “il giuramento” di fedeltà alla Costituzione necessario per ottenere la cittadinanza, sono arrivate qui negli anni ’70.

Questa inclusione aveva dall’altra parte un grande rigore: non ci sono mai piaciuti coloro che delinquono (indipendentemente da dove provengano), che non lavorano o che dimostrano di non essere interessati a impegnarsi per il bene comune.

Le istituzioni hanno bisogno di essere composte da persone che rappresentano la società in cui sono inserite: cosa succede se il 10% della popolazione non ha accesso all’elezione dei rappresentanti della propria comunità? Il motto citato all’inizio è stato alla base di una Rivoluzione e la stessa cosa è avvenuta ogni qual volta si sia negata una rappresentanza as una parte importante della popolazione.
La tensione sociale aumenta ancora di più se parte della popolazione “autoctona” fa fatica ad arrivare alla fine del mese ed il lavoro, soprattutto per i più giovani, scarseggia. Con ipocrisia, qualche anno fa il voto agli immigrati venne proposto da Fini. La sua legge sull’immigrazione ha aumentato il numero di immigrati clandestini, favorendo il loro ingresso nei circuiti della criminalità. Fini ha moltiplicato la burocrazia per gli immigrati regolari o per i ricongiungimenti famigliari, non risolvendo nessun problema di ordine pubblico e ponendo ostacoli alle persone oneste. Nessuno è in grado di chiudere le frontiere: chiuderebbero le aziende di mezz'Italia e, con 5000 km di coste, i clandestini entrerebbero in ogni caso. La linea della Destra porta solo al caos ed alla discriminazione di chi lavora seriamente.

Qualche elettore del PD, anche a Cavriago, ci ha segnalato che la tempistica con cui è stata avanzata questa proposta è del tutto sbagliata, dato che in questo momento storico in Italia la Destra ha il vento in poppa e, proprio sulla paura nei confronti dello straniero, si è costruita parte del proprio consenso. Quest'estate, anche in un comune progfressista e solidale come il nostro, è stato interrotto da un genitore uno spettacolo per bambini recitato sia in arabo che in italiano con urla e schiamazzi di protesta verso l'utilizzo di una lingua straniera. I temi affrontati dalla TV e percepiti dai cittadini di tutt'Italia, vengono sentiti anche nel nostro comune, le cui diffirenze dal resto del mondo iniziano a ridursi sempre più.
Un duro confronto con la Destra su questi temi sarà necessario anche quì, dove fra un anno ci saranno le elezioni amministrative e, con tutta probabilità, la competizione con la Destra sarà molto più accesa e competitiva del passato.

Un giornalista qualche giorno fa segnalava come il tema della povertà sia stato affrontato molto poco nella campagna elettorale del 2008 negli Stati Uniti, sia da Obama che da McCain. Il motivo è semplice: i poveri non si iscrivono alle liste elettorali (o non possono) e quindi non votano.
Il rinnovamento e la capacità di far sognare di Barack Obama si ferma alle porte dell'emarginazione e questo non è un limite di poco conto.
Quando Veltroni richiama la necessità di un Partito Democratico che contrasti l’omologazione culturale, come fatto nell’articolo che abbiamo pubblicato pochi giorni fa, credo si riferisca proprio a proposte di questo genere: contrastano l'omologazione e l'andamento della corrente.
Il PD non si fa vezzo di fare proposte di minoranza, ma cerca di portare una maggioranza dalla propria parte. La strada è in salita e per questo serve l'impegno e la passione di tutti.





7 commenti:

Anonimo ha detto...

Chi paga le tasse deve poter votare... e pensare che tanti nostri concittadini evadono il fisco liberamente. E votano. Solitamente tutti dalla stessa parte..
Ottimo Walter.
Ciao.
PT

Anonimo ha detto...

Qui, come al solito se ne fa una questione monetaria.

Certamente il voto ai cittadini italiani, che pagano le tasse in Italia.
Però, ce ne è sempre uno dei però,
- occorre l'abolizione della doppia cittadinanza, uno non può essere la contempo cittadino con più passaporti.
- Un impegno ( in altri paesi fanno giuramento ) a rispettare ed accettare le regole della nazione Italiana compresa quella di non mostrarsi in pubblico a viso coperto.

Fino adesso abbiamo dato senza pretendere alcunchè, credo che sia ora di chiedere qualcosina in cambio, almeno il rispetto delle nostre regole e la conoscenza della lingua.
In fondo se decidi di vivere in Italia ti dovrai adattare, e magari a rinunciare ad alcune abitudini.
La solidarietà ha un progetto, la carità non credo.

Anonimo ha detto...

Non ho capito.
Si parla di immigrati regolari o di immigrati che hanno la cittadinanza ?
Se hanno la cittadinanza il voto è un diritto, se non ce l'hanno mi domando :
Perchè devono votare per uno stato che non è il loro ?
Solo perchè pagano le tasse? vogliamo dare un prezzo anche al diritto di voto?

La frase di apertura, sebbene d'effetto, è fuori luogo perchè detta da sudditi ( cittadini britannici) residenti nella colonie che sono normalmente considerate parte del territorio nazionale quindi detta da cittadino al loro governo.

La stessa frase non calza nel contesto dove si parla, non di cittadini italiani, ma di immigrati regolari che, come cittadini stranieri, hanno diritto al voto nel proprio paese d'origine.

Proposta molto populista, molto JFK peccato che sia vissuto ormai 40 anni fa.
Io sono per il voto in base alla cittadinanza, non in base alle tasse.

Anonimo ha detto...

SE non hanno la cittadinanza il voto significa comunque potersi esprimere per il Paese in cui vivono in modo stabile. Significa riconoscersi in un pensiero e poterlo dire. Non è poco...

pdcavriago ha detto...

Le argomentazioni che avete portato per NON sostenere il voto agli immigrati sono serie e rappresentano un modo di pensare che, purtroppo, in questo momento in Italia è maggioritario. Sorvolo sull'"impegno a rispettare la legge italiana", che sarebbe utile far sottoscrivere anche a tanti cittadini italiani, a partire proprio dai governanti. In Italia abbiamo una Costituzione e delle leggi e queste vanno rispettate da tutti. Gli immigrati lo devono fare, ma non inventiamoci delle leggi ad hoc per impedire abitudini che non ledono la libertà degli altri cittadini. La proposta del voto agli immigrati parte proprio dal concetto che la cittadinanza nel nostro paese è concessa solo dopo almeno 15-20 anni di buona condotta e di residenza nel nostro paese. In altri paesi, come gli USA, bastano molti meno anni, o basta nascere sul suolo del paese ospitante. Mio zio, che negli anni '50 è immigrato (come molti cavriaghesi) in Francia per lavorare, ha avuto la possibilità di diventare cittadino dopo soli 4 anni di residenza. Tutto ciò rende un cittadino partecipe della Stato in cui ha scelto di vivere. Ciò vale ancor di più per chi proviene da nazioni dove non esiste la democrazia ed è venuto in Italia proprio perchè quì esiste (con tutte le libertà, i diritti ed i doveri che essa comporta). Possiamo condividere quanto dite: concediamo il voto alle politiche solo ai "cittadini": ma rendiamo diverse le pratiche per ottenere la cittadinanza. Che paura c'é? Queste persone già oggi vivono in Italia. Alcuni sono NATI in Italia, ma non sono cittadini italiani. Per le comunali, invece, a nostro parere basta la residenza. Il discorso sulle tasse non è uno slogan ad effetto, è semplicemente un paradosso: tanti immigrati le pagano da anni in Italia e sono esclusi dalle scelte pubbliche (alle quali contribuiscono economicamente).. mentre tanti italiani non le pagano nemmeno. E se sopprimessimo il diritto di voto agli evasori fiscali? Qualcuno perderebbe un bel pò di voti..

Anonimo ha detto...

Concordo sulla sottoscrizione anche da parte di molti italiani, che forse sono peggio degli immigrati.
Io non mi domando che paura c'è, ma mi chiedo che necessità c'è
Soprattutto alivello locale, dove non partecipano affatto alla vita di paese, non ne ho visto uno ad una discussione pubblica.

Mi ricorda la storia degli italiani all'estero di Mirko Tremaglia che propugnòil loro voto, poi rimase fregato come gli italiani il cui governo dipendeva dal voto di Pallante!!!

Io resto fermo sul voto ai cittadini e gli altri che aspettino, se poi si riesce a snellire le pratiche di cittadinanza voteranno prima.

Un solo commento : continuando così si sposta gran parte dell'elettorato verso la lega( e non venitemi a tirare fuori i sondaggi che dicono che non è vero).

Facciamoci del male !!!!

pdcavriago ha detto...

Ecco perchè "una proposta scomoda".. di tante cose non ci sarebbe necessità. Non parliamo SOLO di questo, MA ANCHE di questo.