mercoledì 27 gennaio 2010

BANCOMAT


E alla fine Delbono si è dimesso. Ha fatto bene, al di là di quel pensa una delle nuove commentatrici politiche del nostro paese, Sabrina Ferilli (che ha dichiarato che il sindaco avrebbe dovuto rimanere al suo posto, perchè per cose ben più gravi Berlusconi non ha lasciato il suo incarico). Delbono dimettendosi, così come ha fatto Marrazzo nel 2009, ha dimostrato che il Partito Democratico è un Partito serio, dove quando qualcuno commette qualche grosso errore o antepone l'interesse proprio a quello pubblico, si dimette.

Ma ora l'indagine su Delbono e le sue dimissioni comportano il commissariamento di una grande città come Bologna ed il rischio di consegnarla alla destra al momento del voto. Possibile che lui non ci avesse pensato nel momento in cui ha chiesto a mezzo Partito bolognese di sostenerlo alle primarie? Possibile che oggi, a differenza di quanto avveniva in altri anni, un Partito non sia in grado di venire a conoscenza di un problema del genere prima di candidare una persona?

Ci mettiamo nei panni di quei militanti e di quei volontari che a giugno, quando Cazzola aveva sollevato la questione, erano andati dalla gente a spiegare che erano tutte balle sollevate ad arte dalla destra. A loro va la nostra solidarietà.

A destra nessuno si pone problemi in questi casi. Da quelle parti si agita "il teorema delle toghe rosse" e tanto basta all'elettorato di centrodestra per non porsi più domande. Per fortuna i nostri elettori ed i nostri militanti non sono così.
Ci sarebbe molto altro da dire.. ma siccome lo ha detto con grande intelligenza Michele Serra sulla Repubblica di oggi, riportiamo il suo pezzo.

Da "l'Amaca" del 27 gennaio 2010.

“Quando ha capito che era finita con Delbono? Quando mi ha disattivato il bancomat.” Così rispose la signora Cinzia Cracchi, ex compagna dell’ex Sindaco dell’ex capitale dell’ex sinistra italiana, al giornalista di Repubblica Carlo Gulotta. Se fosse una battuta di Neil Simon sarebbe perfetta.

E’ invece – purtroppo – l’involontario riassunto di un pezzo (non piccolo) del nostro presente. Farne carico solo alla signora Cracchi, o al suo compagno di sventura, sarebbe ingiusto, e soprattutto troppo comodo. C’è una specie di sceneggiatura collettiva che ci piacerebbe poter riscrivere da cima a fondo. Non che si rimpiangano le gloriose scene di massa alla Novecento di Bertolucci, il torvo egoismo dei comunisti di Citto Maselli, la dura serietà del neorealismo: la storia è storia, il passato è passato eccetera. Però qualcosina di meglio, dico come generazione, come sinistra dei cinquantenni e quarantenni (alla nostra età, tra i padri e i nonni, c’era chi aveva già fatto la galera e l’esilio) magari la potremmo dire.

Provare ad alzare il livello, a marcare il territorio con segni un po’ più espressivi di un codice bancomat. La sinistra che non sa più parlare di politica non può permettersi di volare così basso anche quando parla d’amore.

1 commento:

JR ha detto...

"Io non mi dimetto!" tuonavano Marrazzo, Delbono (forse pure Del Turco) nei primi concitati momenti degli scandali che li hanno travolti, per poi rinsavire e togliersi dall'imbarazzo. Fortunatamente nessuno di questi è un ex comunista(magra consolazione), sfortunatamente gli ex comunisti sono sempre meno considerati per incarichi di primordine(triste considerazione).
Ma forse, dico forse, buttare tutti i valori e le idee(spesso confuse con ideologie) alle ortiche alla faccia di una presunta modernità di facciata ci ha portato qui, dove tutti piangono e nessuno si chiede perchè? Perchè siamo(sono) diventati così?